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30 GIORNI DI BUIO

30 Days of Night

2007 NZ
ottobre 17, 2007

Per secoli i vampiri sono rimasti avvolti nelle tenebre, costretti a nascondersi dalla luce del sole. Per questo hanno scelto come terreno di caccia la remota e isolata cittadina di Barrow, in Alaska, che ogni inverno resta avvolta nelle tenebre per trenta giorni. Spetterà allo sceriffo Eben e ad un gruppo sempre più sparuto di sopravvissuti fare tutto il possibile per sopravvivere fino al sorgere del sole.

Registi

David Slade

Cast

Josh Hartnett, Melissa George, Danny Huston, Ben Foster, Mark Boone Junior, Mark Rendall, Amber Sainsbury, Manu Bennett, Megan Franich, Craig Hall
Horror Thriller
HMDB

RECENSIONI (1)

RG

Roberto Giacomelli

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Barrow, Alaska. L’ultimo tramonto prima dei 30 giorni di buio sta per sopraggiungere, ma qualcuno sta sabotando tutti i mezzi di trasporto e comunicazione che collegano Barrow al resto del mondo. Non appena giunge la lunga notte, un gruppo di famelici vampiri assalta il paese e comincia a decimare la popolazione. I pochi sopravvissuti, tagliati fuori dal mondo, si rifugiano su una soffitta e tentano di resistere fino all’arrivo della prossima, lontana, alba. Il vampiro è una delle più antiche e celebri figure dell’immaginario orrorifico. Il cinema ha celebrato questo affascinate e inquietante archetipo della seduzione e del male in numerose pellicole e attraverso molteplici incarnazioni, tanto da trasformare il pallido succhia sangue da spauracchio scaccia sonno a vera e propria icona dell’immaginario classico. Dopo la grande ondata di vampiri in celluloide che ha interessato gli anni ’90, con l’alternarsi di nobili e fascinosi efebi del male (“Dracula di Bram Stoker”; “Intervista col Vampiro”) e rudi e mostruose creature della notte (“Dal tramonto all’alba”; “Vampires”), il cinema dei vampiri ha intrapreso una brusca frenata che l’ha portato a contaminarsi pericolosamente con l’action più sfrenato (le saghe “Blade” e “Underworld”), riducendo di fatto i film a tema prodotti negli ultimi anni. Però, a distanza di dieci anni da quello che potrebbe essere considerato l’ultimo vero grande film di vampiri, ovvero il sottovalutato “Vampires” di John Carpenter, giunge finalmente un nuovo film destinato a diventare un piccolo classico del genere: “30 giorni di buio”. Prodotto dalla Ghost House Pictures di Sam Raimi e Robert Tapert, “30 giorni di buio” è la trasposizione cinematografica di una graphic novel di Steve Niles (testi) e Ben Templesmith (disegni), i quali sono stati coinvolti anche nella realizzazione di questo film in vesti di sceneggiatore il primo, e art director il secondo. Il “30 Days of Night” di Niles e Templesmith si è guadagnato con poco tempo l’appellativo di “cult”, grazie alla inquietante e feroce caratterizzazione dei vampiri e soprattutto per il semplice ma originale plot. Il film, diretto da un David Slade (“Hard Candy”) in ottima forma, ripropone sostanzialmente le medesime caratteristiche del fumetto, smussandolo giusto di alcuni elementi narrativi, e donando al genere vampiresco un gran film di terrore, crudeltà e adrenalina. L’idea di ambientare un horror con vampiri proprio in Alaska è tanto semplice quanto geniale, così da poter sfruttare senza troppi fronzoli e capitomboli sceneggiativi una delle più celebri peculiarità del vampiro, ovvero la repulsione per la luce del sole. In un luogo freddo e ostile in cui il sole non sorge per ben 30 giorni, c’è davvero da aver paura se una branco di succhia sangue affamati decide di banchettare, facendo degli esseri umani nulla più che vili portate di una ricca cena. Le vere star di questo film sono infatti proprio i mostri, crudeli e feroci come poche altre volte erano apparsi, incapaci di provare la ben più minima emozione umana; macchine da guerra veloci e letali che si esprimono in una lingua ignota ed emettono terrificanti suoni per comunicare e spaventare le prede. Agiscono come degli animali, come un gruppo di lupi guidati da un “membro alfa” che appare come forza e debolezza del gruppo stesso. A contrastare questa assurda minaccia troviamo un manipolo di umani inermi ma compatti, persone comuni che vengono sorprese mentre svolgono le loro attività giornaliere. Tra loro spicca come leader un giovane sceriffo, interpretato da un convincente Josh Hartnett (“The Faculty”; “Black Dahlia”), e la sua ex moglie Melissa George (“Amityville Horror”; “Turistas”) che si trova a fronteggiare l’orrore un po’ per caso un po’ per destino. Gran parte del merito di “30 giorni di buio”, oltre che all’efficace soggetto, va alla regia di Slade, il quale riesce a donare al film un ritmo serratissimo e una messa in scena accattivante in ogni singola inquadratura: si passa con disinvoltura da scelte di montaggio convulse e nervose a lunghi momenti di quiete e stasi visiva, che donano al film un’aura di epicità quasi carpenteriana. E Carpenter è infatti il più chiaro ispiratore dello stile e delle atmosfere di “30 giorni di buio”, tanto che è facilmente possibile individuare richiami a “Distretto 13: le brigate della morte” (la situazione d’assedio), a “La Cosa” (l’ambientazione nevosa, i cani come prime vittime e il nichilismo di fondo) e soprattutto a “Vampires” per il look e il modus vivendi/operandi dei mostri. Non viene assolutamente lasciato in secondo piano l’aspetto più truculento della vicenda, fornendo allo spettatore appassionato di splatter una serie di truci banchetti e feroci decapitazioni che non risparmiano davvero nessuno, facendo si che il bianco manto di neve che copre le strade e i tetti di Barrow si lasci velocemente contaminare dal rosso del sangue umano. “30 giorni di buio” è un film decisamente ottimo, probabilmente si inserisce con prepotenza tra le migliori pellicole di vampiri che siano mai state realizzate. In realtà si può notare qualche inaccortezza nella sceneggiatura, che abusa di ellissi narrative, ma di fronte ad uno spettacolo che difficilmente deluderà lo spettatore appassionato al genere si può anche chiudere un occhio.

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