[REC] backdrop
[REC] poster

[REC]

2007 ES
novembre 23, 2007

Ángela est journaliste pour une télévision locale. Accompagnée de son caméraman, elle relate le quotidien de ceux qui travaillent la nuit. Ce soir, elle est dans une caserne de pompiers. La nuit est calme, aucune urgence. Jusqu’au coup de fil d’une vieille dame qui réclame du secours. Le tandem suit les pompiers et découvre en arrivant sur place des voisins très inquiets. D’horribles cris ont été entendus dans l’appartement de la vieille dame. Angéla perçoit la tension des habitants, son reportage devrait enfin sortir de la routine… Elle n’imagine pas à quel point  !

Réalisateurs

Paco Plaza, Jaume Balagueró

Distribution

Manuela Velasco, Ferrán Terraza, Martha Carbonell, David Vert, Carlos Lasarte, Pablo Rosso, Vicente Gil, Carlos Vicente, María Lanau, Jorge-Yamam Serrano
Horreur Mystère
HMDB

CRITIQUES (1)

RG

Roberto Giacomelli

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La giornalista televisiva Angela Vidal è intenta a documentare insieme al suo cameraman Pablo la vita dei vigili del fuoco di Barcellona in servizio durante la ore notturne. I pompieri ricevono una chiamata da una palazzina del centro in cui sembra essere accaduto un incidente ad un’anziana signora. La giornalista va con loro, ma ben presto si trova a documentare una situazione di puro orrore: nella palazzina si sta diffondendo un contagio che trasforma gli infetti in pazzi rabbiosi e assetati di sangue. L’autorità sanitaria blocca tutte le vie di fuga per contenere il contagio, dunque per gli abitanti della palazzina, per la giornalista, il suo collega e i vigili del fuoco l’unico obiettivo è sopravvivere. Il cinema horror sta cercando di mutare. Al di là delle tematiche e degli argomenti affrontati, che percorrono strade sicure e spesso rovistano nei grandi successi del passato, sono il linguaggio utilizzato e la messa in scena che cercano l’elemento novità. Sembra che il cinema horror degli ultimissimi anni abbia trovato questa novità nell’ostentazione morbosa dell’orrore e nella pornografia del visibile: mostrare tutto, sempre e nel dettaglio più cruento, tanto da esplicare la condizione dello spettatore in quella del voyeur, naturale evoluzione-esasperazione dell’homo videns postmoderno. Si è cominciato con la ricerca dello shock emotivo toccando le punte della sopportazione visiva dello spettatore grazie alla sottoposizione a spettacoli di macelleria varia che hanno regalato all’horror fan il torture porn alla “Saw” e “Hostel”, fino al revisionismo estremo di vecchi miti della prima postmodernità riletti con copioso spargimento di emoglobina, come è accaduto nei vari remake-prequel di “Non aprite quella porta”e “Halloween”. Ma il vero punto di non ritorno di questa tendenza è ben altro e può essere chiamato “reality horror”. Siamo di fronte ad un nuovo linguaggio, ad una tecnica visiva e narrativa che trasporta lo spettatore all’interno del film e porta a coincidenza il suo occhio con l’occhio del protagonista e allo stesso tempo con l’occhio della macchina da presa. Il coinvolgimento è totale e il film, più che un passatempo da fruire con pura funzione di rilassamento, diventa un’esperienza che trasporta e rende partecipe attivo alla narrazione anche lo stesso spettatore. Il primo esempio di reality horror può essere considerato “The Blair Witch Project” anche se lì ci troviamo in un caso emblematico in cui la morbosità della visone è accostata alla frustrazione per la non-visione: si decide di suggerire e mai mostrare, lasciare tutto alla libera interpretazione e alla suggestione dello spettatore, sta in pratica al voyeur e alla propria sensibilità attribuire un significato alle immagini più o meno inquietanti che affollano lo schermo. Malgrado il grande successo mondiale, la tecnica da lì battezzata “alla Blair Witch” non è stata molto frequentata dai cineasti e si è vista sporadicamente in produzioni a basso budget come nell’americano “The St. Francisville Experiment”, nel giapponese “Noroi” e nell’italiano “Road to L.”