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Roberto Giacomelli
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L’ospedale pediatrico di Mercy Falls è ormai prossimo alla chiusura, ma a causa di un incidente ferroviario, non tutti i bambini possono essere immediatamente trasferiti nell’ospedale cittadino ormai pieno. Negli ultimi giorni di funzionamento, però a Mercy Falls accadono strani eventi che mettono in pericolo l’incolumità dei bambini ricoverati; infatti le ossa di alcuni bambini si spezzano inspiegabilmente, inoltre strane apparizioni e inquietanti rumori, terrorizzano i giovani pazienti. Emy, una nuova infermiera appena assunta, comincia ad indagare sul passato dell’ospedale e sconvolgenti verità verranno a galla.
Presentato alla biennale di Venezia 2005 e ingiustamente deriso dalla critica ufficiale, “Fragile” è una dignitosissima ghost story diretta dall’ormai specialista nel genere Jaume Balaguerò. Il primo plauso va proprio al giovane regista spagnolo, che alla sua terza prova dietro la macchina da presa, ha dimostrato di essere un vero autore, capace di portare avanti una personalissima poetica, un discorso che articola in tre pellicole tematiche ricorrenti. Simbolo assoluto del suo cinema è la figura del bambino: bambini martiri e allo stesso tempo carnefici, bambini storpi o disabili capaci però di resuscitare come esseri fantasmatici e onnipotenti. Il cinema di Balaguerò è fatto di sussurri, atmosfere soffuse, luci tenui e oscuri passati che tornano puntualmente a incidere sul presente.
In “Fragile”, malgrado la presenza di un’ottima Calista Flockhart (la star di “Ally McBeal”), i veri protagonisti sono i poveri bambini malati che popolano l’ospedale, sui quali si distingue la piccola Maggie e il suo alter ego ectoplasmatico e vendicativo, conosciuto come “la bambina meccanica”, figura patetica ma allo stesso tempo altamente inquietante nella resa estetica. Altro grande protagonista della pellicola è Mercy Falls, l’ospedale pediatrico dal sapore tardo decadente che, con le sue crepe e improvvisi scricchiolii, riesce a inquietare non poco lo spettatore e a creare un simbolico parallelo tra le travi che si frantumano e le ossa che si spezzano.
Inutile sottolineare l’ottimo lavoro svolto anche a livello di fotografia e di scenografie, supportate da un suggestivo commento musicale capace di sottolineare sapientemente le scene di tensione.
Sicuramente vanno ricordate alcune scene assolutamente riuscite, come l’incidente in ascensore e lo scontro finale con la comparsa della bambina meccanica, in tutto il suo macabro splendore.
In conclusione, “Fragile” è un riuscito e inquietante racconto di fantasmi e del loro attaccamento ai vivi, che completa una simbolica trilogia dedicata al mondo infantile iniziata con “Nameless” e proseguita con “Darkness”. Un film sicuramente meritevole di almeno una visione.