Three... Extremes backdrop
Three... Extremes poster

THREE... EXTREMES

쓰리, 몬스터

2004 HK
agosto 20, 2004

Película de terror compuesta por tres episodios, cada uno de ellos dirigido por un conocido director asiático. Dumpling (Hong Kong). A la señora Lee le resulta tan duro envejecer que acaba sumida en un grave depresión. Su desesperación es tal que está dispuesta a recurrir a cualquier método con tal de recuperar la juventud perdida. La solución parece tenerla Mai y sus especiales "dumplings", que, al parecer, tienen efectos milagrosos. Box (Japón). La joven Kyoko mató a su hermana pequeña, pero con el paso del tiempo, su sentimiento de culpa es cada vez más angustioso e insoportable. Cut (Corea). El director de cine Ryo Ji-Ho, un hombre casi perfecto, es secuestrado en su propia casa por un extra. El criminal ata a la esposa de Ryo al piano y le va cortando poco a poco los dedos uno por uno. El secuestrador le propone a Rio que si quiere que deje de torturar a su mujer, él tendrá que matar a un niño que ha llevado consigo.

Directores

Park Chan-wook, Takashi Miike, Fruit Chan

Reparto

Kyoko Hasegawa, Atsuro Watabe, Mai Suzuki, Yuu Suzuki, Mitsuru Akaboshi, Bai Ling, Pauline Lau, Tony Leung Ka-fai, Meme Tian Pu-Jun, Miriam Yeung Chin-Wah
Horror
HMDB

RESEÑAS (1)

RG

Roberto Giacomelli

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DUMPLINGS. Una ex attricetta televisiva, all’apparire delle prime rughe e per riconquistare il marito infedele, decide di chiedere aiuto a zia Mei, famosa per i suoi “particolari” ravioli dal potere ringiovanente. CUT. Un giovane regista di talento, al suo rientro a casa, viene sequestrato da un pazzo che aveva lavorato come comparsa nei suoi film. Il sequestratore ha anche rapito e legato la moglie del regista e una bambina, ponendo all’uomo una terrificante scelta: o uccide la sconosciuta bambina o il sequestratore taglierà un dito ogni cinque minuti alla moglie del regista. BOX. Una scrittrice è tormentata dal senso di colpa per aver causato involontariamente la morte della sorella gemella molti anni prima. “Three…Extremes” si presenta come un tentativo di unire le tradizioni di tre paesi orientali ( Cina, Corea e Giappone ) attraverso il comune linguaggio del cinema di genere a episodi e il tutto viene portato a termine da tre registi di indubbio talento e una notevole autorità nel campo cinematografico, due dei quali sono riusciti a farsi conoscere e apprezzare anche nel nostro paese; si tratta di Chan-wook Park ( “Old Boy”, “Lady Vendetta” ), Takashi Miike ( “The Call”, “Audition” ) e il meno noto Fruit Chan. Bisogna subito dire che “Three…Extremes” non è un’operazione riuscita poiché l’unione fra tre registi autorevoli in un’operetta dai connotati spiccatamente commerciali non ha dato buoni frutti: ogni episodio è completamente sopraffatto dalla voglia dei rispettivi registi di dimostrasi autori e di mostrare al pubblico quanto sono bravi. Chiariamo, non è certo un difetto voler mettere in risalto delle indubbie qualità artistiche da parte dei registi coinvolti, ma l’ideale sarebbe dosare la tecnica e non porla al di sopra di ogni altro elemento, poiché, così facendo il film manca di partecipazione emotiva e risulta di una freddezza e di un’ermeticità a tratti sconcertante. Risulta impossibile per lo spettatore immedesimarsi nei vari personaggi e lasciarsi coinvolgere dagli eventi messi in scena poiché il gap emotivo tra rappresentato e rappresentazione è troppo evidente e non si riesce a creare quella particolare empatia che si dovrebbe trovare obbligatoriamente alla base di ogni processo di feedback emotivo. Ma veniamo alle storie. “Dumplings” è diretta da Fruit Chan, un regista estraneo al genere horror che ci fornisce però la storia più orrorifica, crudele e politicamente scorretta del trittico. Si tratta di una storia altamente pessimista che mostra fino a che punto l’individuo contemporaneo è pronto a spingersi pur di conformarsi ed essere accettato da una società fondata sull’apparire; il tutto viene condito da tematiche cannibalistiche e incestuose. La storia in se appare particolarmente originale e gli attori si dimostrano del tutto in parte, però in più punti si può notare un’eccessiva frettolosità, dettata naturalmente dai tempi ristretti per un film ad episodi, e un finale mozzo esente di una reale conclusione, che lascia un leggero amaro in bocca allo spettatore. Sicuramente “Dumplings” avrebbe meritato una maggiore attenzione e magari sarebbe potuto tranquillamente essere oggetto di un lungometraggio. “Cut”, di Chan-wook Park, è la storia più classica ( e probabilmente la migliore ) perfettamente in sintonia con i tempi che il mediometraggio richiede; il regista si diletta con una serie di movimenti di macchina suggestivi e inquadrature ricercate e non ci risparmia neanche una certa dose di atrocità e parentesi splatter. Però l’intero episodio eclissa su se stesso in una conclusone grottesca e caratterizzata da un eccessivo ermetismo. “Box”, pur essendo diretto da un ottimo regista come Miike, risulta essere l’episodio peggiore; lontanissimo dai canoni dell’horror e infarcito da una serie di elementi di una presunzione a tratti fastidiosa, si contraddistingue per una lentezza esasperante, una mancanza di climax finale e una povertà narrativa piuttosto inusuale se paragonata ai precedenti episodi. Si punta tutto sulla buona fotografia e sulle ottime qualità registiche di Miike, alle prese con una storiella scontata ed esente da una reale idea di base. In passato si era tentato ugualmente di riunire diversi autori sotto il tetto del film a episodi, si ricordino la collaborazione tra Carpenter e Hooper in “Body Bags”, Vadim, Malle e Fellini in “Tre Passi nel Delirio” o Romero e Argento in “Due Occhi Diabolici”, ma in tutti questi casi si è avuto un risultato bel lontano da quello raggiunto con “Three…Extremes”, grazie ad una maggiore capacità nel coniugare tecnica e spettacolo; in “Three…Extremes” si ha semplicemente un operina su commissione, esempio accademico di indubbia maestria registica, ma incapace di coinvolgere lo spettatore o di lasciare in esso una qualunque emozione che si protragga al di là della visione.