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Emiliano Ranzani
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Nella cantina di un edificio si svolge un rave-party a base di alcol e droga. Marc (August Diehl), appena diplomato all'Accademia di polizia, è tra quelli che vogliono divertirsi con la musica e gli stupefacenti finché una retata fa finire anticipatamente la festa. Marc riesce a fuggire ma il suo giubbotto viene ritrovato, insieme alle pasticche che vi sono nascoste. Il detective Minks (Christian Redl) costringe Marc a prendere una decisione: o lavorerà per lui nella sezione omicidi o la sua carriera sarà finita. I due poliziotti cominciano così a occuparsi insieme del caso di un serial killer che colleziona tatuaggi strappandoli direttamente dal corpo delle sue vittime. Il film, meglio dirlo subito, è molto noioso. Le ragioni sono soprattutto da imputare alla storia, debitrice di “Seven” e dei suoi vari epigoni, che risulta per tanto totalmente prevedibile: non c’è suspense né interesse nel sapere come si evolverà la trama e neppure il colpo di scena finale è una sorpresa, perché la soluzione è quella più ovvia e la si raggiunge senza particolare sforzo molto prima del termine della pellicola. Come se non bastasse, oltre ad essere trito e ritrito, il plot ha pure qualche falla e qualche passaggio poco coerente. Anche i due personaggi chiave del film sono assolutamente stereotipati: da un lato il poliziotto esperto, duro ma in fondo buono, dall’altra il giovane detective alle prime armi ma con grandi capacità. Sul piano tecnico, invece, nulla da eccepire: buona la fotografia, fredda e cupa, ed interessanti i continui movimenti di macchina, alcuni dei quali davvero molto belli e curati. La colonna sonora non è memorabile ma fa bene (per quanto possa) il suo lavoro. Parlando di violenza, il film mostra un certo quantitativo di sangue e di cadaveri più o meno mal ridotti ma sempre entro un certo limite. Di sequenze davvero interessanti ce ne sono solo un paio (soprattutto quella dei titoli di testa), ma mancano comunque della giusta carica di tensione. In definitiva tradendo la sua origine europea che faceva sperare in qualcosa di maggiormente originale, “Tattoo” rimane un brutto prodotto di imitazione, un thriller fin troppo canonico e freddo e per questo un film decisamente sconsigliato.