RG
Roberto Giacomelli
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Cinque studenti diretti a una festa in mezzo al deserto partono con lo stesso mezzo con l’intento di dividersi le spese. Uno di loro, Trip, prima di partire ha rubato a uno spacciatore una significativa quantità di ecstasy e ora il derubato si è messo sulle tracce del ladruncolo. Durante il viaggio, però, Gretchen, proprietaria del veicolo e autista, decide che Trip è un pericolo per il gruppo e decide di scaricarlo alla prima stazione di servizio. Ma rimasti con l’auto in panne, i cinque ragazzi si rifugiano nel motel accanto alla stazione di servizio e scoprono con loro sorpresa che il luogo è completamente deserto. La notte che li aspetta sarà costellata di incubi e strane presenze.
E’ arrivato anche in Italia, anche se con estremo ritardo (il film è datato 2005), “Reeker – Tra la vita e la morte”, quello che rappresenta probabilmente l’esempio più lampante di “fondo di magazzino”, la classica pellicola su cui nessun distributore con un po’ di sale in zucca punterebbe troppo; e infatti il film è circolato per una settimana circa, nei primi giorni di Settembre 2008, in un numero esiguo di copie.
Ci troviamo di fronte a uno di quei film che si visionano con molta indifferenza, incapaci di infondere partecipazione emotiva, privi di idee, noiosetti e in generale anche mal fatti.
La trovata “geniale” attorno a cui è costruito l’intero film, e che poi ne rappresenta il twist finale, è vecchia come il cucco e in questi ultimi anni è stata portata sugli schermi fin troppe volte
(e quasi sempre con risultati mediocri), dunque quella che dovrebbe essere la gran sorpresa in “Reeker – Tra la vita e la morte” è intuibile ancor prima di vedere il film.
David Payne, regista e sceneggiatore del film, mette su la tipica situazione che sta alla base di qualunque teen slasher odierno o degli anni passati: cinque ragazzi (di cui uno handicappato, “Non aprite quella porta” docet), un viaggio, l’auto in panne, la notte da passare in un luogo ostile, un uomo nero che dà loro la caccia. Aggiungete al tutto un pizzico (ma proprio poco poco) di sesso, di droga e uno schizzettino di sangue, tanto per rimanere fedele al genere, e il filmetto precotto è pronto.
Il problema è che, pur essendo fan sfegatati di slasher e pellicole che hanno alla base gli ingredienti su elencati, è difficile riuscire a trovare qualche elemento interessante in questo “Reeker”, dal momento che si tratta di un film privo di qualunque vero mordente. Le poche scene di paura e/o tensione che compaiono sono decisamente mal girate e un po’ confuse (un esempio lampante è la scena nella latrina), affidate spesso all’effetto sonoro gratuito; i personaggi non riesco ne a farsi odiare dallo spettatore ne a
conquistare la sua simpatia, rimanendo delle figure bidimensionali che si trovano a interagire tra di loro solo perché qualcuno li ha messi insieme. Il caso emblematico è costituito dal personaggio del ragazzo non vedente, il vero grande intruso della vicenda: un personaggio del genere è difficile da gestire senza cadere nel ridicolo, e infatti Payne non è un’eccezione e dipinge il suo personaggio di una carica patetico-grottesca francamente imbarazzante (quando il tizio è sul tetto del camper per sfuggire all’aggressore e poi ad un tratto si ritrova per terra dicendo alla sua amica “Mi ero dimenticato di essere lassù” ci si sente imbarazzati perché non si capisce se ridere o compatire il personaggio). Altro grave neo del film sono i dialoghi, tra i più brutti sentiti ultimamente in un film horror: quando i personaggi non dicono scempiaggini giovanilistiche (il che è accettabile e giustificato) si sfoderano frasi fatte da pernacchia assicurata come “Per vivere non devi aver paura di morire!” e robe del genere.
Ma la ciliegina sulla torta è rappresentata dal gran cattivo del film, un boogeyman senza arte ne parte che ha la caratteristica di emanare un puzzo tremendo (che è anche reso visivamente dall’immagine leggermente ondulata…!). Perché il tizio puzza? E’ in decomposizione? Ha mangiato un mix micidiale di fagioli e cipolle? Boh, non è dato saperlo. Anche esteticamente il “reeker” è decisamente poco memorabile: una figura esile con cappuccio e frullino dotato di lame rotanti al
posto di una mano… così, perché forse fa più figo.
Un po’ dispiace che “Reeker – Tra la vita e la morte” alla fine sia risultato un filmetto stupidotto e bruttarello perché se avessero puntato sulla figura del mostro (curandone maggiormente il look, ovviamente) dotandolo di una sua personalità e mitologia, sarebbe potuto venire fuori anche un prodotto interessante.
Si può salvare qualche momento ironico (il gioco della famigliola nell’introduzione e la gag della finestra) e una messa in scena dignitosa, ma per il resto “Reeker – Tra la vita e la morte” è il classico film che si dimentica poche ore subito dopo la visione.
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