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Roberto Giacomelli
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Los Angeles è sconvolta da piogge e tempeste che stanno mettendo in ginocchio la città, a ciò si aggiungono una serie di violentissimi tornado. Ma non si tratta di comuni tornando, perché al loro interno ci sono centinaia di squali, di ogni specie, che sono stati prelevati direttamente dall’oceano mentre migravano in massa, allarmati dalle condizioni climatiche. Il surfista Fin decide di spostarsi dalla costa, dove lavora come barista, alle colline di Los Angeles per andare incontro ai figli e all’ex moglie e nel viaggio lo accompagnano la collega Nova e gli amici Baz e George. Ma sopravvivere ai tornado e agli squali che ora infestano le strade allagate della città sarà dura.
Toglietevi il cappello, se ne avete uno in testa, e salutiamo tutti insieme con orgoglio “Sharknado”, il più grande successo commerciale di casa The Asylum, nonché uno dei loro assurdamente migliori film in assoluto.
Che i soggettisti e gli sceneggiatori della The Asylum abbiano un ben preciso modus operandi è ormai chiaro da tempo, una modalità che può svilupparsi in due modi: creare delle modeste copie dei blockbuster americani di imminente uscita oppure dar vita ex novo a prodotti originali ma decisamente insoliti.
“Sharknado” appartiene a questa seconda categoria e ormai ogni dubbio sul processo creativo degli “operai” Asylum è tolto: prendi un bussolotto, metti dentro dei foglietti con su scritto un tema-un oggetto-una situazione, gira per bene il bussolotto, estrai a casaccio e crea la storia. Non c’è altra spiegazione al modo in cui sia potuto venir fuori un soggetto come quello di “Sharknado”, firmato, come la sceneggiatura, da Thunder Levin (“Atlantic Rim”, “AE: Apocalypse Earth”).
Un soggetto che ha del geniale, diciamocelo chiaramente! Cioè, gli squali, per qualche strano motivo, sono pane quotidiano per queste produzioni low-budget per la tv via cavo e ce li stanno servendo in ogni salsa: giganti e preistorici (Mega Shark vs. Giant Octopus), meccanici (Mega Shark vs. Mecha Shark), a due teste (2-Headed Shark Attack), in grado di nuotare nella sabbia (Sand Sharks), fantasmi (Ghost Shark) e ibridati a qualsiasi altro animale (Sharktopus, per esempio). Ma un branco di squali scagliati su ogni dove da un tornado che li ha rastrellati, beh… questo decisamente mancava.
“Sharknado” ha tutti i limiti delle produzioni The Asylum e forse anche di più, visto che l’idiozia di alcune situazioni e gli errori logici raggiungono vette molto alte, con squali che spuntano in luoghi davvero improbabili, tornado che agiscono contro ogni legge fisica e il livello dell’acqua misteriosamente sempre diverso, in base alle esigenze della scena. Gli effetti speciali, poi, sono un qualche cosa di profondamente brutto, con squali per lo più realizzati in computer grafica ma con una resa che li fanno somigliare a una preview effettistica ancora non rifinita.
Eppure, malgrado questi dati oggettivi e mille altri macroscopici problemi legati alla costruzione dei personaggi e alla regia piattissima (di Anthony C. Ferrante, quello di “Boo – Morire di paura”), “Sharknado” è divertimento genuino, un film così spudoratamente e consapevolmente assurdo da lasciare un sorriso a trentadue denti durante tutta la visione del film.
In un cast che comprende nomi anche noti come Tara Reid (“American Pie”), Ian Ziering (lo Steve di
“Beverly Hills 90210”) e Jon Heard (“Fuori orario”, “Mamma ho perso l’aereo”),si fa notare soprattutto Cassie Scerbo (“Ragazze nel pallone”) nel ruolo della tosta barista, più che altro per innegabili doti fisiche.
Non mancano, inoltre, zampate di splatter qua e là e scene stra-cult come Ziering che entra volutamente in bocca a uno squalo bianco armato di motosega, per riuscirne poi dalla pancia squartando il pesce dall’interno. Insomma, tanta roba.
Se state cercando un film per una serata tra amici votata al “cazzeggio” più becero, “Sharknado” è la risposta definitiva. E visto il successo, è in arrivo il sequel: “Sharkando 2: The Second One”!
Astenersi spettatori dotati di buon gusto.
Aggiungete mezza zucca.
“Sharknado” è distribuito in Italia da Minerva Pictures direttamente in DVD (niente alta definizione Blu-ray). Un DVD superiore alla media dei film arrivati in Italia e targati The Asylum, in quanto provvisto della doppia traccia audio (Inglese e Italiano) e di contenuti extra che comprendono le papere sul set. Buono anche a livello video, con immagine pulita e ben definita. Niente sottotitoli.