Le couteau de glace backdrop
Le couteau de glace poster

LE COUTEAU DE GLACE

Il coltello di ghiaccio

1972 ES
août 24, 1972

Martha Caldwell a assisté à la mort brutale de ses parents sur une voie ferrée. Traumatisée, elle est depuis muette et fragile. Désormais adulte, elle essaye de surmonter son traumatisme elle vit en Espagne avec son oncle Ralph, un passionné de démonologie et de sciences occultes. À l'occasion de l'anniversaire d'une jeune nièce, Christina, Martha revoit sa cousine Jenny, une chanteuse célèbre de passage en Espagne. Pourtant, alors qu'elles se dirigent vers le manoir de Ralph, Jenny aperçoit deux yeux la scrutant au travers de la vitre de leur voiture. Son chauffeur Marcos, un homme sinistre et placide, la rassure en lui expliquant qu'elle a dû voir un reflet... Alors que la soirée d'anniversaire se déroule normalement, Christina s'absente pour chercher son chat dans le garage. Mais Martha remarque du sang sur lui et découvre Jenny morte, tuée à coups de couteau dans le dos.

Réalisateurs

Umberto Lenzi

Distribution

Carroll Baker, Alan Scott, Ida Galli, Eduardo Fajardo, Silvia Monelli, George Rigaud, Franco Fantasia, Dada Gallotti, Lorenzo Robledo, Olga Gherardi
Horreur Thriller Crime Mystère
HMDB

CRITIQUES (1)

RG

Roberto Giacomelli

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Martha Caldwell è rimasta muta in seguito al trauma per la morte dei genitori a cui ha assistito quando era solo una bambina, ora Martha è una donna e vive in una grande villa nella campagna francese insieme allo zio Ralph. Un giorno arriva la cugina Jenny a far visita, ma la notte stessa del suo arrivo viene assassinata nel garage della villa. In seguito a un secondo omicidio e al ritrovamento di strani simboli satanici, la polizia comincia a seguire la pista del serial killer, individuando in uno strano tizio con gli occhi inquietanti ed eroinomane il possibile assassino. Dopo una serie di thriller a sfondo soft-erotico (“Orgasmo”, “Così dolce..così perversa”, “Paranoia”), Umberto Lenzi incontra per l’ultima volta la sua attrice feticcio del periodo Carroll Baker e insieme generano “Il coltello di ghiaccio”, appassionante giallo capace di differenziarsi dal mucchio. Infatti in quel periodo – siamo nel 1972 – l’andazzo era di produrre thriller che rimandassero in modo più o meno esplicito alle atmosfere e alle storie dei primi film di Dario Argento, e lo stesso Lenzi non ne era estraneo, visto che “Sette orchidee macchiate di rosso” è del medesimo anno. Con “Il coltello di ghiaccio”, però, si guarda altrove, si respira un’aria più internazionale che sembra quasi aspirare alle suggestioni hitchcockiane, immergendo il tutto però in una cornice più intimistica, tipicamente nostrana. Infatti è la famiglia l’ambiente in cui si svolge la narrazione, tra segreti, ambiguità, passati tragici, invidie e complicità; ma non si tratta del solito “gialletto” che vede l’esaurirsi dell’intreccio nelle solite diatribe tra parenti riguardo eredità e corna, bensì la famiglia è il collante e allo stesso tempo lo sfondo dell’intera vicenda. I legami di sangue non sono mai al centro dell’intreccio anche se appaiono fondamentali per lo sciogliersi dei nodi, i personaggi sono accomunati dalla parentela ma non appaiono mai inseriti nella storia forzatamente in funzione del loro background; piuttosto si può notare una costante funzionalità dei ruoli separata dall’ostentazione del vincolo parentale, e già solamente per questa caratteristica “Il coltello di ghiaccio” si mostra “diverso” e particolarmente attento alla scrittura. Eppure non tutto funziona a perfezione nello script, curato dallo stesso Lenzi in collaborazione con Luis G. de Blain (“Quando Marta urlò dalla tomba”). La storia/depistaggio che riguarda il satanista eroinomane – personaggio chiaramente modellato sulla figura di Charles Manson, a partire dal nome Randy Mason – ha fin troppo spazio nella prima parte del film, venendo poi repentinamente abbandonato nella seconda, e lo stesso movente che spinge l’assassino ad uccidere è tanto improbabile quanto esile. Non si tratta di vere e proprie piccolezze, ma comunque non siamo in presenza di elementi capaci di compromettere la riuscita del film. A favore c’è però una storia interessante e ben congegnata, supportata da alcuni personaggi ben tratteggiati e ben interpretati, come lo zio Ralph, interpretato dal veterano del genere George Rigaud (“Tutti i colori del buio”; “Perché quelle strane gocce di sangue sul corpo di Jennifer?”) e soprattutto Martha, la muta protagonista interpretata da una Carroll Baker molto convincente, qui in una delle migliori prove della sua carriera. Meno convincente appare invece Alan Scott (“Il serpente”; “I desideri di Emanuelle”), che veste i panni del Dr. Laurent, un personaggio fin troppo standardizzato e il cui ruolo nella vicenda sembra quasi obbligato dalla tradizione (l’uomo di bell’aspetto che si lega sentimentalmente alla protagonista) piuttosto che da reali esigenze narrative. Gli amanti del caro exploitation all’italiana non troveranno pane per i loro denti a sufficienza, dal momento che Lenzi questa volta non usa le carte della violenza e dell’erotismo, riducendo al minimo la prima ed escludendo completamente la seconda. Gli appassionati del buon spaghetti thriller, però, non hanno da che lamentarsi, visto che “Il coltello di ghiaccio” ne è un degno e originale rappresentate.