RG
Roberto Giacomelli
•
Eddie è uno studente emarginato che trova consolazione nella musica rock e, specialmente, nel suo idolo Sammi Curr. Quando Eddie viene a conoscenza della morte della rock star in un incendio di carattere doloso, sprofonda nella depressione. Un suo amico, proprietario di una radio, gli regala la matrice di un vinile di Curr mai pubblicato e quando Eddie scopre che girando al contrario il disco riesce a comunicare con il defunto cantante, decide di servirsi di questo potere per vendicarsi su chi lo aveva maltrattato.
Tipico prodotto giovanilistico e modaiolo come tanti apparsi sul finire degli anno ’80, “Morte a 33 giri” parte da un incipit interessante e piuttosto originale che, piano piano, finisce per scadere nell’inverosimile. Sicuramente nella prima parte la pellicola risulta molto gradevole e divertente, ma quando entra in scena il rocker zombi, il film acquista una piega troppo vicina al fantasy, rovinando in parte le premesse. Inoltre, sarebbe stato interessante se fosse stata approfondita la tematica dei messaggi nascosti nei dischi, ascoltabili solo facendo girare il disco al contrario, ma, escludendo un piccolo accenno nella parte introduttiva, l’argomento viene poi totalmente abbandonato.
Gli effetti speciali sono discreti, ma non c’è la minima presenza di scene sanguinose, caratteristica che rende la pellicola un innocuo “film per tutti”. Inoltre, il personaggio di Sammi Curr, il rocker non-morto che dovrebbe essere il motore principale del film ( interpretato da Tony Fields ), non ha molto carisma e un look poco memorabile ( capelli spettinati, vestiti lacerati e qualche bruciatura sul volto ). Discreta la prova registica di Charles Martin Smith, sicuramente più noto al pubblico nel ruolo di attore, infatti nella sua carriera si annoverano parti importanti in film di culto come “American Graffiti”, “Starman” e “Gli Intoccabili”.
Il punto forte del film è indubbiamente la colonna sonora, composta da orecchiabili pezzi rock – metal molto anni ’80. Inoltre, si ricorda il simpatico cammeo di Ozzy Osbourne nella parte di un moralista che demonizza la musica rock.
Insomma, “Morte a 33 giri” è un filmetto senza pretese, non particolarmente memorabile anche se non da bocciare che poteva sicuramente sfruttare meglio le potenzialità dell’affascinante plot.
Più fantasy che horror.