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Roberto Giacomelli
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Maria ha appena perso la sorella, morta suicidata per non ben chiari motivi. Tre compagne di università di Maria, organizzano un viaggio di piacere, e una di loro insiste per portare con loro anche l’amica, depressa per distrarla dall’accaduto. Durante il tragitto, decidono di passare la notte in una paesino del Messico in cui una delle ragazze ha casa. Maria è continuamente perseguitata da terrificanti visioni e incubi, in cui vede la sorella morta che tenta di avvertirla su un imminente pericolo: infatti un demone del folckrore messicano, El Charro, le sta dando la caccia perché lei è la discendente della donna che rifiutò il suo amore e lo costrinse a trasformarsi in un mostro sanguinario.
Distribuito in Italia per il solo mercato dell’home video con il discutibile titolo “The Curse – La maledizione” (probabilmente per sfruttare il successo di “Cursed – Il maleficio” di Craven, distribuito a noleggio negli stessi giorni), questo film è un insolito horror – western molto curato sotto l’aspetto formale, anche se poco originale nei contenuti e nello svolgimento dell’intreccio.
Nelle intenzioni dei produttori probabilmente c’era la voglia di lanciare con El Carro, un nuovo boogeyman da serializzare alla pari di icone come Freddy Krueger e Jason Voorhees, ma visto lo scarso successo della pellicola sia in patria che all’estero, si può considerare l’operazione non propriamente riuscita sotto l’aspetto commerciale.
Comunque il villain di questa pellicola è abbastanza suggestivo: un tizio alto e polveroso, con indosso un poncho alla Clint Eastwood , un cappello da cowboy che gli copre il volto scheletrico e una sorta di machete stretto in pugno; anche se visto da lontano sembra fisicamente molto simile al Creeper di “Jeepers Creepers” e nella drammatica storia d’amore che l’ha forgiato può ricordare alla lontana Candyman. A vestirne i polverosi panni c’è Andrew Bryniarski, che si candida a diventare una nuova icona del cinema horror, dal momento che aveva già interpretato Leatherface nel remake di “Non aprite quella porta” e tornerà a brandirne la motosega nell’imminente prequel.
Sotto l’aspetto formale “The Curse” non ha nulla da invidiare alle produzioni ad alto budget hollywoodiane, anzi, è molto curato nella suggestiva fotografia (prediligendo tonalità calde che variano dal giallo all’ocra) e in alcune originali scelte visive e di montaggio (la lunga sequenza del flashback che racconta le origini del Charro, girata in stile film muto anni ’10 con tanto di didascalie) che donano un tocco di freschezza nel monotono panorama delle omologate produzioni horror degli ultimi anni.
La critica che si può lanciare verso questo film riguarda la poco omogenea scelta di ritmo che il regista Rich Ragsdale gli ha donato: infatti prima di entrare nel vivo della storia, bisogna aspettare circa quaranta minuti, e per vedere El Charro in azione si deve attendere l’ultima mezz’ora di film. Inoltre, alcune scelte narrative sono piuttosto discutibili (come l’entrata in azione di forze angeliche) e poco funzionali all’intreccio della storia.
Comunque nel complesso vale la pena dedicare un’ora e mezza alla visione di questo film, che risulta ben realizzato, e se non fosse stato per alcune considerevoli cadute di ritmo, avrebbe meritato mezzo voto in più. Sono presenti anche alcune scene gore.