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Giuliano Giacomelli
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Linda è felicemente sposata con Jim, ha due bambine, vive in una bella villa e trascorre una vita spensierata e allegra. Una vita ideale, quella di Linda, destinata però drasticamente a cambiare una mattina quando un agente di polizia le bussa alla porta e le comunica che suo marito, Jim, ha subito un incidente stradale ed è morto sul colpo. Linda cade in depressione e vede la sua vita frantumarsi, ma qualche cosa di strano si cela dietro l’angolo: la mattina seguente, infatti, Linda noterà che Jim è ancora vivo e sta facendo spenzieratamente colazione in cucina esattamente come tutte le mattine. La donna sarà spinta a pensare che tutto è stato solo un brutto sogno, ma la realtà è ben diversa e da quel momento per Linda i giorni della settimana iniziano ad alternarsi senza alcuna logica e scoprirà che il giorno in cui Jim avrà l’incidente deve ancora arrivare…
Con “Premonition” ci troviamo di fronte ad un thriller soprannaturale che potrebbe essere letto, senza grosse difficoltà, come un film sui viaggi nel tempo e, perché no, come un lontano parente della commedia con Bill Murray “Ricomincio da capo”. Proprio come nel film di Harold Ramis, in cui Bill Murray ogni mattina al suon della sveglia si rendeva conto di vivere sempre la stessa giornata, abbiamo la protagonista Linda che, ogni mattina, si troverà a dover vivere un nuovo giorno della settimana senza, però, rispettare alcun ordine cronologico; si troverà così a fare frequenti incursioni nei giorni futuri della settimana per poi tornare a vivere giorni passati, il tutto nella settimana in cui ci sarà il tragico incidente automobilistico che toglierà la vita al marito. Sarà una corsa contro e con il tempo quella di Linda, per cercare di cambiare il fato al fine di salvare la vita del marito.
L’idea che giace alla base di “Premonition”, c’è da ammetterlo, non è niente male in quanto si avvale di una tematica (quella del cercare di cambiare gli eventi passati) che, in un modo o nell’altro, incuriosisce e intriga un po’ tutti, inoltre alcuni ottimi spunti nel soggetto riescono a rendere il prodotto persino originale.
Uno spunto di partenza più che valido, dunque, che disponeva di grosse ragioni per indurre lo spettatore a sperare in qualche cosa di buono. Purtroppo, però, tutte le speranze vengono amaramente tradite a causa di rilevanti difetti legati, per lo più, a infelici scelte intraprese durante la stesura della sceneggiatura . Lo script del film non si predispone a facili e gratuite critiche poiché appare piuttosto professionale ed elaborato in quanto, a termine visione, ogni tassello riesce a trovare il giusto collocamento offrendo un quadro generale piuttosto chiaro che non lascia spazio a fastidiosi punti interrogativi; ma se lo script può essere esente da ogni critica sotto un punto di vista professionale non lo è assolutamente sotto un punto di vista contenutistico poiché, specie nel finale, si abbandona ad una marea di banalità e luoghi comuni che smorzano, in toto, la genialità cui faceva aspirare il plot. Tra le tante banalità quella che forse può risultare più “pesante” è legata alla caratterizzazione dei rapporti intra-familiari che si articolano tra tanti cliché risaputi e del tutto prevedibili (classica famigliola felice, apparentemente, ma con profonde fratture legate ad un rapporto che si accinge a finire a causa di tradimenti).
Non salva la situazione, anzi la peggiora notevolmente, il pasticciato finale all’insegna dell’happy end che, seppur non propriamente “happy”, si abbandona negli ultimi minuti a toni esasperatamente sdolcinati ed estremamente fuori luogo che concedono al film sentimentalismi inutili e inappropriati.
Una doverosa critica, inoltre, deve essere esposta nei confronti del cast davvero poco convincente. Protagonisti della pellicola sono la sempre deludente Sandra Bullock (“The Net”, “Formula per un delitto”) e l’inespressivo Julian McMahon (il Dr. Destino de “I Fantastici 4”). Entrambi gli attori, infatti, appaiono estremamente spaesati e totalmente svogliati come se non vedessero l’ora che arrivasse la fine delle riprese; non mancano, però, personaggi di contorno che offrono valide interpretazioni come un sempre bravo, ma decisivamente sottovalutato, Peter Stormare (“8mm”; “Bruiser”, “Jurassic Park – Il mondo perduto”) qui nei panni del Dr. Norman Roth.
In conclusione “Premonition” è un thriller davvero molto deludente che disponeva di un grosso potenziale per dare vita a qualche cosa di innovativo e piacevole ma a causa di tante ingenuità, banalità e un finale davvero penoso risulta essere solo un blando filmetto davvero poco incisivo, destinato a lasciare l’amaro in bocca e ad essere dimenticato il prima possibile.
Da tener conto che la votazione, apparentemente generosa, è stata arrotondata per eccesso. Merita sicuramente mezzo voto in meno.