Unfriended backdrop
Unfriended poster

UNFRIENDED

2014 US
ottobre 22, 2014

Durante una video chat notturna, sei amici del liceo ricevono un messaggio di Skype da una compagna di classe che si è uccisa esattamente un anno prima. Inizialmente pensano che si tratti di uno scherzo, ma poi si rendono conto che hanno a che fare con qualcosa che non fa parte di questo mondo, qualcosa che li vuole morti.

Registi

Levan Gabriadze

Cast

Shelley Hennig, Heather Sossaman, Renee Olstead, Matthew Bohrer, Moses Storm, Will Peltz, Jacob Wysocki, Courtney Halverson, Mickey River, Cal Barnes
Horror Mistero
HMDB

RECENSIONI (1)

VD

Vincenzo de Divitiis

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Un gruppo di amici si collega a internet per aprire la loro consueta chat notturna nella quale parlare di cose stupide e prendersi in giro a vicenda. Il clima goliardico, però, viene smorzato sul nascere dall’inserimento nella conversazione di un profilo misterioso che successivamente li contatta fingendosi Laura Barns, una loro amica suicidatasi esattamente un anno prima a causa di un video diffuso in rete che aveva umiliato la sua persona. Inizialmente i protagonisti pensano ad uno scherzo di cattivo gusto, ma poi si renderanno conto che il passato è ritornato per presentare il conto delle loro cattive azioni nei confronti di un’ex amica. Comincia così un terrificante gioco al massacro che si dipana tra finestre di chat, pagine di google e video su Youtube. Tag, post, link, like e derivati sono tutti termini entrati ormai nel linguaggio comune e facenti parti dell’universo dei social network. Questi ultimi hanno indubbiamente determinato un cambiamento nello stile di vita di ognuno di noi, un’evoluzione dei rapporti umani e portato ad una revisione persino delle tecniche e delle idee artistiche. Una rivoluzione a tutto tondo alla quale non poteva rimanere insensibile il cinema horror che, come da sua buona tradizione, ha già da alcuni anni mostrato la tendenza ad evidenziare gli effetti negativi di tale ondata innovativa attraverso opere incentrate sull’idea della morte che corre lungo fili del telefono prima e della connessione internet poi per diffondersi tramite le chat: pellicole come “The Call”, “Pulse” e “Kairo” sono divenuti ormai dei cult per tutti gli amanti di questo mini filone di stampo tecnologico che potremmo quasi definire “Horror 2.0”. Questa volta però si è voluto andare oltre il semplice utilizzo di tale tematica, e a incaricarsi di ciò è il regista Levan Gabriadze il quale con il suo nuovo lavoro, dal titolo “Unfriended”, si riaggancia al discorso di cui sopra sull’evoluzione delle tecniche di fare arte. Il suo film, infatti, aldilà di ogni discorso sul valore artistico che andremo a snocciolare in seguito, è destinato a fare scuola e a segnare un punto di rottura rispetto al passato dal momento che è tutto girato in un lungo finto pianosequenza fatto di immagini provenienti dal mondo di internet e dei social network nello specifico. Quello di Gabriatze è dunque un esperimento in piena regola che dal punto di vista visivo riesce alla perfezione. Numerose, infatti, sono le trovate degne di nota, come le musiche inserite tramite la piattaforma Spotify, le conversazioni multiple tra i protagonisti, i flash back narrati tramite la visione di filmati tratti dalla rete che permettono di ricostruire e spiegare i punti di partenza della storia. Tutte tecniche che dovrebbero concorrere a creare un ritmo incalzante e a coinvolgere sempre di più lo spettatore e a metterlo al centro della scena quasi al fianco dei personaggi, esaltando così il vero obiettivo prefissato del genere mockumentary. Appunto dovrebbero. Peccato, infatti, che cotanta struttura così innovativa vada a scontrarsi con una storia che sprizza vecchiaia da tutti i pori, con i suoi evidenti richiami al j-horror in cui i protagonisti sono fantasmi che tornano dal regno dei morti per vendicarsi contro coloro che gli hanno fatto del male. Questo è ciò che succede in “Unfriended” e che si traduce in un plot scontatissimo e banale che trasmette allo spettatore, anche quello più a digiuno di horror, la fastidiosa sensazione di prevedere ogni evento e svolta narrativa e sentirsi di conseguenza un passo avanti anche rispetto ai protagonisti stessi. Logico dunque aspettarsi che con il passare dei minuti la vera protagonista diventi la noia, scaturita da una serie di dialoghi inutili e poco funzionali allo svolgimento della trama e dal tentativo arruffone e pasticciato di inserire i tipici stilemi del genere, quali sbalzi sonori e un paio di sequenze di omicidi tutt’altro che incisivi in quanto a suspense. E a poco servono i colpi di scena finali telefonati e resi piuttosto inutili da una scarsa descrizione dei rapporti tra i partecipanti alla chat e una pressoché inesistente caratterizzazione dei personaggi che mancano di una propria identità ben precisa. Per quanto riguarda il cast, composto dai giovanissimi e sconosciuti Shelley Hennig, Moses Storm, Ranee Ostead, Will Peltz, Jacob Wysocki e Courtney Halverson, il giudizio rimane in sospeso in quanto quelle degli attori succitati non possono essere considerati interpretazioni nel senso classico del termine, ma semplici chiaccherate via chat che poco tolgono e poco aggiungono ad una storia piatta e senza sussulti. “Unfriended”, in conclusione, è un’opera ammirevole per la volontà di sperimentare ma, come tutti li esperimenti, andava perfezionata e accompagnata da un lavoro di sceneggiatura meglio congegnato e meno attento a voler attirare a tutti i costi un pubblico di teenagers.

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