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¡ALGUIEN ME ESTÁ ESPIANDO!

Someone's Watching Me!

1978 US
noviembre 29, 1978

Leigh Michaels es la flamante directora de noticas de una cadena de televisión neoyorquina que acepta el traslado a Los Ángeles para poner tierra de por medio en un asunto del corazón, pero ni su privilegiada posición ni sus encantos hacen mella en la policía cuando denuncia el acoso al que está siendo sometida. Lee recibe llamadas telefónicas de un misterioso individuo que vive en el apartamento frente al de ella.

Directores

John Carpenter

Reparto

Lauren Hutton, David Birney, Adrienne Barbeau, Len Lesser, Charles Cyphers, John Mahon, Grainger Hines, James Murtaugh, J. Jay Saunders, Michael Laurence
Terror Suspense Misterio Película de TV
HMDB

RESEÑAS (1)

RG

Roberto Giacomelli

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La regista televisiva Leigh Michaels si trasferisce in un appartamento dell’Arkam Tower, complesso residenziale nel quale poco prima era avvenuto il suicidio di una giovane inquilina. Da subito Leigh comincia a ricevere inquietanti telefonate, poi strani regali che vanno da un completo di biancheria a un telescopio per guardare fuori dalla finestra. Ben presto la donna si rende conto di essere finita nelle mire non di un semplice stalker, ma di un vero e proprio psicopatico con manie omicide, ma non ha prove per dimostrare alla polizia il pericolo che sta correndo. Dopo il buon successo di “Distretto 13 – Le brigate della morte”, la Warner Bros. Television affidò a John Carpeter il progetto di un thriller per la televisione. Era il 1978 e Carpenter era alle prese anche con la produzione di “Halloween – La notte delle streghe”, dunque a lavoro ultimato ci si può rendere conto come il televisivo “Pericolo in agguato” non rappresentasse evidentemente una priorità artistica per il regista. Ispirandosi in maniera piuttosto palese al cinema di Hitchcock, Carpenter scrive e dirige un thriller da camera che paga fin troppo il dazio di essere un prodotto destinato al palinsesto televisivo. La suspense latita malgrado si faccia un grandissimo utilizzo di situazioni che richiedono l’accentuazione della tensione, di elementi legati alla violenza e alla morbosità erotica, invece, neanche a parlarne. Alla fine si ha la sensazione di assistere proprio a un film per tv, nei pregi e soprattutto nei difetti che questo può comportare; per la precisione, si ha l’impressione di essere alle prese con un episodio allungato della serie “Alfred Hitchcock presenta” proprio per l’insistenza con cui si cita il “Maestro del brivido”. Da un analisi ex-post si può notare che del cinema carpenteriano non c’è molto in “Pericolo in agguato” (che in originale si intitola con un ben più suggestivo e indicativo “Someone’s watching me!”) se non una tendenza a trasformare la minaccia in un qualche cosa di indefinito, una sorta di idealizzazione del male – o del pericolo, come in questo caso – senza un volto specifico. Questo espediente, già utilizzato per i criminali di “Distretto 13” e che sarà caratteristica dell’autore da “Halloween” in poi, compresi “La Cosa” e “Il signore del male”, è una garanzia e anche in questo caso risulta una delle migliori trovate della pellicola. Lo stalker che perseguita la protagonista non ha volto fino allo scontro finale, è una voce al telefono, un’ombra che si muove velocemente sullo sfondo senza essere visto ne dalla protagonista ne dallo spettatore. Altro dato interessante è proprio la quasi totale coincidenza del punto di vista spettatoriale con quello di Leigh Michaels con il quale si limitano le informazioni e gli indizi in possesso di chi sta guardando con il risultato di accentuare il senso di mistero e suspense. In questo caso però troviamo esiguo il grado di immedesimazione, forse dato da uno smorzamento dei toni e da una caratterizzazione della protagonista non proprio convincente. Data la natura televisiva, Carpenter ha dovuto eliminare ogni traccia di violenza e morbosità, anche se un film del genere ne avrebbe sen’altro giovato, data anche la continua pratica voyeuristica compiuta dallo psicopatico. L’intimità della protagonista, in fin dei conti, non è mai realmente violata, quell’unica volta che si spoglia la vediamo timidamente di spalle per qualche secondo e le sue relazioni sentimentali vengono abilmente nascoste al voyeur e di conseguenza allo spettatore. Capire come tutto ciò smorzi le potenzialità del film, basti pensare al lavoro svolto qualche anno dopo da Brian De Palma con i bellissimi e tematicamente simili “Blow Out” e “Omicidio a luci rosse” per rendersene conto. Inoltre il personaggio di Leigh Michaels, interpretata da una bella Lauren Hutton (“American gigolò”), non è molto credibile nei sui repentini sbalzi caratteriali che passano con troppa disinvoltura da fragile vittima indifesa a donna d’acciaio, stereotipo di donna in carriera simpatica, che parla da sola e snobba ogni tentativo d’approccio da parte degli uomini, risultando quasi una macchietta. In due ruoli minori compaiono due attori carpenteriani d.o.c.: Adrienne Barbeau (qui alla sua prima collaborazione con il regista, che sposerà da lì a poco) e Charles Cyphers, già visto in “Distretto 13” e poi ricorrente in “Halloween”, “Fog” e “Fuga da New York”. Dalla sua, “Pericolo in agguato” ha almeno un paio di momenti in cui la buona mano di Carpenter si fa notare, mi riferisco al momento in lavanderia (probabilmente quello più carico di suspense) e quello in cui Leigh si introduce nell’appartamento dell’ipotetico persecutore e che ricicla a mò di esplicito omaggio una situazione simile di “La finestra sul cortile”. Per tutto il resto si nota impersonalità e poca convinzione per uno dei lavori giustamente considerati minori del grande John Carpenter.

Tráiler