Solstice backdrop
Solstice poster

SOLSTICE

2008 US
janvier 1, 2008

Moins d'un an après le suicide de sa soeur jumelle, Megan et ses amis du collège prennent la route une dernière fois pour se rendre à la résidence familiale dans le bayou louisianais. Quand un séduisant habitant du coin leur apprend l'incantation créole du solstice d'été, le groupe tente de ressusciter l'esprit de la soeur... avec des conséquences mortelles.

Réalisateurs

Daniel Myrick

Distribution

Elisabeth Harnois, Shawn Ashmore, Amanda Seyfried, Hilarie Burton, Tyler Hoechlin, Matt O'Leary, Lisa Arnold, R. Lee Ermey, Lyle Brocato, David Dahlgren
Dramma Horror Mistero
HMDB

CRITIQUES (1)

RG

Roberto Giacomelli

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Megan è sprofondata nella depressione da quando sua sorella gemella Sofie si è suicidata. Per far distrarre la ragazza, i suoi amici organizzano un weekend sulla casa al lago di Megan, in occasione del giorno di S.Giovanni, solstizio d’estate. Un’antica leggenda narra però che proprio in quel giorno è possibile aprire un varco tra il mondo dei vivi e quello dei morti, e infatti Megan comincia a vedere strane ombre dentro casa e nel bosco che la inducono a pensare che sua sorella stia cercando di mettersi in contatto con lei. Giunge in sordina e per il solo mercato dell’home video “Solstice”, il nuovo horror diretto da Daniel Myrick, uno dei due autori di “The Blair Witch Project”. Myrick, così come il suo compagno storico Eduardo Sanchez, è un buon mestierante, ormai votato ai direct to video di una certa qualità; però a differenza del co-autore di “The Blair Witch Project”, che ha dato una validissima prova con “Atered – Paura dallo spazio profondo” e di cui aspettiamo “Seventh Moon”, il regista di “Solstice” sembra essersi impantanato nell’esteticamente buono ma sostanzialmente mediocre. “Solstice” è il vero stendardo di questa tendenza già imboccata con “Belivers”. Si entra fin da principio nel territorio del teen movie agreste, con un gruppetto di cinque ragazzi (chissà perché sono sempre cinque…) in partenza per un bel weekend in riva la lago che promette faville. Però si nota da subito che la strada che Myrick sta imboccando non è quella del solito teen horror pieno di personaggi stereotipati e stupidi, bensì una volta tanto vengono portati in scena ragazzi non votati alla trasgressione a tutti costi, tra i quali si distingue per stupidità (non eccessiva) solo Mark (Matt O’Leary), il “simpaticone” del gruppo. La sceneggiatura preferisce così concentrarsi sulla costruzione psicologica della protagonista, interpretata da Elisabeth Harnois, una ragazza tormentata dal dolore per la perdita della sorella gemella. E’ pregevole il tentativo di trattare il concetto di legame psichico tra gemelli, in questo caso attivo anche al di là della vita, però il tutto appare un po’ troppo artificioso e a tratti gratuito per dar spazio alle apparizioni del fantasma e al “frigna frigna” della protagonista. Gli altri personaggi purtroppo sono decisamente troppo di contorno, forse ad accezione di Shawn Ashmore, l’Ice-man della saga “X-men”, che interpreta l’ex ragazzo della gemella morta e ora invaghitosi di quella viva. La storia, scritta dallo stesso Myrick in collaborazione con Ethan Erwin e Marty Musatov, prende spunto da “Midsommer” un film svedese del 2003 di cui si può considerare come un remake. Ciò che è legato alle apparizioni dei fantasmi, al loro tentativo di mettersi in contatto con i vivi e la deriva da thriller sul finale è risaputo e ci è stato raccontato dal cinema horror in tutte le salse innumerevoli volte, quindi questa ulteriore storiella di fantasmi risulta a conti fatti piuttosto superflua. Ciò che invece può apparire più interessante è l’alone di magia che si cela dietro il contatto ultraterreno, qui spiegato con pratiche voodoo (siamo in Louisiana, terrà voodoo per eccellenza in America) e legato al giorno di solstizio d’estate. Purtroppo però, a parte qualche leggenda raccontata dal villico Nick (Tyler Hoechlin) e dal suggestivo rito di comunicazione con l’aldilà (la scena più riuscita dell’intero film), non si da spazio a questo aspetto e ci si concentra sui più abusati topoi del genere. “Solstice” latita pericolosamente nel ritmo, infatti per i primi 50 minuti (il film dura poco più di un’ora e venti) non succede praticamente nulla, risultando anche piuttosto noioso…poi la prevedibile impennata di ritmo, ma una maggiore calibrazione di eventi e tensione avrebbe sicuramente giovato al film. Tecnicamente parlando “Solstice” è impeccabile: bella e suggestiva fotografia, virata su colori caldi consoni all’ambientazione, belle le scenografie naturali caratterizzate da paludi e boschi, e molti buoni anche i pochi effetti speciali di trucco e il sonoro. Tutti elementi che non differenziano questo “Solstice” da un qualsiasi prodotto destinato alla distribuzione cinematografica. In un ruolo minore compare R. Lee Ermey, leggendario Sergente Hartman di “Full Metal Jacket” tornato in auge negli ultimi anni per la parte dello sceriffo Hoyt nella nuova saga di “Non aprite quella porta”. In conclusione “Solstice” è una modesta storia di paura che ha carenza di ritmo e di originalità; si lascia guardare, qua e là piazza anche la scena giusta al momento giusto, ma in generale risulta un’operina di poco conto.