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LA CASA

Evil Dead

2013 US
aprile 5, 2013

Cinque amici ventenni rimangono intrappolati in una casa isolata nei boschi. Quando scoprono un Libro dei Morti, evocano senza volerlo dei demoni dormienti che abitano i boschi circostanti; questi si impossessano dei ragazzi uno dopo l'altro, fino a quando ne rimane solo uno a lottare per restare in vita.

Registi

Fede Álvarez

Cast

Jane Levy, Shiloh Fernandez, Lou Taylor Pucci, Jessica Lucas, Elizabeth Blackmore, Phoenix Connolly, Jim McLarty, Sian Davis, Stephen Butterworth, Karl Willetts
Horror
HMDB

RECENSIONI (1)

RG

Roberto Giacomelli

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Mia viene portata dai suoi amici Olivia ed Eric e da suo fratello David nella baita in montagna in cui passava le vacanze da bambina; i quattro, in compagnia anche della fidanzata di David, sono intenzionati a trascorrere un lungo weekend tra i boschi con lo scopo di aiutare Mia a iniziare il suo cammino per disintossicarsi. Infatti la ragazza, dopo aver rischiato l’overdose per eroina, ha deciso di farla finita con la droga. Esplorando la cantina, i ragazzi trovano però una brutta sorpresa: i sotterranei della casa sono addobbati con gatti morti impiccati al soffitto. In mezzo a quell’orribile spettacolo, Eric trova uno strano libro avvolto nel filo spinato, il volume sembra molto antico e scritto in una lingua incomprensibile, ma alcune sue parti sono state tradotte. Quando il ragazzo comincia a leggere ciò che vi è scritto, qualche cosa di antico e molto malvagio si risveglia nei boschi e comincia a possedere uno ad uno i ragazzi, cominciando proprio da Mia. Lo scorso anno in molti abbiamo pensato che Andrew Goddard con il magnifico “Quella casa nel bosco” avesse messo una pietra tombale sul classico canovaccio dei giovani intrappolati in una casa e massacrati da un’entità di qualsiasi tipo. In effetti è difficile pesare a qualche cosa di nuovo o innovativo dopo quell’hellzapoppin’ sceneggiato in collaborazione con il papà di “Buffy” Josh Whedon, ma il trucco sta tutto nell’attuare una semplicissima strategia di pensiero trasversale. Come dire qualche cosa di ancora interessante e minimamente nuovo su un argomento così inflazionato? Semplice, basta rinunciare alla “vera” novità e tornare proprio lì dove tutto è iniziato, a quel capolavoro che risponde al titolo di “Evil Dead”, “La Casa”, per gli spettatori italiani. E così è accaduto, perché il remake, pardon, il reboot di “Evil Dead” è un qualche cosa di sorprendente, un delirio di violenza estrema che rielabora in modo intelligente e convincente il materiale di base per farne un film tutto nuovo e, una volta tanto, realmente pauroso. La genesi di questo remake va cercata nel lontano passato, nell’intenzione da parte del buon Sam Raimi di dare un proseguo al suo cult “L’armata delle tenebre”, cosa che non è mai riuscita tra impegni sempre più costosi per il regista e idee poco chiare sul come far proseguire la storia. E così, tra una promessa mai mantenuta ai fan e qualche strizzata d’occhio nei suoi blockbuster, Raimi alla fine ha ceduto alla remake-mania, affidando il riavvio della saga al giovane esordiente uruguaiano Fede Alvarez, che aveva colpito il regista di “Spiderman” per un corto su un’invasione aliena cliccatissimo su You Tube, “Ataque de pànico”. Raimi, dal canto suo, ci mette i soldi, producendo per la sua Ghost House Pictures, insieme agli amici e colleghi Robert Tapert e Bruce Campbell, dando piena libertà creativa al filmaker e al suo sceneggiatore Rodo Sayagues, che portano a casa un risultato con i fiocchi. Come è giusto che fosse per la reale utilità di un remake, “La Casa” versione 2013 prende le distanze dal film del 1981 fornendo uno sviluppo alla storia che tutti noi conosciamo del tutto inedito e davvero riuscito. Già l’intro è esplicativa, visto che siamo immediatamente catapultati nel passato, dove possiamo avere un assaggio della