Destroyer backdrop
Destroyer poster

DESTROYER

1988 US
abril 1, 1988

Un motín de la prisión estalla en el momento de la ejecución de un asesino en serie por electrocución, y su destino se vuelve indeterminado cuando la prisión se cierra. 18 meses después, un equipo de cineastas convergen en la prisión para filmar una película de explotación de mujeres en prisodia, pero descubre que cierto alguien está interrumpiendo su horario de rodaje ...

Directores

Robert Kirk

Reparto

Lyle Alzado, Deborah Foreman, Clayton Rohner, Anthony Perkins, Tobias Anderson, Lannie Garrett, Jim Turner, Pat Mahoney, David Kristin, Vanessa Townsell
Terror Suspense
HMDB

RESEÑAS (1)

RG

Roberto Giacomelli

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In un carcere di massima sicurezza il pluriomicida Ivan Moser è in procinto di essere giustiziato sulla sedia elettrica; durante l’esecuzione, però, un cortocircuito causa un blackout che dà modo ai detenuti di uscire dalle loro celle e mettere a ferro e fuoco l’edificio. Dopo alcuni anni, quando il carcere è stato ormai chiuso a causa di quell’incidente, una troupe cinematografica ottiene il permesso di girare un film in quel luogo. Ma durante il periodo delle riprese alcuni omicidi decimano i componenti della troupe: il misterioso assassino in azione sembra proprio il defunto Ivan Moser! L’esecuzione capitale non uccide i serial killer, ma li rende più forti. Questa potrebbe ormai essere considerata una regola base di un certo tipo di cinema horror, dal momento che negli anni sono stati diversi i film che hanno portato in scena un serial killer semi immortale scampato alla sedia elettrica o all’iniezione mortale. Il craveniano “Sotto Shock” (1989) in primis e i suoi cloni “La Casa 7 – The Horror Show” (1989) e “Pentagram” (1990), fino al più recente “Il tocco del male” (1998), hanno tutti al centro della storia un killer soprannaturale che continua la sua opera anche dopo essere stato giustiziato dallo Stato. Quella che potrebbe essere letta come una critica alla barbara pratica della pena di morte, trova probabilmente il suo iniziatore proprio in questo men che mediocre lungometraggio del regista televisivo Robert Kirk. “L’occhio della morte”, conosciuto all’estero con i titoli “Destroyer” o “Shadow of Death”, è un banale slasher che ha nell’ambientazione carceraria e nel curioso impianto metacinematografico i punti di maggiore interesse. La tradizione ci ha ormai abituati che il killer sopravvissuto alla pena capitale preferisce poi essere libero di scorrazzare e squartare in giro per la città, in questo caso invece Moser pianta le tende proprio nel carcere abbandonato e non sembra interessato alla pratica dell’omicidio, bensì a salvaguardare quella che considera la sua proprietà, eliminando gli intrusi. Questo è un comportamento insolito per un serial killer che getta un minimo di originalità sulla figura di Moser, altrimenti piatta e standardizzata alla fisicità opulenta dell’attore ex giocatore di football Lyle Alzado che lo interpreta, in una caratterizzazione che rispecchia i canoni dell’efferato omaccione semi-ritardato da slasher movie. Come spesso accade per gli horror carcerari, le scenografie sono piuttosto brutte e ripetitive, capaci di esprimere anche l’aria da low budget che aleggia sulla produzione. L’aspetto metacinematografico, purtroppo, non è sfruttato a dovere è passa quasi in secondo piano, a causa di una serie di personaggi poco interessanti e dalla delineazione psicologica inesistente. Pur avendo a che fare con uno slasher, sarebbe stato un bene lavorare un minimo sui personaggi che stavolta non sono i classici teen agers in fregola; invece abbiamo una coppia di protagonisti totalmente incolore, interpretati da Deborah Foreman (“Jolly Killer”; “Waxwork”) e Clayton Rohner (“Sola in quella casa”; “Relic”), a cui si aggiunge uno sprecatissimo Anthony Perkins (“Psycho”) nel ruolo del regista del fantomatico “women in prison” in lavorazione e Lanine Garret (“Bacio mortale”) nel ruolo della prima attrice capricciosa. Se aggiungiamo una ingiustificabile lentezza narrativa nella parte centrale e una quasi totale mancanza di scene gore o di tensione, si può avere il quadro completo sulla pochezza di “L’occhio della morte”. Guardabile solo per lo spettatore in crisi da astinenza da slasher. Voto arrotondato per difetto.

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