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SEVERANCE - TAGLI AL PERSONALE

Severance

2006 GB
maggio 19, 2006

In una multinazionale che fabbrica armi, i dipendenti che si occupano delle vendite europee vengono invitati dall'azienda a trascorrere un weekend sulle montagne della Transilvania. Lungo il viaggio il gruppo viene decimato da misteriosi omicidi. Sembra che, insieme ai consueti inconvenienti di viaggio, piccoli o grandi, incomba sul gruppo un killer in ricerca di vendetta...

Registi

Christopher Smith

Cast

Danny Dyer, Laura Harris, Tim McInnerny, Toby Stephens, Claudie Blakley, Babou Ceesay, Andy Nyman, David Gilliam, Julianna Drajkó, Judit Viktor
Horror Commedia Thriller
HMDB

RECENSIONI (1)

RG

Roberto Giacomelli

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Sette impiegati presso una multinazionale che produce armi, la Palisade Defence, sono diretti in uno chalet nei boschi ungheresi per passare un week-end insieme con l’intento di dare maggiore coesione al team lavorativo. Giunti sul luogo, i sette si ritrovano in una catapecchia che si differenzia molto dallo chalet che era stato loro promesso, ma convinti che le loro aspettative siano state ingannate da uno scherzo fattogli dal loro capo, si organizzano per passare la notte. Qualcuno si aggira però tra i boschi; qualcuno intenzionato a far passare agli impiegati della Palisade Defence un tranquillo week-end di paura! Giunti al termine della visone di “Severance” si ha la sensazione che oggigiorno l’Inghilterra sia uno dei Paesi più felicemente promettenti in campo di cinema horror; anzi, probabilmente si tratta di una conferma, dal momento che da qualche anno a questa parte la Gran Bretagna ci sta deliziando con dei prodotti di ottima fattura. L’apripista è stato indubbiamente Danny Boyle con il suo “28 giorni dopo”, a cui è seguito il talento di Neil Marshall con gli ottimi “Dog Soldiers” e “The descent”, passando per l’altrettanto ottimo “L’alba dei morti dementi” di Edgar Wright. Si aggiunge alla lista dei “ragazzi promettenti” Christopher Smith, probabilmente meno dotato dei colleghi su citati, ma comunque degno di attenzione. Smith nel 2004 ci aveva già convinto con “Creep – Il chirurgo”, uno teso e claustrofobico horror metropolitano e ora torna con un film che ha un taglio decisamente diverso. “Severance” è nei territori di confine tra il survival horror e la commedia grottesca, un mix che fa tornare alla mente il “Cabin fever” di Eli Roth, sia per l’ambientazione bucolica che per l’abbondante uso di trovate demenziali. Il film infatti è sapientemente e costantemente in bilico tra i due generi e, se la prima parte propende decisamente sul versante della commedia, lo sviluppo della vicenda nella seconda parte abbraccia con convinzione l’horror puro, non disdegnando qua e là l’incisivo tocco di humour. La struttura che sta alla base di “Severance” è semplice e schematica, in pura tradizione da survival, con l’aggiunta di più di un elemento dello slasher. L’ambientazione boschiva e la natura umana (o sub-umana) della minaccia è di chiara matrice survival, con tanto di caccia all’uomo e trappole varie mimetizzate tra le foglie; il body-count, l’efferatezza e la spettacolarizzazione di alcune morti, nonché il frequente uso di armi bianche, fa decisamente annette il film anche al genere slasher, soprattutto se di jasoniana memoria, facendo così apparire “Severance” un ibrido inter-genere e intra-genere. Assolutamente azzeccate alcune trovate registiche e sceneggiative, come il voler citare/parodiare l’Espressionismo tedesco nel gustoso racconto che uno dei protagonisti fa riguardo l’origine dei luoghi in cui si trovano, un mini film nel film che mostra un unghiuto personaggio che fa il verso al “Nosferatu” di Murnau, con tanto di giochi d’ombra, inquadrature sghembe e didascalie. Ma il giochino citazionista non si ferma qui, infatti seguono, in ordine, un inserto documentaristico che richiama i reportage di guerra e un trashissimo frangente da soft-core con infermiere vogliose, il tutto alternato con maestria ed estrema naturalezza. Buona anche la caratterizzazione dei personaggi che gioca intelligentemente con lo stereotipo per dar vita ad un team di caratteri tanto odiosi quanto simpatici, interpretati da un cast di bravi attori tra i quali si fa notare soprattutto Laura Harris (“The faculty”; “The calling”). Sette personaggi invischiati in una storia che non disdegna di condurre anche una leggera critica allo strapotere delle multinazionali guerrafondaie. Buona la dose di gore, generosamente elargita tanto in situazioni grottesche (la gamba nella tagliola) quanto in altre drammatiche (il combattimento a colpi di pietra). Non convince completamente, però, il finale indeciso se seguire la strada sopra le righe confermando lo stile grottesco del resto della pellicola o concedersi una timida normalizzazione. Dopo i due “Hostel” e questo “Severance”, i Paesi dell’Europa dell’Est sono ormai stati curiosamente promossi a luogo per eccellenza di sevizie, violenza, depravazione e follia!

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