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Roberto Giacomelli
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L’archeologo Kevin Hall si trova in Brasile alla ricerca di fossili preistorici. Quando Kevin viene a sapere che il prof. Ibanez, illustre paleontologo, è in paese e ha prenotato un volo privato per la Valle dei Dinosauri, leggendario avamposto amazzonico ricco di fossili, ne approfitta e chiede al professore se può unirsi al viaggio. Insieme ai due studiosi partiranno verso la Valle dei Dinosauri anche la figlia di Ibanez, Eva, una guida ex marine con la sua acida moglie, un fotografo e due modelle. Si dice però che fino ad ora nessuno sia mai tornato vivo dalla Valla dei Dinosauri, a causa di un’antica maledizione che aleggia su quella zona e soprattutto per una tribù di feroci cannibali che abita la foresta.
Con notevole ritardo anche Michele Massimo Tarantini, qui con lo pseudonimo Michael E. Lemick, si cimenta con l’italianissimo filone avventuroso-cannibalistico: il risultato è “Nudo e selvaggio”, un filmetto di serie B tanto banale quanto divertente. Tarantini è sicuramente più celebre per le commedie scollacciate che hanno invaso le nostre sale dalla seconda metà degli anni ’70 ed è tuttora celebrato per titoli come “La professoressa di scienze naturali”, “L’insegnante al mare con tutta la classe”, “La dottoressa ci sta col colonnello” e “La moglie in bianco, l’amante al pepe”, eppure nel 1984, quando il filone cannibalistico era ormai dato per estinto, il nostro ci prova e da vita a questo anomalo tassello avventuroso del cinema di genere nostrano.
“Nudo e selvaggio”, per la verità, è molto più legato al genere avventuroso che all’horror, dal momento che i cannibali fanno la comparsa a film quasi terminato e il loro contributo alla storia è piuttosto pretestuoso; per un buon tre quarti di pellicola, vedremo in scena le avventure molto sopra le righe di un manipolo di improbabili vittime della giungla che tentano in tutti i modi di tenere desta l’attenzione dello spettatore e in parte vi riescono. Tarantini riesce a frullare in appena 90 minuti elementi appartenenti a generi differenti con estrema naturalezza, così vedremo situazioni che, avendo sullo sfondo l’avventura, si dipanano tra commedia goliardica (la rissa nel bar è di chiara ispirazione dai film con il duo Bud Spencer & Tenence Hill), l’erotico, l’esotico e l’horror, con un paio di scene anche ben fatte (da ricordare soprattutto l’attacco dei piranha).
Per quanto riguarda la sceneggiatura, che è opera dello stesso regista, abbiamo a che fare con un chiaro prodotto che non fa dello script il suo punto forte, dal momento che la storia è abbastanza banale e la svolta con i cercatori di smeraldi
risulta anche abbastanza forzata; i personaggi sono bidimensionali e macchiettistici (l’avventuriero che è stato in Vietnam) e alcune soluzioni narrative risultano perfino assurde (le modelle che devono fare il servizio fotografico nella giungla popolata da cannibali???). Gli attori non sono certamente i migliori sulla piazza, ma il volto istrionico di Michael Sopkiw (Shark – Rosso nell’oceano) nel ruolo del coraggioso protagonista non sfigura, così come Suzane Carvalho (Femmine in fuga) nelle discinte vesti della bella in pericolo.
Di difetti ce ne sono molti, dunque, e anche l’assenza di scene particolarmente forti lascia un po’ interdetti, però il film è condotto con mestiere e sicuramente sa offrire un’ora e mezza di sano intrattenimento.
Conosciuto all’estero anche con il titolo “Cannibal Ferox 2”.