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Roberto Giacomelli
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Una bambina perde il suo dentino e la madre le consiglia di metterlo sotto il cuscino perché la fatina dei denti lo avrebbe portato via lasciandole una moneta. La bambina accetta il consiglio e quella stessa notte mette il suo dente sotto il cuscino. Il giorno dopo la bambina racconta alla madre di aver ricevuto la visita della fatina, ma la donna non dà peso alla cosa finché viene convocata dalla maestra che la informa di aver requisito alla bambina un’antica moneta e una scatola piena di denti da latte che la bambina si era fatta dare dai suoi compagni di scuola. Chiedendo spiegazioni alla figlia, la donna apprende che la fatina arriva ogni notte a farle visita e che vuole i denti… tanti denti!
“The Fairy” è un prodotto doppiamente singolare. Per prima cosa ci troviamo di fronte a un cortometraggio che altro non è che un pilota per una serie tv horror tutta italiana, una sorta di “Masters of Horror” dal sapore macabro/fiabesco che si chiama “Fairytales”, prodotta dalla One More, casa di produzione romana con all’attivo alcuni importanti spot pubblicitari e videoclip musicali. In secondo tempo perché si tratta, a detta dei produttori, della prima serie tv girata con le nuove tecniche della stereoscopia, ovvero in 3D (anche se il film da me visionato era in 2D), tanto per rimanere al passo coi tempi.
Ma cotanta innovazione e grandiosità coinciderà poi con una qualità degna di tanti paroloni? A guardare “The Fairy” si può tranquillamente annuire perché la qualità sembra davvero la parola d’ordine, dinnanzi a quello che sotto gli occhi di tutti è un prodotto di ottima fattura.
Diretto da Ascanio Malgarini e Christian Bisceglia il corto in questione ha il grande pregio di mostrare una confezione internazionale, un bel biglietto da visita per il nostro Paese per potersi contraddistinguere a livello mondiale anche per quanto riguarda il settore televisivo, vero e proprio punto di non ritorno per tante produzioni nostrane fagocitate dal camposanto del tubo catodico.
“The Fairy” vuole raccontarci una storia per adulti prendendo il punto di vista di una bambina, la classica storia di fatine e magie che si trasforma in una macabra poesia di spettri. Il punto di svolta a questa prospettiva è la lente con cui si guarda alla vicenda: finché lo spettatore si approccia alla vicenda attraverso gli occhi della bambina, la presenza che infesta il film è la fata dentina di tanti racconti popolari, unico punto d’aggancio fornito da un adulto agli eventi che la notte si svolgono nella stanza della bambina. Nel momento in cui, però, è un adulto ad osservare il narrato, si cambia prospettiva e il mondo fatato si trasforma in incubo sicuramente più vicino allo spettatore, un terrificate incubo fatto di spettri rancorosi.
Il modo con cui Bisceglia e Malgarini gestiscono questo mutamento di punto di vista è magistrale, con pochi minuti (una ventina) riescono a raccontare una storia dandole un incredibile senso di compiutezza, tanto che a fine visione si ha la sensazione di aver assistito a un lungometraggio per l’ampiezza di respiro che si riesce a dare all’intera vicenda. Un film completo, dunque, malgrado il linguaggio del cortometraggio, e questo è già un grande traguardo, dal momento che spesso il problema di questo mezzo espressivo è proprio la difficoltà di trovare una storia adatta al minutaggio ridotto.
Prendendo in prestito qualche suggestione tipicamente statunitense, con riferimenti non casuali all’horror di Jonathan Liebesman “Al calare delle tenebre”, “The Fairy” presenta una confezione di tutto rispetto con un’ottima fotografia, costantemente virata verso colori plumbei grigio-bluastri, e una regia particolarmente ispirata, che mostra un estro virtuosistico già dalla lunga carrellata iniziale. Molto buono anche il senso di inquietudine che il corto riesce a trasmettere nello spettatore, grazie anche ad un paio di sequenze realmente terrificanti, su tutte quella finale.
Nel ruolo della mamma protagonista troviamo Harriet McMasters-Green, già protagonista di “Smile” di Francesco Gasperoni.
Insomma, “The Fairy” è davvero un’opera che vale, un corto tutto italiano che ha le potenzialità per competere seriamente anche sul mercato internazionale. Ci si augura a questo punto che il progetto “Fairytales” possa andare in porto nella sua interezza e che potremo vederlo presto.