L'Antarctique. 14 millions de kilomètres carrés de glace isolés du monde et plongés dans la nuit six mois par an. Température minimale : - 84 °C. Vitesse du vent : 160 km/h. Jamais la nature n'a voulu que l'homme puisse survivre là-bas. Pourtant, pour Carrie Stetko, ce n'est pas l'environnement qui est le plus dangereux. Seule représentante de la loi dans ce territoire impitoyable, elle doit enquêter sur un corps retrouvé sur la glace. Le premier homicide de l'Antarctique. Cette découverte, effroyable par elle-même, va plonger Carrie dans un mystère plus étrange encore, et révéler des secrets longtemps enfouis sous la glace... Des secrets qui ont poussé quelqu'un à tuer pour les préserver. Carrie doit tout faire pour démasquer le meurtrier avant que lui ne la trouve. Mais l'hiver approche, et dans la blancheur immaculée de l'Antarctique, elle ne pourra voir l'assassin que lorsqu'il sera sur elle...
Réalisateurs
Dominic Sena
Distribution
Kate Beckinsale, Gabriel Macht, Tom Skerritt, Columbus Short, Shawn Doyle, Alex O'Loughlin, Joel S. Keller, Jesse Todd, Arthur Holden, Bashar Rahal
Antartide. I sei mesi buio stanno per sopraggiungere e una bufera di neve sta per abbattersi sulla zona in cui un gruppo di ricercatori stanno cercando delle meteoriti. Nell’unico avamposto abitato risiede e opera anche Carrie Stetko, sceriffo locale con passato difficile alle spalle, che ben presto dovrà vedersela col primo caso di omicidio certificato in Antartide. Infatti uno dei ricercatori della base viene ritrovato cadavere nelle vicinanze e a lui seguirà un secondo omicidio. Chi sarà l’assassino incappucciato e armato di piccozza che sta mietendo vittime in un luogo così ostile? E perché lo sta facendo?
L’ennesimo film tratto da un graphic novel di successo si è comportato al botteghino come un colossale flop. “Whiteout – Incubo bianco”, tratto dall’omonima opera cartacea di Greg Rucka (testi) e Steve Lieber (disegni), costato infatti circa 35 milioni di dollari ne ha riportati a casa (considerando l’incasso in tutto il mondo) solamente 12 e qualche spicciolo; una mazzata tremenda per la Warner Bros e la Dark Castle che lo hanno prodotto e motivo per il quale in Italia questo film è uscito in modo così silenzioso e in così poche sale da risultare praticamente invisibile.
Un insuccesso meritato? In parte si, poiché il thriller diretto da Dominic Sena è pigro e prevedibile dal primo all’ultimo fotogramma,
mostrando di soffrire nella mente dello spettatore la sindrome dell’invecchiamento precoce. Ciò che rimane dal post visione di “Whiteout” è infatti paragonabile alla visibilità limitata che è caratteristica del fenomeno atmosferico che dà titolo al film: un’opera che si dimentica in fretta, insomma, e che vale la pena di guardare solo per l’azzeccata location.
La storia inizia in modo intrigante con un prologo ambientato negli anni ’50 e il ritrovamento di un cadavere in Antartide, primo caso di omicidio riconosciuto nel continente più a sud del globo. La colluttazione in aereo, che vediamo nel prologo, e che vede protagonisti aviatori russi, rievoca immediatamente il clima di spionaggio caratteristico di certe pellicole del periodo clou della Guerra Fredda e trova un buon collegamento con il mistero delle casse trasportate che poi va a rappresentare parte dell’indagine nei giorni nostri. Anche l’incipit giallo che vede come protagonista lo sceriffo Stetko parte con il piede giusto, evocando originali atmosfere thriller miste a certa iconografia slasher (killer mascherato e munito d’arma bianca).
Purtroppo, però, quanto di buono viene inizialmente offerto allo spettatore viene ben presto
trasformato in banale e noiosa routine. La storia tende a costruire un mistero che una volta svelato fa cadere la braccia per l’immotivata semplicità che caratterizza la soluzione e mi riferisco sia al mistero delle casse (imperdonabile!) che all’identità e al movente dell’assassino, tra l’altro molto facile da scoprire per lo spettatore abituato ai meccanismi del giallo.
Altra nota dolente è la staticità degli eventi. Il film procede in modo piatto, diciamo pure noioso, tralasciando l’azione che la vicenda avrebbe potuto offrire e trascurando completamente la tensione, necessaria per un film di questo genere. Ci si affida, invece, ai suddetti colpi di scena che non stupiscono nessuno e all’ambientazione glaciale, che invece risulta essere il maggior punto a favore del film. Gli ambienti diventano in “Whiteout” protagonisti tanto quanto i personaggi che si muovono al loro interno, la visibilità limitata degli esterni, il reale senso di freddo glaciale e tutti i disagi e i pericoli che esso comporta sono resi molto bene sia dall’utilizzo degli effetti speciali (probabilmente “Whiteout” ha una delle più credibili bufere di neve viste al cinema negli ultimi anni) che dalla gestione degli spazi, che diventano spesso non-spazi, privi di profondità e definizione, insomma realmente disorientanti anche per gli spettatori.
Buono il reparto attori, capeggiato da una brava Kate Beckinsale (“Underworld”; “Vacancy”), che si esibisce anche in una parentesi incredibilmente sensuale proprio a inizio film, e da un professionale Tom Skerritt (“Alien”; “Top Gun”), purtroppo intrappolato in un personaggio stereotipato e poco interessante, così come Gabriel Match (“The Spirit”; “L’ombra del potere”). In cabina di regia Dominic Sena, solitamente alle prese con film d’azione (“Fuori in 60 secondi”; “Codice: Swordfish”) e qui a suo agio soprattutto con le (poche) scene adrenaliniche, dimostrandosi per tutto il resto piuttosto anonimo.
Il ritmo latita, l’azione anche, dicesi lo stesso per la tensione e la violenza (c’è solamente una efficace scena con due dita in cancrena a smuovere un po’ le viscere dello spettatore); in “Whiteout” rimane dunque solo una buona idea di partenza sviluppata male e le bellissime ambientazioni glaciali (oltre alla Beckinsale in déshabillé).
Vale la pena di recuperarlo? Fate vobis.