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SHARKMAN - UNA NUOVA RAZZA DI PREDATORI

Hammerhead

2005 DE
giugno 18, 2005

Uno scienziato teorizza una nuova terapia per curare il cancro incrociando il DNA umano a quello degli squali. I risultati sono terrificanti e quando le creature erroneamente generate sfuggono al controllo del creatore la situazione precipita con conseguenze disastrose.

Registi

Michael Oblowitz

Cast

William Forsythe, Hunter Tylo, Lydie Denier, Elise Muller, Jeffrey Combs, Arthur Roberts, Yoana Bukovska-Davidova, G.R. Johnson, Antony Argirov, Mariya Ignatova
Horror Azione Fantascienza televisione film
HMDB

RECENSIONI (1)

GG

Giuliano Giacomelli

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Sapevate che gli squali non muoiono mai per malattia e che non c’è nessun caso documentato di cellule cancerogene in questi pesci? E inoltre, sapevate che gli squali hanno un ciclo vitale assai duraturo capace di superare ampiamente i cento anni? Questo lo sa molto bene il Dr. Preston King che, dopo aver stanziato un laboratorio di ricerca sperimentale sull’isola Uncharted ad ovest del Pacifico, conduce una serie di esperimenti genetici al fine di unire il dna umano con quello degli squali così da poter combattere qualunque malattia fino ad ora incurabile. Ma il Dr. King ha intenzioni ben più elevate: il suo scopo primario è quello di riuscire a creare una nuova super-razza di creature immortali, per metà uomini e per metà pesci, e dare vita alla seconda Atlantide. Nulla di nuovo bolle in pentola… Già, questo è sicuramente il primo pensiero che si affretterà ad invadere la mente dello spettatore reduce dalla visione della pellicola in questione. “Sharkman – Una nuova razza di predatori”, infatti, altri non è che l’ennesima pellicola riguardante animali inferociti a seguito di manipolazioni genetiche, ovvero l’ennesima pellicola da catalogare nel sottofilone del baest movie, un sottofilone così abusato e sfruttato da non riuscire più a destare il giusto interesse nello spettatore. Ma, forse consapevole della saturazione di questo minigenere, “Sharkman” decide di instaurare un approccio al filone più innovativo e così, anziché portare in scena il solito e ormai squallidissimo squalo, ci propina una creatura ripugnate mezza uomo e mezza pesce, più affine al mostro di Frankenstein che allo Squalo di Spielberg. Ma quella che poteva sembrare in partenza un’idea originale e vincente non tarda a perdere colore, così che il film, a somme tirate, risulta essere il solito beast movie povero nelle idee e privo di un reale motivo per poter essere giustamente ricordato. La storia, che si avvia con il più classico e citofonato dei modi, non tarda ad incappare in tutti i più banali cliché del genere portando sulla scena personaggi e situazioni visti e rivisti che nulla di nuovo sanno offrire allo spettatore: da una parte abbiamo il solito team di “cervelloni”, questa volta membri di una grossa catena farmaceutica, tra cui si differenzia il “solito” eroe destinato a portare in salvo la bella dottoressa di turno e l’eccentrico miliardario stanco di finanziare le ricerche scientifiche; dall’altra parte, invece, possiamo ritrovare il folle mad doctor, pronto a dare la vita pur di rivoluzionare il panorama scientifico, sostenuto costantemente dal solito aiutante gobbo. I luoghi comuni, come potete vedere, ci sono tutti. Ma quella che era iniziata come una classica storia, con lo scorrere del minutaggio, non tarda a portare in scena una manciata di idee “originali”, o meglio, presunte idee originali dato che nella loro innovatività non fanno altro che rubacchiare qua e là da vecchi cult del passato come “L’isola del dottor Monroe” e “L’isola degli uomini pesce”. Ma non è solo la storia a lasciare a bocca asciutta, poiché anche se ci avventuriamo nel reparto tecnico possiamo notare che le cose non vanno certo a migliorare. La regia di Michael Oblowitz, così come anche la fotografia, non tarda a mostrare la sua natura televisiva dimostrandosi piatta ed incapace di coreografare al meglio le abbondanti (troppe ?) scene d’azione che si susseguono per tutta la durata del film. Per quanto riguarda il cast, però, c’è da rimanere in parte soddisfatti siccome, tra una marea di visi anonimi e televisivi, possiamo notare il volto di Jeffrey Combs che, come ossessionato dal suo personaggio culto quale l’Hebert West di “Re-Animator”, torna a vestire ottimamente i panni del folle dottore interpretando il Dr. King; oltre a Combs possiamo riconoscere il viso di William Forsythe (“La casa del diavolo”, “Halloween – the beginning”) che molto simpaticamente interpreta l’eroe di turno (un ruolo che di certo poco gli si addice) che in canottiera e sporco di sudore dall’inizio alla fine vorrebbe fare il verso a John McClane risultando, però, solamente un eroe più grasso e goffo del normale. Messa così sembrerebbe quasi una vera disfatta, come se questo “Sharkman” fosse un infimo prodotto da evitare come la peste, ma in fin dei conti non è proprio così. Di difetti, come esposto, ce n’è in abbondanza e sicuramente superano in numero quei pochi pregi che comunque ci sono. Infatti abbiamo a che vedere si con un anonimo b-movie televisivo e di grana grossa, ma il b-movie in questione è un film dotato comunque di un ritmo avvincente capace di intrattenere lo spettatore per tutta la durata della pellicola e persino di divertirlo senza troppe difficoltà. A solleticare ulteriormente l’aspetto goliardico di colui che sta visionando la pellicola ci pensano i buoni effetti di make-up utilizzati per la realizzazione del mostro (che vanno da efficaci costumoni in gomma vecchio stile a moderni quanto scadenti effetti in cgi) e le abbondanti sequenze splatter insolite in un film per la tv come lo è “Sharkman”. Insomma, non sarà certo quello che può essere definito un bel film, ma grazie ad un buon ritmo e tanta ingenuità di fondo capace di riportare alla mente alcuni simpatici b-movie degli anni ’80, “Sharkman – Una nuova razza di predatori” a somme tirate si rivela essere un onesto filmetto sufficientemente gradevole. Non certo impedibile, anzi, ma se vi capita a tiro….