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BLOOD FEAST 2 - ALL YOU CAN EAT

Blood Feast 2: All U Can Eat

2002 US
marzo 31, 2002

Il giovane Fuad Ramses III eredita un’attività di catering, da gestire nello stesso negozio dove molti anni prima il nonno uccise diverse ragazze. Il suo primo lavoro sarà organizzare un pranzo matrimoniale. Nel retro del locale l’uomo scopre una statua della divinità egizia Ishtar, e sotto la spinta dell’influsso malefico della Dea, comincia a rapire, massacrare e triturare una vasta serie di gentili donzelle, per preparare un perfetto buffet di sangue e interiora umane.

Registi

Herschell Gordon Lewis

Cast

John McConnell, Mark McLachlan, Melissa Morgan, Toni Wynne, J.P. Delahoussaye, John Waters, David F. Friedman
Horror Commedia
HMDB

RECENSIONI (1)

RG

Roberto Giacomelli

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Fuad Ramses III eredita dal nonno un’attività di catering. Ma la bottega in cui il ragazzo allestisce la propria attività è stata teatro, quarant’anni prima, di cruenti omicidi rituali perpetrati proprio da suo nonno. Fuad trova nel retrobottega una statua della dea egizia Ishtar e, proprio come era accaduto al suo antenato, rimane sotto la sua influenza costretto ad uccidere giovani donne per omaggiare la dea e consentire la sua resurrezione. Nel frattempo la signora Lampley assume Fuad per occuparsi del servizio di catering per il matrimonio di sua figlia Tiffany. A distanza di ben trent’anni dalla sua ultima prova registica (“The Gore Gore Girls”, datato 1972) Herschell Gordon Lewis torna dietro la macchina da presa e si cimenta con il sequel (ma sarebbe quasi più opportuno chiamarlo remake) del suo primo film, il cult “Blood Feast”. Lewis, che è noto con l’appellativo “The Godfather of Gore”, ovvero padrino del gore, dal momento che introdusse questo elemento nel mondo del cinema horror, era uscito di scena perché riteneva il genere ormai saturo di film simili a quelli che dirigeva lui: ciò che inizialmente era considerato molto innovativo aveva perso verve e l’originalità aveva ceduto il passo alla conformazione. Dal momento che Lewis riteneva inutile continuare su una strada ormai fin troppo battuta, decise di cambiare settore, cedette i diritti delle sue opere e si gettò sul marketing, allontanandosi così dal mondo del cinema. In questi ultimi anni il cinema di Lewis è stato in più occasioni celebrato tanto che due suoi film hanno anche goduto di rifacimenti (“2001 Maniacs” di Tim Sullivan e “The Wizard of Gore” di Jeremy Kasten) e lui stesso è stato più volte contattato da produttori intenzionati a farlo tornare dietro la macchina da presa. Lewis ha tenuto duro, scoraggiato dall’esiguità delle produzioni e dalla mancanza di un vero contratto che gli garantisse la paga, finché nel 2002, a trentanove anni esatti dal suo esordio con “Blood Feast”, il produttore Jacky Lee Morgan riesce a convincerlo a girare questo fantomatico “Blood Feast 2”. C’è da dire che lo stesso Lewis non va particolarmente fiero di “Blood Feast 2”, ha più volte ribadito che lui è stato il semplice esecutore di un progetto altrui e che il risultato finale non è stato quello sperato…in fin dei conti è difficile dargli torto, dal momento che “Blood Feast 2” è davvero robetta, uno splatter semi-demenziale con un vistoso low budget. Eppure, nonostante i suoi macroscopici limiti, il ritorno del Maestro ha un suo (seppur futile) perché, un certo fascino perverso che non può mancare di ammaliare il fanatico dell’horror artigianale di un tempo. “Blood Feast 2” va preso semplicemente per quello che è, ovvero un’opera goliardica e nostalgica, uno splatterone da quattro soldi che se visto con lo spirito giusto può divertire. L’amatorialità di fondo è evidente, perciò attori tutti pessimi che recitano un copione sgangherato (opera di W. Boyd Ford) pieno di dialoghi sopra le righe ed effetti speciali vistosamente finti ma eccessivi e divertenti. Il ritmo è sostenuto e scandito dalle numerose morti che compongono - stringi stringi - l’intera ossatura del film, anche se si ha la sensazione che la durata sia eccessiva e che una decina di minuti in meno avrebbero giovato all’intero film. Ciò che delude maggiormente di questa pellicola è la reale utilità dell’operazione: ok, ha segnato il ritorno al cinema di Herschell Gordon Lewis, però per quale motivo ripetere per filo e per segno il film precedente senza aggiungere nulla di nuovo? Un film-fotocopia che ha dalla sua giusto una dose massiccia d’ironia, cosa che mancava al capostipite, e la “novità” di una sfilza di scene soft-core con bellezze siliconate ignude, cosa impensabile per il 1963. E pensare che nel 1987 Jackie Kong ha diretto “Il ristorante all’angolo” il cui titolo di lavorazione era proprio “Blood Feast 2”, un film che omaggiava con rispetto l’opera di Lewis, ma piuttosto che ripetere la medesima storia si era cercato di apportare modifiche sostanziali, compreso l’inserimento di ironia demenziale. “Blood Feast 2”, dunque, appare immotivato, un’opera da salutare con affetto da parte del fan ma che, di fatto, non ha alcun vero merito. Curioso l’omaggio ad “Halloween” nei nomi dei due detective protagonisti (Loomis e Myers) e gustoso il cameo del re del trash americano John Waters nel ruolo del reverendo pedofilo. Visiona il trailer di BLOOD FEAST 2