Il Metodo Orfeo backdrop
Il Metodo Orfeo poster

IL METODO ORFEO

2007 IT

RESEÑAS (1)

RG

Roberto Giacomelli

skull skull skull empty skull empty skull
Il professore Giulio Casobon si reca su un’isola del Mediterraneo con la compagna Virginia per scrivere un romanzo thriller. I due hanno preso in affitto una villa dove due anni prima era avvenuta una strage in cui hanno perso la vita sette persone; la casa dal tragico passato è stata scelta appositamente perché Giulio è convinto che un luogo in cui sia accaduto un simile evento offra un maggior coinvolgimento dello scrittore con la storia che vuole narrare. I primi giorni non procedono tranquilli: strani rumori turbano la quiete notturna della coppia e inquietanti ritrovamenti in giardino fanno sospettare che qualcuno stia cercando di spaventare i nuovi arrivati. Un giorno Virginia incontra sulla spiaggia una bambina vestita di bianco e dalla precaria salute che scompare misteriosamente subito dopo senza lasciare traccia; da quel momento la donna comincia ad indagare sull’identità della bambina che in qualche modo sembra collegata all’omicidio avvenuto due anni prima nella loro villa. Il metodo che dà titolo al film si riferisce al noto mito di Orfeo e Euridice, l’uomo che scese nell’Ade per recuperare la sua amata; in questo caso abbiamo uno scrittore che si reca metaforicamente negli “Inferi” per trovare l’ispirazione, Inferi che qui sono rappresentati dal luogo di un inquietante pluriomicidio. La citazione mitologica dà modo al regista genovese Filippo Sozzi, qui al suo esordio con un lungometraggio dopo anni di corti e documentari, di cimentarsi con un thriller soprannaturale decisamente gradevole. La forza di questo film indipendente sta probabilmente nell’azzeccata storia e nella professionalità generale con cui il tutto è stato realizzato. Infatti, malgrado il cast artistico e tecnico sia composto prevalentemente da esordienti e il budget a disposizione è stato di appena 10 mila euro, “Il Metodo Orfeo” appare come un prodotto molto più ricco di quello che in realtà è, e la confezione finale sembra che abbia visto coinvolti soggetti già esperti nel mondo del cinema. Gli attori appaiono a proprio agio a recitare in un film, malgrado siano prevalentemente reduci dal teatro, e in generale sono anche piuttosto bravi e adatti al ruolo loro assegnato. Tra i molti volti coinvolti, sicuramente si fanno notare maggiormente i due protagonisti, interpretati dagli attori teatrali Riccardo Traverso e Cecilia Nesti. La sceneggiatura, di Sabrina Sappa, Alessandro Gentini e lo stesso Sozzi, è costruita a dovere per riuscire a coinvolgere lo spettatore: un thriller con risvolti da giallo e qualche spruzzata di horror soprannaturale. Un mix che sembra funzionare davvero bene, accompagnando lo spettatore in una vicenda che riesce a mescolare in modo funzionale tutti gli elementi topici del genere. Tutto parte da uno scrittore in cerca di forti emozioni per la stesura del suo romanzo, un personaggio e una situazione cara sia alla tradizione cinematografica italiana (soprattutto anni ’80) che alla letteratura di Stephen King; si passa così alla dimora isolata e apparentemente maledetta, luogo comune a molti horror, per poi concentrarsi su tutta una serie di elementi propri della tradizione gotica, come lo scienziato pazzo, la bambina misteriosa e il sepolcro nascosto. Insomma, tanti elementi scelti con dovizia che sarebbero potuti essere semplici e fastidiosi cliché e invece risultano cuciti insieme in modo del tutto funzionale. Ciò che forse funziona di meno in “Il Metodo Orfeo” è la piattezza quasi televisiva di alcuni passaggi e la fotografia non troppo apprezzabile, risultato probabilmente dato all’uso di una videocamera digitale. Il film non ha ancora trovato distribuzione, ma ci auguriamo che prima o poi raggiungerà un’adeguata visibilità, poiché vale sicuramente la pena concedergli una visione.