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La mujer de negro poster

LA MUJER DE NEGRO

The Woman in Black

2012 CA
febrero 3, 2012

Arthur Kipps es un joven abogado cuya empresa lo envía a un lugar remoto para vender la casa de un cliente que acaba de fallecer. La gestión, aparentemente rutinaria, tropieza con ciertas dificultades: los vecinos se muestran reacios a hablar sobre la casa o a acercarse a ella; además, nadie está dispuesto a admitir la existencia de una mujer de negro que él está seguro de haber visto

Directores

James Watkins

Reparto

Daniel Radcliffe, Ciarán Hinds, Janet McTeer, Liz White, Tim McMullan, Jessica Raine, Shaun Dooley, Mary Stockley, Roger Allam, Daniel Cerqueira
Drama Terror Suspense
HMDB

RESEÑAS (1)

RG

Roberto Giacomelli

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Il giovane avvocato londinese Arthur Kipps viene mandato nel paesino di Crythin Gifford per sbrigare alcune pratiche legali riguardanti la vendita della Eal Marsh House, la cui proprietaria è recentemente deceduta senza lasciare eredi. Ci sono molte dicerie in paese riguardo la Eal Marsh House, superstizioni che riguardano la sua vecchia proprietaria che vestita di nero tornerebbe dall'aldilà per portare con se i bambini del villaggio. Arthur, durante la sua prima perlustrazione alla villa, in effetti vede una figura nerovestita e il giorno stesso una bambina muore. Da quel momento il ragazzo decide di indagare sul passato della "signora in nero", scoprendo tragici fatti riguardanti la sua famiglia e suo figlio. La Hammer Film Production è tornata ma zoppica un po’. La sensazione principale è che la storica casa di produzione britannica voglia stare al passo coi tempi, quindi ha dato inizio alle danze con un remake di un film recentissimo (il buon “Blood Story” derivato da “Lasciami entrare”) e un thriller condominiale – “The Resident” – che si è dimostrato un’occasione sprecatissima. Ora però la Hammer rilancia con una ghost story goticheggiante che è un chiarissimo tentativo di riportare lo spettatore alle suggestioni dei gloriosi film hammeriani degli anni ’60. Qualche cosa però deve essere andato storto e “The Woman in Black” è ancora una volta ghiotta occasione gettata alle ortiche perché un conto è fare un film ispirato a vecchi prodotti, un conto, invece, è fare un film che sembra un prodotto vecchio. Il punto di partenza per “The Woman in Black” è l’omonimo romanzo di Susan Hill, che era già diventato film nel 1989 per un prodotto per la tv inglese diretto da Herbert Wise. Stavolta al timone c’è James Watkins, che si era fatto conoscere nel panorama horror per la regia di “Eden Lake” e per aver curato la sceneggiatura di “My Little Eye” e “The Descent: Part 2”… uno “forte”, dunque, che qui però è un mero esecutore di un lavoretto su commissione ben confezionato ma pallido ed estremamente dimenticabile. “The Woman in Black” è un ricettacolo di già visto: tutto il cinema di fantasmi degli ultimi 50 anni è compresso in questo film e alla fine, oltre a trovarsi di fronte a un prodotto che sa di già visto a ogni stacco d’inquadratura, ci si trova nella fastidiosa sensazione di anticipare ampiamente ogni evento e svolta narrativa. Ma il mistero è presto svelato: sul pressbook del film possiamo leggere una dichiarazione del produttore Richard Jackson secondo il quale il loro intento non era fare un film per il pubblico abituale degli horror, ma mirare a un target molto più ampio che abbracciasse anche chi di solito i film di paura non li guarda. Chiaro, dunque, che lo spettatore occasionale di questo genere di film si troverà di fronte a una relativa novità, o comunque un film che lo riesca a catturare e stupire, mentre chi è avvezzo a certe storie si troverà a sbadigliare per la prevedibilità delle scelte narrative e stilistiche. E questo spiega molte cose, dal momento alla “The Ring” (uno dei film horror più visti degli ultimi anni anche dal pubblico non horror), al finale in parte consolatorio, fino alla scelta di Daniel Radcliffe nel ruolo del protagonista. E parliamo proprio di questa scelta di casting che a parere di chi scrive è fortemente discutibile. Radcliffe, che - per chi se lo stesse chiedendo - è Harry Potter, è bravissimo, attento, diligente, coinvolto, perfettamente dentro il personaggio e capace di reggere un film di quasi due ore interamente sulle proprie spalle… però c’è un problema: Harry Pott…cioè, Daniel Radcliffe aveva 21 anni quando ha girato il film e questo si nota molto. Ok un accenno di barba incolta e vestiario formale, ok che il film è ambientato a inizio ‘900 e all’epoca si diventava presto adulti, però Radcliffe non è credibile nel ruolo di un avvocato, vedovo e con figlio di 4 anni a carico! Comunque, a leggere questa recensione “The Woman in Black” sembrerebbe quasi un film disastroso. Ovviamente non è così, perché i suoi bei momenti comunque ce li ha e la lunghissima parte centrale in cui Arthur Kipps passa la notte nella Eal Marsh House è un piccolo manuale di tensione cinematografica, roba d’altri tempi davvero. Poi il film ha comunque una veste ricca e appetibile, con belle musiche tetre e scenografie perfette per un film del genere (la vecchia magione vista da fuori fa davvero paura!). Ecco, la tiratina d’orecchio va a tutto quello che c’è dentro, a questa mancanza d’impegno, a questo continuo riproporre di robe viste in tutte le salse con estrema e sfacciata nonchalance. Il personaggio della “dama in nero”, inoltre, che sulla carta aveva potenziale per diventare una bella icona del cinema di paura, è troppo poco enfatizzato in questo film… è ovvio che alla sceneggiatrice Jane Goldman interessasse ben poco di creare un’icona spaventosa, bensì l’attenzione era tutta puntata sul dramma di Arthur, ma questo va a confermare ancora una volta che “The Woman in Black” è un horror non per il pubblico degli horror. Dai Hammer, sarà per la prossima.

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