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Claudio Casero
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Corre l’anno 2011 quando Leon Scott Kennedy viene richiamato, mentre si trovava in vacanza, dall’esercito americano per svolgere una delicata missione nella Repubblica Slava dell’Est, dove sta imperversando una violentissima guerra civile capeggiata da un gruppo di ribelli. Questi ribelli sono riusciti ad impossessarsi dal virus evoluto Plagas che riesce a trasformare gli umani in zombies che possono così essere comandati a piacimento. Il governo oligarchico della Repubblica Slava dell’Est, capitanato dalla presidentessa Svetlana Borikova, combatte senza esclusione di colpi i ribelli, con lo scopo di divenire gli unici possessori del letale virus. Leon, lasciato solo in terra straniera a causa della ritirata dell’esercito americano, cercherà di scoprire cosa si nasconde dietro la manovra politica di Svetlana per poi aiutare i ribelli a raggiungere il loro scopo.
Con “Resident Evil: Damnation” ci troviamo davanti ad un lungometraggio realizzato interamente in computer grafica grazie alla collaborazione tra i programmatori della Capcom e della Sony Pictures Entertainment Japan, con lo scopo di creare un prequel per il videogame “Resident Evil 6”.
Torna così alla regia il nipponico Makoto Kamiya, che si era già occupato in precedenza di “Resident Evil: Degeneration”; in questa occasione ritroviamo alcuni
personaggi sicuramente cari agli appassionati del videogame Capcom come Leon Scott Kennedy, presente in “Resident Evil 2” e “Resident Evil 4”, e Claire Redfield che rivestono il ruolo di reali protagonisti di tutta la vicenda. Il problema principale di questo lavoro è che tutti i personaggi presenti vengono caratterizzati in maniera decisamente marginale, lasciando così lo spettatore quasi indifferente davanti a tutti gli eventi che esulano dalla violenza pura.
Questo film racconta la perenne lotta tra il bene e il male in cui il bene riesce a prevalere sempre, sebbene con enorme fatica; la tensione lascia decisamente a desiderare dando però molto spazio a notevoli effetti di computer grafica per quanto concerne i vari mostri che popolano tutto il film.
Inizia così un’interminabile fuga dei protagonisti, unita ad una estenuante caccia al mostro che si protrae senza sosta per quasi tutti i 96 minuti della durata della pellicola.
Di indubbio interesse è invece la trama che funge da corollario alle varie scene violente, in cui un quadro di corruzione politica, sempre molto attuale ed interessante, si interseca con le singole storie dei vari soggetti; è un vero peccato però che questi spunti rimangano tali senza essere sviscerati lasciando così un senso di incompiuto.
Le svariate scene ambientate in ambienti chiusi peccano di particolari, soprattutto per quel che
riguarda i movimenti delle capigliature dei personaggi, nonché dei loro vestiti; discorso decisamente diverso va fatto per le scene in ambiente aperto che risultano limpide e molto ben definite anche sulla linea dell’orizzonte.
“Resident Evil: Damnation” è quindi una pellicola che potrà interessare quasi esclusivamente ai cultori del videogame Capcom e può essere interpretato solo come una lunga introduzione al prossimo capitolo videoludico della saga, visto che durante tutta la durata del film è davvero notevole il desiderio di afferrare un joypad per poter comandare i vari personaggi.