FP
Federico Parzianello
•Karl, un bambino tedesco di circa 12 anni, incontra un giorno in casa sua il demonio in persona. Dopo quest’incontro, il Nostro ucciderà prima la madre, poi sarà incarcerato ma riuscirà, qualche anno più tardi e divenuto ormai adulto, a fuggire dalla camionetta della polizia che lo sta trasportando insieme ad altri detenuti. Da quel momento, armato della sua inseparabile mannaia, Karl “The Butcher” vagherà senza pace per i boschi e darà il via ad una lunga e cruentissima carneficina, fino a giungere ad un incredibile finale, preludio al secondo episodio della serie più “gore” di tutti i tempi.
E’ il 1987 e Andreas Schnaas dà indubbiamente il via al genere gore-demenziale tedesco. Il film spacca nettamente in due la critica: c’è chi lo considera un film rivelazione, che ha spalancato all’horror indipendente mondiale le porte della distribuzione, e c’è chi lo trova un film pessimo, senza struttura narrativa e di una violenza fine a se stessa.
Obiettivamente il film è girato davvero molto male: le riprese (effettuate tramite videocamera a mano, a cassetta) sono troppo spesso traballanti, i movimenti di macchina confusi e ripetitivi (sovente sembrano improvvisati e non studiati) ed inoltre il regista usa spesso un fastidioso “effetto strombo” che stanca subito lo spettatore; la sceneggiatura è banale (a parte qualche trovata, che poteva essere usata meglio, e di cui parleremo in seguito) ed il montaggio è molto rozzo. Per quanto riguarda il lato tecnico, l’unica cosa salvabile e quindi degna di nota, è rappresentata da alcuni effetti speciali, che colpiscono come un pugno allo stomaco lo spettatore (su tutte una scena in cui un boscaiolo viene tagliato a metà con un decespugliatore).
Il film quindi è obbrobriosamente confezionato, ma se ha avuto così tanto successo nell’underground horror internazionale un motivo ci sarà, e questo non si limita al fatto che vi sia una disumana concentrazione di sangue, evirazioni e sbudellamenti. Alcune sequenze del film, infatti, sono davvero degne di nota, se non per il lato tecnico, perlomeno per alcune malate e perverse intuizioni del regista tedesco. In una di queste scene Karl the Butcher troverà in mezzo al bosco il corpo crocifisso di un uomo, vestito di bianco (un ovvio rimando a Gesù in croce). Karl gli squarcerà il ventre, per poi calarsi all’interno del suo corpo sventrato. Nella scena finale assisteremo invece al cruentissimo “parto” del Nostro, in puro stile “Splatters”, di Peter Jackson.
Piccola chicca: sembra che Schnaas abbia mostrato il girato ad un produttore e che quest’ultimo gli abbia entusiasticamente risposto dicendo :< But this film is only “violent shit”!>. Da qui l’originale titolo del film.
Un film morboso, violentissimo e tecnicamente pessimo, da vedere solo per rendersi conto di cosa hanno il coraggio di produrre all’estero, anche se per gli amanti del gore estremo è comunque… un appuntamento obbligato!