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Roberto Giacomelli
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Il mattino seguente la notte dell’attacco dei mostri al bar, una banda di motocicliste giunge sul luogo poiché Biker Queen, la leader, è alla ricerca di sua sorella gemella; lì scopre il suo cadavere, apprendendo dal barista sopravvissuto la sua fine e l’implicazione di Bozo nel suo decesso. Biker Queen, vogliosa di vendetta, carica sulla sua moto il barista e lo costringe a indicarle l’abitazione di Bozo. Le motocicliste giungono in paese e lo trovano abbandonato, con le strade colme di cadaveri: i mostri, infatti, non erano solo quelli che hanno assaltato il bar ma durante la notte hanno fatto razzia di umani anche in città. Dal momento che le creature girano ancora per le strade del paese, le motocicliste si uniscono a un gruppo di sopravvissuti e cercano riparo in un magazzino.
L’ottimo splatter low-budget “Feast”, esordio cinematografico di John Gulager e degli sceneggiatori Marcus Dunstan e Patrick Melton, ha avuto un tale successo tra gli appassionati di horror che lo stesso team, tre anni dopo il primo film, ha pensato di dare seguito alla vicenda delle misteriose creature affamate di carne e sesso, creando addirittura una trilogia. Purtroppo, però, il miracolo non si ripete e “Feast II – Sloppy Seconds” è il classico esempio di tracollo qualitativo dato dalla reiterazione della stessa idea e l’approdo al più economico home video.
Come da formula di (quasi) ogni sequel, Gulager decide di amplificare quelli che erano i punti di forza del prototipo, quindi splatter, ironia e situazioni bizzarre. Il suo portare all’eccesso
questi elementi però rende “Feast II” una sarabanda di stranezze sopra le righe spesso talmente fini a se stesse da stancare lo spettatore. Lo spessore narrativo da cui si costruisce il soggetto non si discosta molto dal primo film, lasciando così l’importanza del racconto secondaria alla costruzione di ogni singola scena; però “Feast” aveva una sua compattezza, “Feast II” appare più come un phamplet un po’ disordinato di idee atte a stupire-disgustare lo spettatore senza un reale perché di unitarietà narrativa: tutto succede, nel modo più paradossale possibile, solo per far dire allo spettatore “Foooorte! Che figataaa!”.
La costruzione delle scene di tensione viene completamente abbandonata a favore di un clima cartoonesco e bizzarro, a volte gratuitamente volgare, tanto che alcune situazioni ricordano vagamente un clima alla Troma, solo un po’ più soft. Esempio su tutti la lunga scena dell’autopsia al mostro in cui dal corpo della creatura fuoriescono di continuo gas puzzolenti, liquidi di dubbia provenienza che causano crisi di vomito collettivo ed eiaculazioni post mortem che inondano di sperma i volti delle motocicliste. Così facendo, Gulager tende a concentrare l’attenzione quasi esclusivamente sulle soluzioni disgustose
diminuendo paradossalmente anche lo splatter vero, infatti, seppur il sangue scorra copioso, gran parte delle scene gore si risolvono con lo sbudellamento da parte dei mostri sul malcapitato di turno.
Altro grande limite di “Feast II” sono proprio le creature mostruose. Nel primo film c’era il mistero sulla loro forma e anche quando nel finale venivano allo scoperto, un sapiente utilizzo di luci e montaggio facevano si che lo spettatore non capisse mai realmente con cosa i personaggi avessero a che fare. In questo sequel, invece, i mostri sono sempre ben visibili, se ne vanno in giro per le strade assolate della città e mostrano tutta la loro povertà realizzativa, dal momento che il film ha un budget anche inferiore a quello già esiguo del primo film. Un grosso errore da parte di Gulager che toglie phatos e mistero sulla figura di questi strani invasori dalla provenienza ignota.
Comunque la regia rimane di ottimo mestiere, sempre pronta a virtuosismi e invenzioni visive apprezzabili, così come la scrittura dei personaggi continua a puntare sulla diversificazione dalla massa, anche se c’è da dire che il voler accentuare i caratteri di stranezza nei personaggi toglie un po’ di efficacia dagli stessi, a differenza della perfetta calibratura del film precedente. Qui avremo a che fare con una banda di motocicliste
toste, tatuatissime e supersexy che, senza motivo, ad un certo punto del film fino alla fine si ritroveranno a recitare in topless; poi ci sono due fratelli wrestler nani, di cui uno superdotato, con nonna messicana a carico che da metà film in poi diventerà una sorta di zombi in continua putrefazione. Il circo si chiude con un triangolo composto da un subdolo venditore di auto usate, sua moglie oca e colma di fede e il di lei amante, che poi sarebbe un collega di lavoro del marito. Naturalmente tornano anche alcuni personaggi del film precedente, il barista e la “traditrice” Honey Pie, sempre interpretati da Clu Gulager e Jenny Wade.
“Feast II – Sloppy Seconds” è dunque un film fortemente targettizzato, incapace di replicare l’exploit del film precedente e più mirato agli amanti del trash dichiarato e dell’intrattenimento triviale. Ci si diverte e anche molto, però di certo siamo lontani da quello che potrebbe essere definito un bel film.