. Poi è stata la volta della Spagna ed è arrivato “[Rec]”, prodotto dalla Filmax di Julio Fernandez e diretto da Jaume Balaguerò (“Fragile”) e Paco Plaza (“I delitti della luna piena”). Dalle nostre parti “[Rec]” è stato distribuito dopo “Cloverfield”, il monster movie prodotto da J.J. Abrams che in realtà è successivo al film spagnolo. I due film pur risultando assimilabili per il linguaggio utilizzato, sono molto differenti tra di loro e perseguono anche scopi diversi. Se “Cloverfield” poneva l’attenzione sulla rievocazione di paure reali alle quali sono stati testimoni i cittadini newyorkesi e utilizzava tecnologie dell’ultimissima generazione come videofonini e l’estetica da you tube, “[Rec]” si concentra più sul reality da tv, usando il linguaggio del servizio televisivo e arrivando più direttamente allo stomaco dello spettatore. Non c’è molto spazio per la riflessione socio-politica, dunque, bensì si tenta la via del cinema di genere più diretto e sanguigno, capace di spaventare quasi alla vecchia maniera, pur non trascurando una critica intrinseca all’attuale sistema dei media. Così facendo “[Rec]”, pur essendo un reality horror allo stato puro, tradisce leggermente la sua classe di appartenenza, risultando più artificioso e “fasullo”, se vogliamo cinematografico. La tensione è costantemente alle stelle e il coinvolgimento dello spettatore è decisamente molto alto, ma si nota una certa cura per le inquadrature, sempre molto attente nel mostrare tutto e bene, e dei risvolti narrativi che esplicano l’esistenza di una sceneggiatura da “vero” film, entrando così in contraddizione con il pretesto realistico dell’intera opera. Ciò che emerge chiaramente dal film di Balaguerò e Plaza è una manifesta critica al sensazionalismo da servizio giornalistico, andando così a sbeffeggiare l’ipocrisia della moderna tv verità che spopola sulle reti televisive di tutto il mondo. Il voler riprendere a tutti i costi l’orrore per il semplice scopo di fare uno scoop è qui portato all’estremo, traducendosi proprio con il discorso su fatto del mostrare tutto nel più morboso ed esplicito modo possibile. Una tv assuefatta dalla realtà che si traduce in una realtà assuefatta dalla tv, “Tutti devono sapere quello che sta succedendo” unito al “Riprendi Pablo…Hai ripreso?...Ce l’hai?”. I due registi spagnoli conducono l’opera con un grandissimo senso del ritmo e non risparmiando colpi di scena e momenti di autentico terrore. Gli ultimi 15 minuti di “[Rec]” sono infatti un vero pugno nello stomaco e un killer per i cardiopatici, poiché, grazie ad un’estetica da videogame survival horror, riescono a trasmettere un senso di ansia impressionante e portano in scena immagini suggestive ed altamente macabre. Anche il sangue è mostrato a fiotti sullo schermo e la furia degli infetti, accompagnata da urla di rabbia e dolore, fa accapponare la pelle. C’è da dire che “[Rec]” è molto derivativo e in sostanza non offre molto di realmente nuovo, c’è molto di “Demoni 2”, di “28 giorni dopo”, di “L’alba dei morti viventi”; in fin dei conti in “[Rec]” l’importante non è quello che si dice, ma come si dice, e non mi riferisco solo alla tecnica camera a mano “alla Blair Witch”, bensì al reale senso di paura che Balaguerò e Plaza sono riusciti a trasmettere utilizzando espedienti vecchi come il cinema e situazioni già viste; alla fine guardare questo film è un po’ come fare un giro sulle montagne russe. Tanto di capello ai due registi, tanto di cappello al genere qui fiero della propria natura, tanto di cappello a “[Rec]”, uno dei film più schiettamente terrorizzanti degli ultimi anni.

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