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Exorcismo en Connecticut poster

EXORCISMO EN CONNECTICUT

The Haunting in Connecticut

2009 US
marzo 27, 2009

Tras recibir la noticia de que su hijo adolescente, Matt, tiene cáncer, Sarah y Peter Campbell deciden trasladar a toda la familia cerca de la clínica dónde Matt está siendo tratado. El lugar elegido es una imponente casa de estilo victoriano que oculta un oscuro pasado como antigua funeraria en la que sucedieron terribles acontecimientos. La familia empieza a presenciar violentos y extraños fenómenos que, al principio, asocian con el estrés provocado por la enfermedad. Pronto se darán cuenta de que se enfrentan a oscuras y terroríficas fuerzas de origen sobrenatural.

Directores

Peter Cornwell

Reparto

Virginia Madsen, Kyle Gallner, Martin Donovan, Amanda Crew, Elias Koteas, Sophi Knight, Ty Wood, D.W. Brown, John B. Lowe, Jessica Burleson
Terror Suspense
HMDB

RESEÑAS (1)

RG

Roberto Giacomelli

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Il giovane Matt Campbell ha un tumore che lo costringe a sottoporsi a una terapia sperimentale in un ospedale del Connecticut. La fatica per i frequenti viaggi e l’eccessivo costo degli stessi spinge la famiglia Campbell a prendere in affitto una casa proprio nei pressi della clinica, incoraggiati anche dal fatto che il prezzo dell’abitazione è piuttosto vantaggioso. Ma dal momento in cui i Campbell mettono piede nella casa cominciano a succedere degli stani eventi: inquietanti rumori provengono dalla soffitta, misteriose ombre si aggirano nello scantinato e Matt è attanagliato da terrificanti visioni di morte. Cosa si nasconde nel passato di quella casa? Il cinema delle case infestate è spietato: i cliché irrimediabilmente sono sempre gli stessi e una volta prodotto un film dalla larga risonanza di pubblico e critica ogni cosa verrà realizzata in seguito verrà inevitabilmente paragonata ad essa. “Il Messaggero” segue obbligatoriamente questa regola, ma non si tratta di ignoranza o pigrizia di chi ne scrive se salta fuori l’insistito paragone con “Amityville Horror”, dal momento che i due film, le due vicende, hanno talmente tanti punti in comune da far sospettare davvero il minimo dell’impegno creativo da parte dei realizzatori del film sulla casa infestata del Connecticut. Iniziamo col dire che entrambi i film sono ispirati a fatti realmente accaduti, storie sinistre che hanno avuto una piccolissima eco nei giornali di allora e che hanno poi alimentato l’immaginario collettivo di appassionati di paranormale e mistero. Della casa di Amityville si conosce a sufficienza, mentre “Il Messaggero” si ispira alla vicenda accaduta alla famiglia Reed nel 1987, alle conseguenze inquietati del loro trasferimento in una vecchia casa di Southington che li ha costretti a fuggire in seguito a strani eventi (rumori, apparizioni, inspiegabili cambi di temperatura) e al ritrovamento di un piccolo cimitero nel cortile, oltre che alla scoperta che negli anni Venti i sotterranei di quell’abitazione erano adibiti a camere d’imbalsamazione. Sembra che l’idea di questo film nasca dalla casuale visione di un documentario per la tv sulla vicenda della famiglia Reed da parte del produttore Daniel Farrands, a cui si è immediatamente accesa una lampadina sulle possibilità commerciali della storia. I due sceneggiatori ingaggiati, Adam Simon (“Carnosaur”) e Tim Metcalfe (“Ammazzavampiri 2”; “Kalifornia”), hanno così raccolto le testimonianze di Carmen Reed e frullato il tutto in una vicenda che utilizza tutti, ma proprio tutti, i cliché del genere casa infestata, riproponendo anche alcune trovate puramente amityvilliane. Così tra rumori che provengono dal piano di sopra anche se non vi è nessuno, fantasmi che compaiono negli specchi, porte che inizialmente non si aprono ma che poi riveleranno inquietanti verità e flashback su eventi drammatici del passato, si vanno a inserire personaggi praticamente obbligatori come il reverendo che tenta di scacciare il maligno e il padre di famiglia ubriacone che non manca di dar fuori di matto. Tutta roba già vista e rivista tante volte, eh? Si, purtroppo è questo il grande limite di un film che in generale è comunque realizzato molto bene e capace anche di suscitare qualche spavento. La mancanza di un’idea originale e di uno sviluppo innovativo fanno si che chiunque abbia un minimo di familiarità con il genere trovi tutto molto prevedibile. E’ normale poi che coloro che abbiano un primo approccio con i film sulle case infestate trovino in “Il Messaggero” un film da orgasmo, un concentrato di spaventi e situazioni macabre che o ti portano ad amare definitivamente il genere o te ne allontanano una volta per tutte. I continui momenti di terrore e l’interessante iconografia creata per il film (i morti senza palpebre, l’ectoplasma che fuoriesce dagli orifizi del medium, la necroscrittura sui corpi) sono tutte scelte indubbiamente azzeccate e capaci di donare un quid all’opera, però c’è anche da constatare che forse si è voluto enfatizzare troppo il singolo momento di spavento a danno della compattezza dell’intero film. A volte si ha sensazione che “Il Messaggero” sia composto da tante piccole minisequenze quasi indipendenti e mirate all’esclusivo scopo di far saltare dalla poltrona lo spettatore, non particolarmente funzionali all’economia narrativa dell’opera. Quasi una formula alla “The Grudge” con il “Buu!” in chiusura di ogni sequenza. A volte il gioco funziona – da vedere la scena con il volatile sotto il letto, ad esempio – ma alla lunga questa scelta potrebbe anche stancare chi non è andato al cinema solo per farsi spaventare. Se la regia dell’esordiente Peter Cornwell (autore di un celebre cortometraggio d’animazione, “Ward 13”, che viene anche mostrato in una tv dell’ospedale durante il film) segue l’anonimato videoclipparo di alcune nuove leve di Hollywood alla Bousman, c’è da spezzare una lancia in favore del cast, composto da nessun attore di “grido” ma da ottimi professionisti a volte troppo poco utilizzati. Si va da un’intensa Virginia Madsen (“Candyman – Terrore dietro lo specchio”; “Number 23”) nei panni della signora Campbell a un robertdeniriano Elias Koteas (“L’ultima profezia”; “Shooter”) in quelli del reverendo Popescu. Sorpresa recitativa per il giovane Kyle Gallner (che vedremo presto nel nuovo “Nightmare”) che affronta un personaggio difficile come Matt Campbell con insolita naturalezza. Bella la fotografia di Adam Swica e ottime alcune scelte scenografiche, come le mummie nelle intercapedini e la sala per l’imbalsamazione, che riescono a valorizzare le stanze di una casa infestata a volte architettonicamente troppo poco inquietante. Insomma, “Il Messaggero” è un film probabilmente imprescindibile per le nuove generazioni ma francamente inutile e troppo prevedibile per chi è cresciuto a pane e “Amityville Horror”, “Ballata Macabra”, “La casa della anime perdute”, “The Others”, ecc.. Senza infamia e senza lode. E la Lionsgate ha già messo in cantiere un sequel per il prossimo anno: “The Haunting in Georgia”.