Drag Me to Hell backdrop
Drag Me to Hell poster

DRAG ME TO HELL

2009 US
maggio 27, 2009

Christine Brown è un'ambiziosa impiegata bancaria fidanzata con il giovane e affascinante Clay Dalton. La sua vita è felice fino al giono in cui la misteriosa Mrs. Ganush arriva alla banca implorando un'estensione dell'ipoteca sulla sua casa. Christine è combattuta tra l'impulso che la spinge ad aiutare la povera donna dell'Est e il desiderio di impressionare il suo capo per ottenere una promozione e alla fine nega l'estensione alla donna. La povera vecchia perde la propria casa e, per vendicarsi, getta una maledizione sulla ragazza trasformando la sua esistenza in un vero e proprio inferno.

Cast

Alison Lohman, Justin Long, Lorna Raver, Dileep Rao, David Paymer, Adriana Barraza, Chelcie Ross, Reggie Lee, Molly Cheek, Bojana Novaković
Horror Thriller
HMDB

RECENSIONI (1)

RG

Roberto Giacomelli

Christine Brown lavora in una banca e desidera la promozione a vice direttore che sembra essere ormai nelle mani del viscido Stu. Un giorno un’anziana donna si reca alla scrivania di Christina per chiedere una terza proroga al mutuo della sua casa ma Christina, per mostrarsi determinata agli occhi del suo capo, glielo nega umiliandola davanti a tutti. L’anziana, allora, scaglia una maledizione sulla ragazza: in tre giorni la sua vita verrà trasformata in un incubo finché un terribile demone arriverà a trascinare la sua anima nelle fiamme degli inferi. Per Christina diventerà una corsa contro il tempo per salvare la sua anima, tra sacrifici, sedute spiritiche e scelte morali. Tra uno “Spiderman” e l’latro il geniale San Raimi non dimentica (e non rinnega) la sua dedizione per l’horror che lo ha fatto conoscere al mondo intero. Se infatti la sua casa di produzione, la Ghost House Pictures, è costantemente attiva, presentando però pellicole per lo più dal valore qualitativo discutibile, il suo ultimo impegno dietro la macchina da presa con il genere risale al 2000 con l’apprezzabile thriller dai risvolti soprannaturali “The Gift”. Ultimo fino ad ora, perché Raimi è tornato in pompa magna con “Drag Me to Hell”, uno degli horror più folli, divertenti e riusciti dell’annata cinematografica 2009. L’intenzione di realizzare “Drag Me to Hell” frulla nella mente del regista da almeno venti anni, quando scrisse una prima sceneggiatura ispirandosi a una storia che sua madre gli raccontava da bambino per farlo stare buono durante i viaggi in automobile. E infatti la derivazione favolistica di “Drag Me to Hell” è evidente sia per i connotati moralistici su cui l’intera vicenda ruota, sia per il ricorso ad elementi dell’immaginario collettivo orrorifico, quali streghe, demoni e maledizioni. Elementi che comunque sono ben radicati nella poetica raimiana, così riconoscibile in un modo personalissimo di raccontare e mostrare storie come solo pochi riescono a fare. La macchina da presa nei frequenti momenti di frenesia sembra come impazzita, non mancano le carrellate alla “Evil Dead”, così come le inconfondibili scene con audio iperrealistico, inquadrature sghembe e movimenti di macchina virtuosistici, e poi ancora demoni bavosi, animali spiritati e parlanti, diluvio di liquidi organici e gag splatter quasi da cartone animato. Quello di Sam Raimi è un cinema che tende a divertire piuttosto che a spaventare, o meglio, che spaventa divertendo. Se l’immancabile particolare macabro e l’utilizzo dell’alternanza dei piani sonori cercano il facile spavento, non mancano anche scene di sana suggestione espressionistica, come nella bellissima scene delle ombre che si muovono nella casa della protagonista. Ma la parte da leone la fanno le numerose scene ironiche e grottesche in cui la protagonista si trova a subire le più paradossali “torture”, sballottata e maltrattata in un modo così eccessivo da portare “Drag Me to Hell” davvero più vicino a un cartoon di Wile E. Coyote piuttosto che a un film horror. Ma “Drag me to Hell” non è un’operazione auto celebrativa, come qualcuno ha voluto suggerire, piuttosto è un ulteriore dichiarazione d’amore verso il cinema di genere e verso l’estetica da fumetto che il regista ha sempre manifestato. Un regista capace come pochi di riuscire a fare divertire il suo pubblico con originale intrattenimento senza pretese, sempre ricco di inventiva ed esplicita passione. Se poi riusciamo a intravedere nell’incipit del film anche un riflesso dell’attualità finanziaria riguardo la crisi dei mutui e la condizione da continua allerta in cui versano le banche, tanto meglio, un valore aggiunto all’opera di Raimi e ulteriore conferma che il genere horror è sempre pronto a fornirci un apprezzabile riflesso delle paure che gravano sulla società (e se ve lo siete perso, anche “Il Messaggero” non manca di portare all’attenzione accenni di crisi economica). Un po’ tutto contribuisce a fare di “Drag Me to Hell” un ottimo film: dallo script ordinato e ricco di ritmo narrativo – opera di Sam e Ivan Raimi – alle musiche dal sapore retrò di Christopher Young, fino alla prova dell’intero cast, in primis della brava e poco utilizzata Alison Lohman (“Big Fish”; “Il genio della truffa”), che qui veste i panni della protagonista. Un discorso a parte lo meritano i numerosi effetti speciali, che mai come questa volta appaiono sempre funzionali alla vicenda. Si fa uso di computer grafica, ma lo si fa in modo parsimonioso (forse giusto un paio di scene sono di troppo) e il grande del lavoro è affidato agli ottimi effetti di make-up e ai fantocci in silicone che designano perfettamente la matrice eighties che risiede dietro l’operazione (e non è un caso se il film si apre con il vecchio logo della Universal). Insomma “Drag Me to Hell” è un film imperdibile per chi vuole ritrovare un Raimi in salsa horror/baracconesca e per di più originale; un divertente e adrenalinico giro sulle montagne russe che si mostra come un’anomala operazione nostalgica e retrò, capace però allo stesso tempo ad essere fresca e moderna.

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