RG
Roberto Giacomelli
•
In un Paese immaginario, dove è in atto una spietata dittatura militare, una delle collaboratrici del presidente, Elsa, nel corso di una riunione ad alto livello ha il coraggio di contrapporsi al generale Steiner. La donna, accompagnata dal suo amante Ugo Lombardi, per punizione viene mandata a dirigere il carcere di Spilberg, dove le detenute sono o delle ribelli o delle congiunte a presunti tali. Quando alla prigione viene portata la bella Elisabetta, figlia del capo della resistenza Vogel, Elsa se ne invaghisce, ma la prigioniera oppone resistenza, trovando la complicità di un soldato.
Nel periodo in cui tutti facevano naziploitation e w.i.p., il francese Patrice Rohmm ne fa addirittura due, back-to-back: "Fraulein Kitty" e "La calda bestia di Spilberg". Il primo, che in originale titola "Elsa Fraulein SS" con chiari rimandi al cult di Don Edmonds “Ilsa la belva delle SS”, per la distribuzione italiana vorrebbe richiamare il brassiano "Salon Kitty", mentre il secondo, che invece è "Helga, la louvre de Stilberg", in Italia
è un evidente specchietto per le allodole a "Ilsa la belva delle SS" e "La bestia in calore". Fatto sta che si tratta di due film simili, girati entrambi nel 1977 proprio per cavalcare l'onda dei film erotici sui lager nazisti e con gli stessi attori protagonisti. In questa sede prendiamo in esame "La calda bestia di Spilberg", che a differenza del gemello e di gran parte dei film similari, non esplicita il suo collegamento al nazismo, ambientando la vicenda in un paese immaginario in cui regna comunque un regime totalitario.
Fermo restando che è tutt'ora un mistero il perchè per l'edizione italiana del film Helga diventi Elsa (che invece era la protagonista del film gemello) e Stilberg si trasformi in Spilberg (spero che l'assonanza con il nome del noto regista de "Lo squalo" sia solo una coincidenza!), questo film è proprio poca cosa se paragonato alla maggioranza degli esponenti del filone a cui appartiene. Certo, parliamo di un filone già di per se discutibile, in cui la ripetitività delle situazione e la meccanicità della struttura la fanno da padrone, ma
se di solito i naziploitation che si rispettino devono avere atroci torture e un'abbondante dose di sesso malsano, in "La calda bestia di Spilberg" questo viene a mancare. Di gore neanche a parlarne e le uniche tracce di violenza vanno cercate in un paio di scene con tentativi di stupro e qualche frustata sul corpo nudo delle detenute. Per quanto riguarda il sesso, invece, già c'è qualche cosa in più ma si tratta di situazioni softcore a carattere per lo più lesbico in cui quella carica pruriginosamente disturbante che caratterizza questi film è del tutto assente.
Quel che invece soddisfa di "La calda bestia di Spilberg" è la cura formale superiore alla norma, con una regia e una fotografia piuttosto curate; le musiche, invece, sono francamente inascoltabili. Nel cast si contraddistinguono Patrizia Gori e
Malisa Longo; la prima, nel ruolo della ribelle Elisabetta, si è fatta conoscere per ruoli in polizieschi di quart'ordine ("Roma drogata: la polizia non può intervenire"), horror poco noti ("Un urlo nelle tenebre" di Elo Panacciò) e diversi erotici, tra cui "Emanuelle e Francoise le sorelline" di Joe D'Amato. La stella di tanto cinema di genere anni '70 e '80 Malisa Longo, bellissima e molto brava, interpreta invece la kapò bisessuale Elsa, vero fulcro del film e capace di rappresentarne l'unico reale interesse. Nel ruolo di Ugo, l'amante di Elsa, c'è Dominique Aveline, attore di tanto cinema hard francese dell'epoca.
Per il resto ci troviamo di fronte a un film narrativamente irrilevante e perfino troppo lungo per quello che ha da dire, capace di scadere molto facilmente nella noia.
Consigliato solo agli irriducibili del naziploitation.
Disponibile in DVD da Mosaico Media.
Helga la louve de Stilberg - trailer di apparitor