Devil's Tattoo - Nel Segno del Diavolo backdrop
Devil's Tattoo - Nel Segno del Diavolo poster

DEVIL'S TATTOO - NEL SEGNO DEL DIAVOLO

Ghost Rig

2003 GB
luglio 1, 2003

Alcuni ambientalisti fanno irruzione su una piattaforma petrolifera che sta per essere smantellata trovandola però deserta. Trovano una videocassetta nella quale gli operai raccontano di aver abbandonato a nuoto la base per sfuggire a una misteriosa forza maligna.

Registi

Julian Kean

Cast

Jamie Bamber, Bryan Carney, Heather Peace, Jaason Simmons, Noel Fitzpatrick, Juliet Diamond, Kerry Norton, David Rae, Rory McCann
Dramma Horror Thriller
HMDB

RECENSIONI (1)

RG

Roberto Giacomelli

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Un gruppo di ambientalisti fa irruzione su una piattaforma petrolifera prossima allo smantellamento, ma con gran sorpresa trovano il luogo completamente deserto. L’unico modo per capire che fine abbiano fatto gli operai si cela in una registrazione video ritrovata vicino a un cadavere, dalla quale apprendono che una forza maligna ha costretto gli uomini ad abbandonare a nuoto la piattaforma. Quella misteriosa forza maligna si aggira ancora sulla struttura e comincia a possedere e poi uccidere i nuovi ospiti. Il difetto maggiore di “Devil’s Tattoo” è la completa mancanza di originalità. Tutto inizia come uno dei molti thriller più o meno orrorifici che hanno come ambientazione una stazione petrolifera sperduta in mezzo all’oceano; in questo caso si possono citare sicuramente “Il terrore viene dal passato” e “Proteus”, due mediocri horror che incentrano il loro interesse su una creatura mostruosa che decima i personaggi. Poi “Devil’s Tattoo” prende un’altra strada e in alternativa a mostri marini e mutanti decide di chiamare in causa addirittura il Diavolo, facendo del contatto fisico il mezzo di trasmissione della possessione demoniaca. A questo punto è naturale pensare ad altre pellicole come “Il tocco del male” e “Long Time Dead”, anche se il film da cui “Devil’s Tattoo” trae maggiormente ispirazione è “La Cosa” di John Carpenter. Insomma, da questo breve sunto di rimandi e citazioni si può intuire come questo film faccia della mancanza di originalità il suo stendardo. Eppure questa pellicola inglese del 2003 a fine visione non lascia completamente insoddisfatti. Siamo nel campo del basso budget e della distribuzione relegata all’home video (almeno in Italia), lo status di mediocrità predestinata è sempre aleggiante e il film non offre molti spunti per essere ricordato, però non rappresenta una visione spiacevole e alcuni aspetti sono sicuramente interessanti. Sorvolando sui primi monotoni 20 minuti, in cui i vari personaggi non fanno altro che vagare con torce nell’oscurità della stazione petrolifera deserta, il ritmo si fa poi decisamente serrato e nei 90 minuti scarsi di durata avvengono molti eventi che ruotano intorno alla tematica “possessione demoniaca”. Ciò che viene mostrato con maggiore insistenza è la diffidenza verso l’altro che viene a crearsi tra i personaggi: una volta scoperta la causa degli incidenti e l’implicazione soprannaturale, i componenti del gruppo cominceranno a non fidarsi più uno dell’altro dal momento che chiunque potrebbe essere il Male. In realtà lo stato di diffidenza e tradimenti era entrato in scena ancor prima che il diavolo ci mettesse lo zampino, mostrando un gruppo poco coeso già in partenza e incline al confronto poco pacifico dettato dalla voglia di leadership insita in troppi personaggi. In una situazione già precaria il Male non fatica ad attecchire e, trasportato dal morso di un topo come se si trattasse di una malattia infettiva, comincia a contagiare il corpo ospitante, uccidendolo lentamente. Tra prove di identità e infetti insospettati, il film giunge anche a creare un buon colpo di scena finale, gestendo i personaggi in modo inaspettato e non del tutto banale. Come spesso accade in questi produzioni minori la regia non ha particolari meriti e Julian Kean, che riveste anche i ruoli di sceneggiatore e produttore, è vistosamente al suo esordio. Anche gli interpreti non sono proprio da Actor Studio e l’unico che sembra in grado di gestire a dovere il suo personaggio è Jaason Simmons (“Frankenstein e Werewolf Reborn”), nel ruolo del paraplegico Vincent. Insomma, “Devil’s Tattoo” non è nulla di eccezionale, e si pone di poco al di sopra della media dei molti prodottucoli da home video che infestano di mese in mese le nostre videoteche. Non lascia nulla allo spettatore, anzi si fa dimenticare con estrema faciltà, ma è pur sempre un’alternativa per passare un’ora e mezza di svago. Il voto è stato arrotondato per eccesso.

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