Come il predecessore Cabin Fever, il film tratta ancora di esseri umani contagiati dal virus che provoca la fascite necrotizzante. Nel primo film, Paul, uno dei protagonisti infetti finiva in un lago infettandolo. Cabin Fever 2 si apre con Paul ormai consumato dal virus che emerge dalle acque del lago e corre a cercare aiuto. Muore però subito investito da uno scuolabus. Nel frattempo l'acqua del lago contagiata da Paul arriva fino ad uno stabilimento per l'imbottigliamento dell'acqua e finisce in un carico di bottiglie infette consegnate ad un college americano. Il virus viene così ingerito inconsapevolevolmente da molti studenti e dopo un periodo di incubazione, durante il ballo annuale inizia la tragedia tra vomito, bolle di sangue, e profonde lacerazioni...
Registi
Ti West
Cast
Rider Strong, Noah Segan, Alexi Wasser, Lindsey Axelsson, Gabrielle Tuite, Andrea Powell, Stephanie Drapeau, Giuseppe Andrews, Rusty Kelley, Lila Lucchetti
L’acqua contaminata dai cadaveri putrefatti e infetti dal virus killer viene imbottigliata e trasportata in tutto la contea, arrivando anche nel liceo locale, dove sono in atto i preparativi per il ballo scolastico di fine anno. Qui John è tormentato dall’ossessione per Cassie, di cui è innamorato da sempre, ma Cassie sta con Marc, il bullo della scuola esperto di arti marziali. Mentre John è indeciso se rinunciare al ballo e passare la serata con i suoi amici a guardare un film dell’orrore oppure convincere Cassie ad andare al ballo con lui, il virus si sta diffondendo tra i ragazzi della scuola e si prepara a fare una vera strage durante il ballo.
C’era una volta il teen movie splatter anni ’80… e c’è ancora!
Eli Roth con “Cabin Fever” (2002) aveva dato vita a un sentito omaggio al cinema horror anni ’70 - ‘80 mescolando “La Casa” (in cui però al posto dei demoni kandariani c’è una sorta di virus dell’AIDS un po’ più veloce nell’uccidere) con “Un tranquillo weekend di paura” e citando “La notte dei morti viventi”, “L’ultima casa a sinistra” e tanta altra roba supercult. Ora Ti West (“The Roost – La Tana”) vuole seguire la stessa strada del collega e tra ironia, citazioni e scene da voltastomaco bissa amplificando ogni elemento.
Ma è doveroso dare prima di tutto un’informazione
che dovrebbe essere basilare: “Cabin Fever 2” avrebbe dovuto portare la firma di Alan Smithee. Questo pseudonimo viene adottato in America dalle produzioni cinematografiche quando l’autore del film disconosce l’opera, come è accaduto per “Cabin Fever 2”. A quanto pare la Lionsgate, che ha prodotto il film, non si è ritenuta soddisfatta del risultato, così ha fatto rimontare il film e – si dice – rigirare alcune scene, estromettendo Ti West, che nel frattempo era impegnato su altri set. Alla fine poco importa, “Cabin Fever 2” si trova piuttosto in linea con lo spirito del primo capitolo, diverte e disgusta, proprio come avrebbe dovuto fare. Certo, è scombiccherato e, soprattutto nella parte finale, si nota che c’è qualche cosa che non va a livello di continuum narrativo (il rimontaggio?), ma nessuno piangerà per questo (forse a parte Ti West, ovviamente).
Se “Cabin Fever” era un horror puro con innestate gag da commedia, “Cabin Fever 2” è essenzialmente una commedia con elementi horror. In questo sequel, infatti, si seguono le vite di alcuni teenagers americani alle prese con i classici problemi che i
mass media d’oltreoceano affibbiano loro; e così eccoci servito lo sfigato di turno che ama la biondina dai tempi delle elementari ma lei vuole solo essere amica e nel frattempo se la fa con il belloccio un (bel) po’ stronzo. Stop. “Cabin Fever 2” non ama gli stereotipi e si diverte a sovvertirli. L’amico del protagonista, il classico ciccione che in qualsiasi altro film avrebbe collezionato figuracce su figuracce, qui è l’unico che rimorchia…anzi no, rimorchia anche la ragazza obesa che solitamente fa da tappezzeria. Poi c’è il preside determinato nelle scelte scolastiche e rigorosamente gay, la professoressa con il labbro leporino, il bidello disgustoso e “dispettoso”, insomma tutta una serie di personaggi strambi che fanno cose strambe e che solitamente non si vedono in un film. “Cabin Fever 2”, infatti, è costantemente voglioso di distinguersi dalla massa e spesso per farlo si affida anche all’eccesso. E di eccesso senza dubbio si parla quando vengono messe in scena una serie di trovate grottesche una più disgustosa dell’altra. Tra peni in bella vista che eiaculano pus, una fellatio all’herpes, un ponce a base di pipì, vomito-geiser di sangue e tante altre prelibatezze, “Cabin Fever 2” si aggiudica un bel primato di scatologia che raramente si vede in una produzione di rilievo.
Quello che però non funziona in un filmetto divertente, spensierato e disgustoso come questo è l’andamento narrativo altalenante che finisce presto nel caos e nel non risolto. Si inizia proprio da dove terminava il film di Roth e torna
immediatamente il personaggio del vicesceriffo Winston (interpretato ancora una volta da Giuseppe Andrews), quello fissato con la baldoria; il film poi si dipana in due storie, da una parte c’è la vicenda di John e del ballo scolastico, dall’altra il dimenarsi del vicesceriffo nel trovare una soluzione al disastro involontariamente causato dalla sua incompetenza. Il problema è che la parte dedicata al vicesceriffo è trattata in modo decisamente marginale e superficiale anche se appare fondamentale per l’evolversi di alcuni eventi, risultando a conti fatti quasi intrusa. Inoltre il film si interrompe in modo brusco lasciando mille domande senza risposta; ma invece che la comparsa dei titoli di coda assistiamo a una lunga sequenza che ci racconta altro, una porzione di film non richiesta che sembra utile esclusivamente a rafforzare la dose di disgusto con la bella vista su seni adolescenziali ricoperti da pustole e un bacio in bocca che finisce letteralmente nel vomito, quel vomito giallo e grumoso che ti induce a distogliere lo sguardo.
Insomma, se vi dicono che qualcosa nella lavorazione di “Cabin Fever 2” è andato storto credeteci, perché dal risultato è evidente. Ma non c’è comunque da disperare, seppur sgangherato il film di Ti West diverte e possiede quella manciata di scene bizzarre necessarie a farlo ricordare.
Voto arrotondato per eccesso.