L'Occhio Dietro la Parete backdrop
L'Occhio Dietro la Parete poster

L'OCCHIO DIETRO LA PARETE

L'occhio dietro la parete

1977 IT
giugno 7, 1977

Ivano, anziano invalido particolarmente ricco e vizioso, comincia a spiare il giovane inquilino Arturo e i suoi incontri galanti, avvalendosi di un sofisticato sistema di telecamere e microfoni nascosti nell'appartamento che gli ha affittato. Poiché la sola visione non lo soddisfa appieno, convince la figlia Olga, anche lei incuriosita dal giovane, ad avere una relazione con lui. Poco per volta però Arturo, dietro l'apparenza di bell'uomo, sembra nascondere abitudini poco comuni.

Registi

Giuliano Petrelli

Cast

John Phillip Law, Fernando Rey, Olga Bisera, José Quaglio, Jho Jhenkins, John P. Dulaney, Enzo Robutti, Mónica Zanchi, Roberto Posse
Horror Thriller
HMDB

RECENSIONI (1)

RG

Roberto Giacomelli

skull skull skull empty skull empty skull
Lo scrittore Ivano è rimasto paralizzato dopo un terribile incidente automobilistico in cui ha perso la vita suo figlio. Ora Ivano vive insieme alla giovane Olga e ha preso l’abitudine di spiare con un sofisticato sistema di sorveglianza gli inquilini dell’appartamento adiacente al suo, che lui stesso affitta. Quando Arturo, il nuovo inquilino, mostra di essere aperto ad eccentriche pratiche sessuali, Ivano decide di mandare Olga tra le braccia dell’ospite per placare la sua morbosa curiosità di voyeur. Ma Arturo nasconde un tremendo segreto… Strano film “L’occhio dietro la parete”. Siamo nei territori della contaminazione infra-genere in cui dramma, erotico e thriller convivono in modo del tutto naturale. E forse è proprio qui che risiede la maggiore forza di questo film, ovvero riuscire a costruire una storia che inizia come un thriller, si evolve come un dramma erotico e si conclude come un thriller a tinte drammatiche. Ogni passaggio di genere è del tutto naturale e le scelte sulle quali opta il regista sono completamente attinenti alla storia. Ora c’è da dire però che Giuliano Petrelli, più noto come attore (“La mala ordina”, “Cuore di cane”) e qui in veste di regista e sceneggiatore, sembra un po’ indeciso su cosa debba essere in “sostanza” la sua opera. Film sociologico oppure originale esempio di exploitation? Il risultato in fin dei conti non è ne l’uno ne l’altro: troppo “scollacciato” e farsesco per essere un film “colto”, troppo serio e concettualmente “impegnato” per essere un film di bassa lega. Alla fine ci ritroviamo con un film forse non del tutto riuscito ma singolare, e lo teniamo volentieri così. Petrelli, che con questo film si cimenta diligentemente per la prima ed ultima volta con la regia, cerca di seguire la sottile linea che demarca il confine tra denuncia sociale ed esibizione voyeuristica. “L’occhio dietro la parete” è infatti un documento di denuncia verso il tipo di cinema (e spettacolo in generale) a cui esso stesso appartiene. Non è difficile sovrapporre la figura dello spettatore che assiste a “L’occhio dietro la parete” a quella di Ivano, scrittore paraplegico guardone; entrambi sono “morbosamente” interessanti ad uno spettacolo a cui non possono prendere parete e, forse anche per questo, sperano che possano non essere posti limiti a ciò che si presenta ai loro occhi. Una sorta di “Grande Fratello” televisivo ante litteram, un film premonitore di una moda da tubo catodico destinata, nel giro di una ventina d’anni, a portare all’assuefazione lo spettatore comune che all’epoca sarebbe rimasto shockato da tale morbosità. Partendo da questo presupposto Petrelli sottopone il suo personaggio voyeur, e dunque lo spettatore, ad una serie incredibile di argomenti tabù e deviazioni psico-sessuali che vanno con disinvoltura dall’omicidio a sfondo sessuale all’incesto. A conti fatti nel film non è mostrato molto, anzi per lo più si suggerisce, lasciando comunque allo spettatore la sensazione di aver partecipato in prima persona agli eventi grazie ad un’efficace phatos partecipativo che raggiunge inquietantemente il suo apice nella scena della sodomia interraziale. Come dicevo, Petrelli dà vita ad un’opera di denuncia, ma allo stesso tempo crea un film che si inserisce a pieni meriti proprio nel vasto calderone dei film sadici che vorrebbe attaccare. Non si capisce se questo sia un bene o meno, ma i fans del “genere” hanno da che rimanere soddisfatti. Il terzetto di attori principali è formato da bravi professionisti: lo spagnolo Fernando Rey (“La polizia incrimina, la legge assolve”; “Quell’oscuro oggetto del desiderio”) vesti i panni di Ivano caratterizzando in modo efficace la sua psiche contorta; Olga Bisera (“Diario segreto di un carcere femminile”; “La vergine, il toro e il capricorno”) dà vita ad un’ambigua e affascinate Olga; John Philip Law (“Diabolik”; “Polvere di stelle”) è invece il misterioso Arturo, che ad inizio film si esibisce in una grottesca scena in cui fa ginnastica completamente nudo. Film curioso, dunque, a tratti anche difficile da giudicare con obiettività, ma che andrebbe comunque recuperato da tutti gli amanti del mitico (e defunto) cinema italiano di genere.