Nella Rete del Serial Killer backdrop
Nella Rete del Serial Killer poster

NELLA RETE DEL SERIAL KILLER

Untraceable

2008 US
gennaio 22, 2008

Una gattina viene uccisa in diretta sul web. Il sito da cui provengono le immagini si chiama Killwithme. Il Dipartimento di Polizia di Portland, nell'Oregon, ha una sezione dedicata ai crimini commessi in rete e ad occuparsi del caso sono l'agente Jennifer Marsh e il collega Griffin Dowd. Jennifer ha una figlia che vive con lei insieme alla madre. La sua vita familiare finisce però inevitabilmente con l'intrecciarsi con il suo lavoro. Anche perché il killer mediatico passa dagli animali agli uomini e mette in atto un gioco estremamente perverso: più collegamenti ci saranno al suo sito e più velocemente le sue vittime, che provvede a torturare in diretta, andranno incontro alla morte. Il tempo ovviamente stringe anche perché il sito non è riconducibile al suo titolare; è cioè (come vuole il titolo originale) 'untraceable'.

Registi

Gregory Hoblit

Cast

Diane Lane, Billy Burke, Colin Hanks, Joseph Cross, Mary Beth Hurt, Peter Gray Lewis, Perla Haney-Jardine, Christopher Cousins, Jesse Tyler Ferguson, Brynn Baron
Dramma Horror Thriller Crime Mistero
HMDB

RECENSIONI (1)

RG

Roberto Giacomelli

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L’agente di polizia esperta in crimini informatici Jennifer Marsh si imbatte nel sito “Kill with me.com” in cui è presentato in diretta il video di un gattino agonizzante, ucciso da una trappola innescata dal contavisite del sito: più visite il sito riceve, più in fretta il gattino muore. Il sito è sottoposto ad un rapido passaparola e il suo webmaster come seconda vittima non si limita ad un altro animale, ma rapisce un uomo e lo sottopone ad una nuova tortura, regolata dal medesimo principio del contavisite. L’agente Marsh, aiutata dal detective Box, si mette alla ricerca dell’irrintracciabile killer, che nel frattempo è diventato una celebrità del web oltre che uno dei criminali più pericolosi in circolazione. Da quando John Kramer, l’Enigmista, ha iniziato il suo perverso gioco di tortura in quello squallido bagno locato chissà dove, qualche cosa nel modo di fare thriller al cinema è cambiato. Non solo si è acuita l’attenzione verso il particolare gore e verso la spettacolarizzazione del dolore e della sofferenza psicologica, ma anche l’escogitazione di elaborate trappole di morte architettate in luoghi angusti e anti-igienici e un moralismo (quasi) latente hanno preso il predominio in alcune recenti produzioni thriller, creando un vero e proprio filone a sé. “Nella rete del serial killer”, ultima fatica della star del thriller psicologico made in USA Gregory Hoblit (“Schegge di paura”; “Il tocco del male”), si inserisce in questo filone proprio nel suo momento di successo, ma lo fa senza copiare il già esistente e con l’intenzione di destinare il prodotto ad un target sicuramente più maturo. Il risultato è un thriller con caccia al serial killer dall’impianto postmoderno, contaminato però con il linguaggio della rete e con gli eccessi grandguignoleschi cari alla saga “Saw”. A conti fatti sembra di assistere ad un ibrido tra “Il collezionista di ossa”, “Feed” e “Saw” in cui dal primo proviene la parte poliziesca, dal secondo l’utilizzo del web come luogo d’azione del killer, e dal terzo la fantasia nelle trappole mortali. Hoblit dirige con la solita professionalità di chi sa svolgere il proprio mestiere, anche se non riesce ad infondere all’opera quel tocco di personalità che avrebbe potuto far emergere il film dalla massa dei prodotti analoghi. Fortunatamente la storia sceneggiata dal trio Robert Flyvolent, Mark Brinker e Allison Burnett è sufficientemente dinamica e coinvolgente da tenere sempre ben desta l’attenzione dello spettatore, anche se il film incappa in diverse banalità che si riscontrano spesso nei thriller con serial killer, tra cui una certa prevedibilità nell’evolvesi della storia e un movente per l’assassino costruito con il pongo. Decisamente buona la caratterizzazione di alcuni personaggi, su tutti la protagonista interpretata da una sempre brava Diane Lane (“Unfaithful – L’amore infedele”) che ci offre il ritratto di una poliziotta non molto originale ma credibile. Come spesso accade per i poliziotti da thriller, anche qui c’è una situazione familiare non proprio ottimale (vedovanza e figlia piccola da crescere) ed è proprio l’insistenza su questo aspetto, relegando alla marginalità sangue e budella, che fanno di “Nella rete del serial killer” un prodotto targettizzato ad un pubblico differente in confronto a quello che normalmente acclama i torture porn. Ed è forse proprio questa ambiguità d’intenti che ha penalizzato questo film, facendone un flop: anima del thriller psicologico costruito sui personaggi e corpo del torture porn costruito su trappole efferate. I momenti gore sono più accennati che esibiti, ma il killer che agisce nel film di Hoblit ha una fantasia non troppo differente da quella dell’Enigmista, sottoponendo le proprie vittime a macchinari infernali che elargiscono anticoagulanti, vetriolo e permettono di essere lentamente bruciati vivi. Ciò che rappresenta la forza di “Nella rete del serial killer” è il modo in cui agisce il killer, che in realtà killer non è; infatti, proprio come il più celebre collega protagonista di “Saw”, anche l’aguzzino di questo film non uccide mai personalmente le proprie vittime, ma lo fa fare a coloro che si collegano al suo sito, palesando così il parallelismo tra spettatore/voyeur/utente e reale carnefice. La curiosità e la voglia di vedere “oltre” che spinge l’utente del sito “Kill with me” sono i reali motivi che portano alla morte i poveracci intrappolati nello scantinato del killer; la voglia di vedere e di vedere sempre di più è anche più letale dell’amorale azione di chi mette in scena lo spettacolo. L’esplicita critica alla società dello spettacolo, portata all’estremo con la moda degli ultimi anni dei reality show, e alla facilità con cui internet dona certi spettacoli è esplicita e più o meno condivisibile, ma il modo in cui questo messaggio è espresso ha una particolare forza comunicativa che fa dell’ultima immagine di “Nella rete del serial killer” una delle più efficaci, ciniche e sarcastiche interpretazioni negative della net generation. Insomma, “Nella rete del serial killer” è un film che trova nella sua mancanza di originalità il suo punto di forza, utilizza linguaggi e idee già espressi da altri per intraprendere poi una personale strada. Il problema del film è però proprio la commissione di linguaggi: i fans del torture porn troveranno questo film troppo soft e probabilmente noioso, mentre gli abituali spettatori dei thriller d’investigazione potrebbero non gradire le truculenze e la prevedibilità narrativa del film. Un buon film, ma a chi consigliarlo?

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