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YETI: LA MALDICIÓN DEL DEMONIO BLANCO

Yeti: Curse of the Snow Demon

2008 CA
noviembre 8, 2008

Sobrevivir al accidente fue sólo el comienzo de una pesadilla para un grupo de jóvenes, que tras estrellarse su avión en la cordillera del Himalaya, se deberán enfrentar a un grupo de voraces yetis hambrientos, que viven escondidos en las montañas.

Directores

Paul Ziller

Reparto

Yan-Kay Crystal Lowe, Carly Pope, Ona Grauer, Ed Marinaro, Marc Menard, Adam O'Byrne, Kris Pope, Brandon Jay McLaren, Elfina Luk, Christian Tessier
Aventura Terror Acción
HMDB

RESEÑAS (1)

GG

Giuliano Giacomelli

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Su un aereo in volo verso il Giappone viaggia un’intera squadra di football diretta ad una partita di campionato. Ma il volo non arriverà mai a destinazione poiché, durante una violenta tempesta, l’aereo viene danneggiato da un fulmine e precipita all’istante. Schiantatosi sulle cime innevate dell’Himalaya, l’aereo è finito in mille pezzi, i morti non si contano neanche, ma più di qualcuno è riuscito a sopravvivere allo schianto. In balia del gelo e con scarse possibilità di riscaldamento, il manipolo di sopravvissuti attende speranzoso l’arrivo dei soccorsi. Ma il tempo passa e la fame incombe, l’unico modo per tentare di sopravvivere il più possibile è iniziare a cibarsi i cadaveri. Questa drastica scelta non tarderà a creare ulteriori tensioni all’interno del gruppo, ma dal momento in cui i sopravvissuti si accorgono che durante le ore buie qualcuno ruba i cadaveri dei deceduti allo schianto, la situazione continua a complicarsi. Il gelo sembra essere diventato ora l’ultimo dei problemi, i pochi superstiti al disastro sono diventati la preda di una feroce e affamata creatura che si aggira tra le montagne innevate. Cugino asiatico del canadese Bigfoot, lo Yeti è sicuramente una creatura di indubbio fascino che però non ha mai ricevuto la giusta attenzione dalla settima arte. Non sono molte, infatti, le pellicole interessate a portare sullo schermo il mostruoso uomo delle nevi e ci si stupisce un po’ di questo mancato interesse data l’enorme carica horror insita in una creatura suggestiva come lo Yeti. Proprio per colmare tale mancanza arriva “Yeti”, una piccola produzione per il piccolo schermo affidata alle direttive di Paul Ziller (“Creature del terrore”), un discreto mestierante capace di fare il proprio lavoro e confezionare prodotti sufficientemente dignitosi capaci di differenziarsi dal pattume generale a cui appartengono la maggior parte di queste produzioni destinate direttamente alla diffusione televisiva. Con “Yeti” abbiamo a che fare con un film oggettivamente bruttino e dunque incapace di rendere quel giusto omaggio alla creatura delle nevi, ma se ci si imbarca nella visione senza avere troppe aspettative allora ecco che il film di Ziller tutto sommato si lascia vedere, ha diverse carte a suo favore e per molteplici aspetti risulta persino piacevole. La storia è sicuramente ben costruita e lo spettatore è sin da subito catapultato in una vicenda abbastanza credibile e tutto sommato interessante. L’idea di farlo partire come un disaster movie, con tanto di incidente aereo iniziale e superstiti che devono sopravvivere all’avanzare del gelo, per poi farlo progredire lentamente verso l’horror con l’entrata in azione del mostro, risulta sicuramente vincente. Per tutto il primo tempo, infatti, sembra di vedere la copia carbone del ben più celebre “Alive – Sopravvissuti” di Frank Marshall e sicuramente – questo non è propriamente un bene per un film dell’orrore – rappresenta la parte più interessante e riuscita della pellicola. Nel momento in cui entra realmente in azione lo Yeti e il linguaggio vira da toni drammatici a toni indubbiamente horror la qualità del film inizia lentamente a scadere poiché le scene che vedono protagonista il bestione bianco appaiono tutte un po’ approssimative e la creatura non sempre riesce ad incutere il giusto timore. Il look dello Yeti è ben curato e ci si stupisce abbastanza nel notare che si è ricorso prevalentemente al vecchio ma sempre efficace make-up con attore in costume e non solamente alla magia dei (brutti) effetti in computer graphic. Quando il mostro è sul set in carne e ossa funziona molto bene, il trucco è efficace ed anche abbastanza spaventoso, peccato dunque per quelle sequenze (fortunatamente non troppe) in cui si ricorre ad un digitale altamente scadente che fa perdere punti e credibilità alla vicenda narrata. A livello di scrittura il film convince a metà, perché se da una parte abbiamo una buona costruzione della vicenda e personaggi non troppi odiosi, dall’altra c’è più di qualche ingenuità sparsa qua e la (partendo dal fatto che non si capisce per quale motivo alla centrale di soccorso sull’Himalaya ci siano solamente americani!) ma soprattutto un finale del tutto improbabile e ridicolo che sfocia nel comico involontario, portando lo spettatore a sorridere anziché spaventarsi. Sicuramente, dunque, non un bel film ma tutto sommato sa intrattenere grazie ad un buon ritmo capace di evitare punti morti e una narrazione in continua evoluzione. Se solo si fosse riuscito a limitare ulteriormente l’uso del digitale e inserire qualche schizzo di sangue in più il risultato sarebbe stato sicuramente più appetibile. Voto arrotondato per eccesso.

Tráiler