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Emiliano Ranzani
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Mentre un agente di polizia indaga su un demone che si macchia di brutali omicidi per omaggiare Satana, ci vengono narrate quattro storie.
Nella prima, una ragazza dark finisce a letto con il demone di cui sopra, il quale la ingravida di una mostruosa e ripugnante creatura. Nel secondo episodio, due ladre finiscono in un vortice di sangue durante un furto andato a male. Il terzo capitolo parla di un uomo che decide di sostituire la sua gamba con quella di un povero ragazzo; il “trapianto” riesce, ma…
Nell’ultima storia, un sadico tecnico del web diventa dipendente da un sito (ovviamente a pagamento) in cui si può decidere come torturare una persona ed assistere in diretta allo scempio.
Girato in digitale ad alta risoluzione, questo film indipendente (e non amatoriale, come qualcuno potrebbe pensare) nasce dall’incontro tra il regista underground inglese Alex Chandon e il cantante Dani Filth del gruppo metal “Cradle of Filth” (che interpreta il demone che lega i vari episodi) e si avvale di una messinscena professionale, costituita principalmente da una buona fotografia (derivata dai videoclip, una delle attività con cui campa Chandon) e dall’uso che viene fatto della videocamera. Quest’ultima, infatti, realizza inquadrature degne di Sam Raimi che incidono non poco sul risultato finale.
I vari episodi sono di qualità diseguale, alcuni un po’ scontati, e la trama in generale non è nulla di sofisticato o innovativo, ma quel che pare contare per il regista è l’aspetto prettamente visivo del filmato, e bisogna dire che la cosa, nei suoi limiti, gli è riuscita.
Gli interpreti, di per sé, risultano abbastanza convincenti, sebbene alcuni non siano il massimo dell’espressività, caratteristica comune di un po’ tutti i film underground e non solo.
Gli effetti speciali in generale sono buoni, sebbene alcuni, realizzati in digitale, per via del misero budget, siano alquanto raffazzonati (un esempio su tutti, la scena dell’incidente stradale nel terzo episodio). Nulla da eccepire invece per quanto riguarda gli effetti gore, copiosi e generalmente ben fatti, sebbene in alcune scene “il trucco” sia un po’ troppo evidente.
Sul campo delle citazioni, gli esempi sono diversi, “Alien” in primis; una menzione speciale va invece fatta per il quarto episodio, il quale, rifacendosi chiaramente a “Videodrome”, anticipa “Paura.com”, pellicola realizzata un anno dopo e con molti più soldi.
In definitiva, un film carino, non sicuramente un capolavoro, ma che si fa guardare con piacere.
Forse meriterebbe mezzo teschio in più.