KOTOKO backdrop
KOTOKO poster

KOTOKO

2011 JP
novembre 26, 2011

Atteinte de vision double, une mère célibataire tente de s'occuper de son bébé en proie à de terrifiantes hallucinations. En proie à une dépression nerveuse, elle est jugée inapte à s'occuper de son enfant et se le fait retirer. Le seul répit que la mère a de ses visions est quand elle chante. Une romancière primée l'entend chanter dans le bus et le couple développe par la suite une relation instable.

Distribution

Cocco, Shinya Tsukamoto, Yuko Nakamura, Eiichi Takahashi, Ryugo Nakamura
Drame Horreur
HMDB

CRITIQUES (1)

GF

Gianluca Fedele

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Kotoko è una donna che vive da sola con il figlio di pochi anni ma ha una particolarità, vede le persone sdoppiate nella loro parte buona e in quella cattiva. A causa di ciò la situazione famigliare ben presto precipita e Kotoko si vede portare via il bambino che viene affidato alla sorella. Inizia cosi un processo di autodistruzione per la donna il cui unico desiderio rimane quello di riavere con se il piccolo. Dopo essere stato presentato (e ben accolto) alla 68esima mostra di Venezia, “Kotoko” in Italia è sparito, nessuna uscita in sala, nessun dvd e nessun passaggio televisivo. Forse perché un film orientale con nessun nome di richiamo non è di certo una potenziale miniera d'oro, forse perchè un prodotto che mostra tutto il suo essere low budget non fa venire l'acquolina in bocca all'italiano medio o forse perché l'argomento trattato non è di certo di quelli più facili essendo un tabù ancora non del tutto sdoganato: l'infanticidio. Di certo, a non far "apparire" il film, è stato l'insieme di tutti questi elementi, fatto sta che “Kotoko” in Italia non è uscito e probabilmente non uscirà e a ciò aggiungiamoci pure un "purtroppo" perché “Kotoko” è un ottimo lavoro; angosciante e "nero" come poche produzioni recenti. La storia è un viaggio nella mente della protagonista, la realtà che ci viene proposta passa attraverso i suoi filtri mentali presentandoci delle normali giornate di routine come veri e propri incubi ad occhi aperti. Il film è tutto girato a camera a mano, ciò ci aiuta ancora di più ad entrare nel vortice irrazionale ed (auto)distruttivo di Kotoko; ci vengono mostrare scene che succedono solo nella mente della protagonista ed altre che invece sono reali senza sembrarlo continuando a mettere in dubbio cosa, di ciò che stiamo vedendo, sia reale e cosa non lo sia. Particolarmente forti sono poi alcune scene come i tagli che la stessa Kotoko si infligge sulle braccia per sentirsi viva o il malato ma allo stesso tempo compassionevole e drammatico rapporto "sentimentale" tra la protagonista ed un famoso scrittore di romanzi. Anche a livello tecnico tutto è finalizzato ad immergersi in questo mood: dalla macchina da presa al bilanciamento del bianco, a scene a volte sottoesposte ed altre sovraesposte, comunicandoci quanto la "perfezione" stilistica non faccia parte del mondo del regista ma soprattutto di Kotoko stessa. Le immagini vanno registrate subito, cosi come sono, senza migliorie e abbellimenti tecnici, non c'è tempo per questo, Kotoko continua a vedere e a vivere il mondo e quello che vediamo va catturato, prima che ci sfugga. Perfetto il personaggio della protagonista con il quale non riusciamo mai veramente a trovarci in sintonia ma per la quale si arriva a provare un continuo senso di rabbia mischiata a forte compassione. Parlando del cast il film si regge tutto sull'attrice Coco ("Vital: autopsia di un amore") che è praticamente perfetta a rendere quello che il film richiede mentre Shin'ya Tsukamoto (regista del controverso "Tetsuo" e dei suoi sequel) è qui sia attore che regista. Ennesima nota di merito poi per il finale, struggente da interpretare (anche se fino ad un certo punto). “Kotoko” non sarà di certo apprezzato da tutti, anzi, ma sicuramente ben pochi rimarranno indifferenti nei suoi confronti.

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