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IL CERVELLO DEI MORTI VIVENTI

Nothing But the Night

1973 GB
febbraio 16, 1973

Registi

Peter Sasdy

Cast

Christopher Lee, Peter Cushing, Diana Dors, Georgia Brown, Keith Barron, Gwyneth Strong, Fulton Mackay, Michael Gambon, Duncan Lamont, Kathleen Byron
Horror Thriller Crime Mistero
HMDB

RECENSIONI (1)

AC

Andrea Costantini

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Una serie di suicidi e incidenti sta sconvolgendo la città. Uno su tutti attira l’attenzione del dottor Haynes e del colonnello Bingham: l’incidente del pulmino che trasportava i bambini dell’orfanotrofio. Mary, una bambina sopravvissuta, è sconvolta e nel sonno dice cose che fanno insospettire il colonnello. Forse non si tratta di incidenti ma c’è qualcosa di organizzato e tutto ruota intorno all’orfanotrofio. Come spesso accadeva in quegli anni e accade tutt’oggi, la traduzione dei titoli dalla lingua originale all’italiano ha scaturito risultati fastidiosi ed ingannevoli. La maggior parte delle volte il totale storpiamento di un titolo è stato un espediente per attirare le masse nelle sale. Un esempio eclatante risale al 1973, anno in cui uscì “Il cervello dei morti viventi”, “traduzione”del ben più efficace “Nothing but the Night”. Come è possibile credere che una storpiatura di queste dimensioni non sia stata fatta ai soli fini pubblicitari se si considera che nel film in questione non si vede neanche l’ombra di un morto vivente? Semplice, perché solo cinque anni prima il buon Romero ha sconvolto il mondo con i suoi morti viventi che ritornano dalle fosse e nominarli in una pellicola fatta pochi anni dopo avrebbe sicuramente riscosso una notevole affluenza di pubblico, indipendentemente dall’argomento trattato. Tratto dal romanzo di John Blackburn, il film parte piuttosto bene con una serie di omicidi, apparentemente casuali e che saranno fatti passare per suicidi o incidenti: un uomo cade da un balcone, una donna viene uccisa con un colpo di pistola, una macchina finisce giù da una scarpata e un incidente che coinvolge un pulmino di un orfanotrofio con a bordo numerosi bambini, nel quale perde la vita soltanto l’autista bruciato vivo, nonostante il veicolo non abbia preso fuoco. Tutte le morti sembrano avere qualcosa in comune e tutte sono concentrate nei primissimi minuti di film. E ciò è un bene perché si parte letteralmente con il botto. L’estasi però piano piano scema perché, con l’arrivo della polizia e con l’aiuto di un medico che pare aver capito qualcosa, le indagini si fanno lente e dettagliate, troppo dettagliate a tal punto da far perdere di mordente la storia, causando continui sbadigli allo spettatore. Una parte centrale lunga, fatta di sospetti degni del più classico dei gialli con la polizia che indaga e le persone coinvolte nella storia che cadono come mosche. Sono tanti i momenti in cui si rischia di togliere il disco dal lettore come la fuga della madre di Sara, davvero senza fine. Non si può certo parlare di un brutto film. La storia c’è e si sviluppa coerentemente, gli attori sono tutti in parte con in testa due grandi come Christopher Lee e Peter Cushing e un finale shock, che risolleva l’attenzione, ma tutto passa in secondo piano davanti alla totale assenza di ritmo. Se si fosse trattato di un medio metraggio allora avrebbe funzionato alla grande. Il film non ha avuto neanche il successo previsto, infatti è stato il primo e unico prodotto della Charlemagne, neonata casa di produzione di Christopher Lee e Anthony Nelson-Keys che ha chiuso i battenti dopo l’insuccesso del film. Impossibile durante il finale non pensare ad un altro film che usciva nello stesso anno. L’attore protagonista era sempre Christopher Lee e la qualità del film era decisamente più alta. Il film in questione è “The Wicker Man”, capolavoro dell’horror del 1973. Chi ha copiato da chi? Aggiungere mezza zucca

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