nefasta influenza che le presenze che si aggirano attorno alla baita hanno sugli esseri umani. Dopo il breve e già promettente prologo, veniamo a conoscenza dei personaggi principali dell’avventura, dello stesso numero ma differenti per caratterizzazione (e nomi) da quelli creati da Sam Raimi. Qui veniamo subito a conoscenza del nuovo trait d’union che lega protagonisti, luoghi e motivazioni della loro presenza: niente spensierato weekend tra amici, ma tentativo di disintossicare uno di loro dalla dipendenza da eroina. E già da questo elemento sono palesi le intenzioni di Alvarez, fermo sull’idea di affrontare il film con serietà drammatica piuttosto che ironia quasi surreale come fece Raimi (soprattutto con i sequel). Il parallelismo tra possessione demoniaca e astinenza da stupefacenti non è cosa nuova, visto che di recente anche Eduardo Sanchez ci ha provato con risultati non proprio esaltanti con “Lovely Molly”, a cominciare proprio dal volere di insinuare il dubbio che la vicenda sia reamente soprannaturale o il tutto faccia parte del delirio della tossicodipendente. Ma Alvarez gioca con questo dubbio solo sul piano intradiegetico, palesando giustamente allo spettatore l’intervento demoniaco fin dai primi minuti. Il demone della droga è dunque solo una sottotraccia, un parallelismo che vive tra le righe, abbandonando poi la vicenda a un delirio splatter di quelli che non si vedono sul grande schermo troppo frequentemente. Vicino all’idea di violenza estrema caratteristica di certo cinema francese post 2000, Alvarez ci va giù pesantissimo con la truculenza, mostrandola in maniera realistica e allo stesso tempo estremante esagerata. I corpi dei giovani protagonisti vengono martoriati nel peggiore dei modi, con amputazioni, squarci e atti di autolesionismo davvero impressionanti e il tutto viene mostrato sempre nell’estremo dettaglio, a volte quasi fastidioso nella sua insistita ostentazione (l’ago della siringa sotto l’occhio e il braccio appeso al resto del corpo solo da un brandello di carne ne sono due esplicativi esempi). L’estetica della violenza e la violazione dei corpi umani raggiungono nel reboot de “La casa” livelli altissimi, accentuati anche dal realismo degli effetti speciali che limitano fortunatamente la computer grafica a piccoli “aggiustamenti”, lasciando il grosso a make-up, protesi e tanto liquido rosso. Come si diceva, sbrigati i doverosi rituali che legano questo film al canovaccio originale, “La casa” 2013 prende una strada autonoma, sia nell’andamento della mattanza che nello sviluppo dei personaggi, fermo restando che alcuni elementi topici del film originale – come la scena della sepoltura, il ciondolo e l’utilizzo della motosega – sono rimasti e integrati nella storia evadendo il semplice omaggio. Soddisfacente anche la gestione dei personaggi, fortunatamente lontani dalle solite macchiette da teen horror e ligi a mantenere un tenore di serietà costante in linea con la storia. Ovviamente per lo più si tratta di carne da macello, però fornita di quella dignità che ci permette di affezionarci a loro, ma soprattutto nel caso di Mia, interpretata da una bravissima Jane Levy, abbiamo anche un personaggio ben tratteggiato e complesso, soprattutto per gli sviluppi metaforici che la conducono a sfidare letteralmente il suo demone personale. Tra tutti i remake e reboot piovuti da dieci anni a questa parte, “La casa” è tra i più riusciti, capace di rielaborare con cognizione di causa un classico del passato e riuscendo a dire qualche cosa di nuovo su una storia che negli anni è stata raccontata tante, troppe volte. Inoltre Fede Alvarez sa costruire la tensione e “La casa” ha dei momenti di paura realmente efficaci, in grado di tenere letteralmente incollato lo spettatore alla poltrona. Non fuggite subito dalla sala a fine film, dopo i titoli di coda c’è una sorpresina per tutti i fan della precedente trilogia. Aggiungete mezza zucca.

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