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IN FONDO AL BOSCO

Promenons-nous dans les bois

2000 FR
giugno 13, 2000

Un gruppo di giovani attori è invitato alla villa di Axel de Fersen (François Berléand), ricco e paralizzato, per realizzare uno spettacolo in onore del suo strano nipotino Nicolas (Thibault Truffert), che non parla mai. Ad assistere de Fersen, c’è un inquietante e ambiguo tuttofare, Stéphane (Denis Lavant). I ragazzi inscenano una versione rivisitata, ma non troppo, di Cappuccetto Rosso. Una volta che tutti si sono ritirati per la notte, cominciano ad accadere cose strane.

Registi

Lionel Delplanque

Cast

François Berléand, Denis Lavant, Clotilde Courau, Clément Sibony, Vincent Lecœur, Marie Trintignant, Maud Buquet, Alexia Stresi, Michel Muller, Thibault Truffert
Horror Thriller
HMDB

RECENSIONI (1)

MC

Marco Castellini

In Fondo al Bosco

Cinque giovani attori vengono invitati nel castello dal proprietario, tale Axel de Fersen, per mettere in scena la favola di “Cappuccetto Rosso” (un po’ modificata, ad essere sinceri) per il compleanno del nipote autistico, con cui l’uomo vive assieme al suo guardiacaccia ed alla cameriera, ora andata a trovare la nipote malata. Nella zona, nel frattempo, la polizia sta dando la caccia ad un assassino stupratore. Una volta finita la recita, i protagonisti vengono decimati uno dopo l’altro da un misterioso omicida che indossa la maschera del Lupo Cattivo. I francesi dimostrano ancora una volta di essere tre spanne sopra di noi: questo “Promenons.-nous dans les Bois” (titolo originale, negli USA è stato distribuito come “Deep In The Woods”) è un piccolo gioiello di cinema di genere, il tipo di film che qui in Italia non si riesce più a fare. La storia, di per sé, è quella classica dello slasher americano, ma ciò che sorprende è la realizzazione: innanzitutto, il regista gioca con le inquadrature in maniera ammirevole, creando scene o anche solo frammenti dalla grande ambiguità. Allo stesso modo i personaggi, che non paiono mai davvero definiti, come due delle ragazze, al principio apparentemente lesbiche, salvo il fatto che poi ne vedremo una impegnata con uno dei protagonisti maschili. L’aspetto erotico è molto più pregnante di quanto si possa pensare, in quanto su tutto il film aleggia un’aura di tensione sessuale latente, sia etero che omo. Venendo al lato puramente horror (che è quello che ci interessa di più), sono indubbi i debiti verso il nostro Dario Argento, specie nell’omicidio nel bagno inondato di vapore, oppure in quello del prologo. Allo stesso modo si nota l’influenza di Raimi nelle soggettive di una strana presenza che si aggira nel bosco. È questo uno dei punti non molto chiari della trama, di per sé non proprio limpidissima, anche perché procede a sottrazione, scelta molto probabilmente operata per aumentare il livello di disagio. Scene davvero violente non ce ne sono, anche se gli omicidi compiuti con sparachiodi e fucili subacquei fanno la loro figura: non è sullo splatter che si vuole maggiormente puntare. Mancano anche i momenti da salto sulla sedia, anche perché l’atmosfera è stranamente ovattata dalla fotografia e dalle molte scene al rallentatore prive di sonoro. Il punto focale è la tensione che s’instaura tra i protagonisti, che lentamente diventano dei piccoli Cappuccetti Rossi braccati da un mostruoso Lupo Cattivo: l’idea di essere catapultati in una moderna fiaba nera è più che un’impressione, basta vedere il castello di de Fersen ripreso in esterni con la luna sullo sfondo, e non tardano a venire alla memoria capolavori come “Suspiria” e “Phenomena”. L’assassino mascherato, poi, ripreso quasi sempre nell’oscurità, è piuttosto inquietante. La tecnica di Delplanque è notevole, ed oltre i succitati riferimenti, riesce a crearsi uno stile piuttosto personale, posizionando la macchina da presa in strane angolazioni o in punti insoliti, come il cruscotto di una macchina. Belle anche le zommate nelle toppe delle porte. La soluzione della sciarada non è delle più telefonate, anche se andando per eliminazione è l’unica possibile: citando Conan Doyle, la spiegazione insolita è quella giusta. L’unico vero difetto, forse, è il finale pirotecnico, che viene dritto dall’idea di fuoco purificatore tanto cara alla tradizione americana. In definitiva, un film che l’appassionato del genere non può permettersi d’ignorare. Fa un po’ ridere (se non piangere) il fatto che in Francia abbia avuto un grandissimo successo mentre invece in Italia, dove è stato distribuito ben tre anni dopo, sia passato praticamente in sordina, con alcune città (come la mia natia Torino) nemmeno coperte: è purtroppo sintomatico nel nostro sistema distributivo il rifiuto di qualsiasi cosa non venga dall’America.

Dove Guardare

Streaming

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