Living Death backdrop
Living Death poster

LIVING DEATH

2006 CA
décembre 12, 2006

Dans l'impossibilité de divorcer de Victor, Elizabeth tente de l'empoisonner. Plongé dans le coma, Victor voit, entend et ressent mais ne peut bouger même durant l'autopsie. Devenu fou, il s'échappe de la morgue et rêve de la plus atroce des vengeances...

Réalisateurs

Erin Berry

Distribution

Greg Bryk, Kristy Swanson, Joshua Peace, Kelsey Matheson, Neil Foster, Marc Hickox, Vik Sahay
Drame Horreur Thriller
HMDB

CRITIQUES (1)

RG

Roberto Giacomelli

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Victor Harris è un ricco ereditiere che conduce una vita di eccessi e lusso, ma ha anche un hobby perverso: adesca giovani e avvenenti fanciulle per coinvolgerle in giochi sado-masochistici e torture. Ma qualcuno trama alle sue spalle: è sua moglie Elizabeth che in accordo con il suo amante Roman, avvocato di Victor, sta pensando di eliminare l’uomo e poi godersi i suoi averi che le spetterebbero in eredità. Per togliere di mezzo Victor, Roman gli somministra un potente veleno estratto dal pesce palla, ma Victor piomba in uno stato di morte apparente. L’uomo si risveglia improvvisamente sul tavolo dell’obitorio mentre gli stanno eseguendo un esame autoptico e ora il suo unico interesse è la vendetta! L’intento che si cela dietro “Living Death” è probabilmente la rivisitazione del filone gotico cormaniano che comprendeva sepolti vivi, camere di tortura e triangoli amorosi che sfociano nell’omicidio. Si, l’intento era decisamente di rinverdire tale filone, ma guardando il film non si può di certo dire che il regista Erin Berry ci sia riuscito! Innanzitutto “Living Death” si spoglia di qualunque riferimento estetico e scenografico caratteristico del gotico: i fatti si svolgono nel nostro presente, non ci sono castelli (ma una grande villa che non è comunque il fulcro dell’azione), l’ambientazione è spesso diurna e l’atmosfera è del tutto assente. Però ci sono le tematiche tipiche di quel genere! Purtroppo la tematica del sadismo del protagonista è sfruttata pochissimo e si limita al prologo in cui possiamo ammirare la camera delle torture del nostro “eroe” e il suo famigerato tavolo per la “strappata”, utilizzato ai danni di un’incauta e avvenente bionda. Dopo il prologo piuttosto promettete entra in scena la tematica del tradimento e del complotto, che occupa gran parte della durata del film. I tempi narrativi sono mal gestiti e il film finisce per risultare in più punti eccessivamente statico e pesante. Poi viene introdotta l’idea della morte apparente, tipicamente poeiana, che rappresenta il fulcro dell’intera vicenda, e la situazione comincia a farsi un po’ più movimentata, almeno a livello narrativo. Il ritorno alla vita del protagonista e la sua strada verso la vendetta sono condite da divertenti “incidenti di percorso” che prevedono studenti di medicina alle prese con la loro prima autopsia, un tentativo di sepoltura prematura e una tortura a base di strappi muscolari e articolari. Pur se ricco di incongruenze, banalità e forzature (su tutte l’inspiegabile insistenza del dottore nel voler fare l’autopsia a Victor) il film acquista quota negli ultimi venti minuti, grazie ad una massiccia dose di violenza che sfocia nello splatter più esplicito. Ma i meriti si limitano a questo ed è davvero troppo poco per poter minimamente apprezzare un lungometraggio. Il regista Erin Berry ha avuto una carriera prevalentemente come produttore di filmacci da home video (il suo più famoso è “5 Girls”) ed è qui all’esordio alla direzione di un lungometraggio. La sua regia è piatta, a tratti impacciata, molto televisiva e non è di certo aiutato da un cast di prim’ordine! Il protagonista è interpretato dall’inespressivo Greg Bryk (“A History of Violence”; “Shoot’em Up”) e al suo fianco, nel ruolo di Elizabeth, c’è una sempre attraente Kristy Swanson (“Dovevi essere morta”; “Buffy l’ammazzavampiri”) non troppo convinta e convincente nel ruolo della moglie assassina. Insomma “Living Death” è un film che si lascia vedere principalmente per alcuni suoi eccessi di cattiveria e per i buoni (ma rari) effetti splatter, ma in generale lascia molto a desiderare anche per consigliarne un semplice noleggio.

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