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Roberto Giacomelli
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Paige si trasferisce in un appartamento in periferia, dove spera di potersi dedicare alla pittura, sua passione e professione, senza distrazioni. La donna trova in un armadio una tavoletta ouija e incuriosita comincia ad usarla. Senza troppe difficoltà, Paige riesce a mettersi in contatto con uno spirito che dice di chiamarsi Susan. Paige, dopo alcune indagini, scopre che Susan era la precedente inquilina dell’appartamento e che ora è irraggiungibile, così pensa che la donna sia stata uccisa e che il suo spirito le stia dando indicazioni per ritrovare il suo cadavere e scoprire il suo assassino. Aiutata dall’ex fidanzato poliziotto, Paige comincia una sua personale indagine.
Dopo il buon successo di “Spiritika” e “La notte dei demoni”, Kevin Tenney imboccò in filmetti che oggi quasi nessuno ricorda e che di certo non replicarono i fasti dei suoi due titoli più celebri. Dunque nel 1993 il regista cerco riparo in lande sicure scrivendo e dirigendo un sequel al suo primo film: “Spiritika 2 – Il gioco del Diavolo”. Stavolta però il gioco non vale la candela e la qualità di “Spiritika 2” è medio-bassa.
Tenney tenta di rinnovarsi non replicando la storia precedente e non collegando direttamente il sequel al predecessore. Dunque personaggi diversi e tono differente, fermo restando che al centro della vicenda c’è una tavoletta ouija e uno spirito tormentato. Per certi aspetti “Spiritika 2” sembra quasi un antesignano delle moderne ghost story asiatiche, con spirito rancoroso che uccide per attirare l’attenzione su di se (e magari vendicarsi), con una verità da scoprire, un corpo a cui dare giusta sepoltura e un colpevole da punire. Per tutto ciò va dato merito a Tenney di aver trovato la giusta formula per giustificare un numero due, impostando il tutto come un giallo soprannaturale, purtroppo però il film ha una confezione poco accattivante e una storia che comunque non riesce ad appassionare come dovrebbe.
“Spiritika 2” sembra quasi un film tv, ne ha il ritmo, l’estetica un po’ blanda e il pudore, eppure non lo è. Tutto appare contenuto, sia a livello narrativo che visivo, assimilando questo titolo a
tante altre modeste produzioni anni ’90 che sembrano pensate per essere messe in onda in prima serata sulle nostre tv locali. Inoltre un contributo decisamente negativo al film è dato dagli attori, tutti su livelli di cagneria abbastanza alti, a cominciare proprio dalla protagonista Amy Dolenz, una biondina molto carina che ha fatto molta tv e partecipazioni a piccoli horror come “Ticks – Larve di sangue” e “Pumpkinhead II”.
Anche qui, come il precedente, la facilità con cui le persone riescono a mettersi in contatto con gli spiriti è al di là di ogni immaginazione, ma c’è il pregio in questo caso che la costruzione narrativa del film gioca sull’identità dello spirito contattato in modo più arguto che nel primo film.
Filmetto mediocre, dunque, questo “Spiritika 2”, sicuramente vedibile per passare un’ora e mezza di intrattenimento, ma decisamente inferiore al precedente e auto-minato inspiegabilmente da tanti limiti.
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