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In fondo al bosco poster

IN FONDO AL BOSCO

2015 IT
noviembre 19, 2015

Inverno 2010. Dolomiti. Tommaso Conci, un bambino di 4 anni, scompare durante una festa in cui persone mascherate da diavoli, i Krampus, terrorizzano il paese con fruste e catene. Cinque anni dopo viene ritrovato un bambino senza nome e documenti. Il DNA coincide: è Tommi. Manuel, il padre, può finalmente riabbracciare il suo bambino. La madre Linda, invece, non riesce ad adattarsi a quella nuova situazione. Un sospetto scava dentro di lei: e se quel bambino non fosse davvero suo figlio?

Directores

Stefano Lodovichi

Reparto

Camilla Filippi, Filippo Nigro, Giovanni Vettorazzo, Maria Vittoria Barrella, Teo Achille Caprio, Stefano Detassis, Roberto Gudese, Luca Filippi, Alessandro Corabi
Suspense
HMDB

RESEÑAS (1)

VD

Vincenzo de Divitiis

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Val Di Fassa, 5 dicembre 2010. Come ogni anno, la comunità di un piccolo paesino del Trentino si riunisce per celebrare la festa di San Nicolò conosciuta anche come la festa dei Krampus. In tale occasione i giovani della zona, sulle orme di un’antichissima tradizione cristiana di origine teutonica, sfilano per le strade fino all’alba travestiti da diavoli con il corpo di caproni allo scopo di terrorizzare i bambini cattivi. Mentre i canti e i balli sono in pieno svolgimento in un’atmosfera molto vicina a quella infernale, un bambino di nome Tommi scompare nel nulla senza lasciare alcuna traccia. Cinque anni dopo un ragazzino senza identità viene ritrovato nella periferia di Napoli: è la svolta delle indagini, nel frattempo mai interrotte da parte del commissario Hannes Ortner, in quanto il test del DNA rivela che il ragazzino è il piccolo Tommi che così può ritornare a casa dai suoi genitori. Il rientro, tuttavia, non è come quello immaginato e il piccolo mostra comportamenti strani che inducono sua madre a non riconoscere il figlio e immaginare, sotto la chiara influenza delle credenze popolari, che egli non sia altro che la reincarnazione del maligno. Fin dai decenni d’oro del nostro cinema di genere il folklore e le tradizioni popolari hanno da sempre rappresentato una fervida fonte per molti registi i quali se ne sono serviti per ricavarne thriller e horror divenuti cult e basilari per tanti appassionati, basti pensare a “Il demonio” di Brunello Rondi e “Non si sevizia un paperino” di Lucio Fulci o a titoli più recenti come “Controra” di Rossella De Venuto e “Janara” di Roberto Bontà Polito. Un binomio più che consolidato al quale aderisce anche il giovane autore Stefano Lodovichi nel suo secondo lavoro dal titolo “In fondo al bosco”. A differenza dei titoli sopracitati, però, la collocazione geografica abbandona il sud del nostro paese per spingersi molto più al nord, quasi ai confini con l’Austria, e raccontare una delle leggende più inquietanti che il centro Europa può vantare: quella dei Krampus. Il mito racconta che, durante i periodi di carestia, gruppi di giovani provenienti da piccoli paesi montani si travestivano con pellicce e maschere di demoni per andare a saccheggiare i villaggi circostanti, fino a quando però non si accorsero che tra di loro si era insinuato il diavolo in persona pronto a seminare il male. Intimoriti da tale presenza, i ragazzi si rivolsero al vescovo San Niccolò per scacciare Satana e da quel giorno in poi la sfilata in maschera si tramutò in un’occasione per distribuire doni e spaventare i bambini cattivi. Partendo da uno spunto così denso di atmosfere macabre e significati simbolici, Lodovichi riesce a realizzare un thriller psicologico teso, vibrante e capace di scavare nelle profondità di una psicologia umana folle e malsana. Chi si aspetta di assistere ad un thriller italiano vecchio stile rimarrà profondamente deluso poiché “In fondo al bosco” non è il solito film di genere di imitazione dei modelli classici, come se ne vedono tanti purtroppo, bensì è una pellicola che prende a pretesto gli elementi soprannaturali del folkrore e della religione per ricamarci sopra un dramma familiare nel quale sono ravvisabili gli echi dei casi di cronaca più famosi degli ultimi anni (quello più evidente è il delitto di Cogne). Il colpaccio riesce in tutto e per tutto grazie ad una sceneggiatura solida, fatta di dialoghi mai banali e un certosino lavoro nella costruzione delle psicologie dei personaggi che spazia da Linda, una moglie infedele e desiderosa di cambiare vita ma priva del coraggio necessario per lasciare il marito; Manuele, un uomo preda dei sensi di colpa e sofferente per le accuse di omicidio rivoltegli da un paese ottuso e ancorato ai pregiudizi; Pietro, il nonno del bambino e ossessionato dall’idea di una minaccia demoniaca presente all’interno del corpo di suo nipote. Una tale descrizione lascia intuire come il bosco citato nel titolo non sia altro che una metafora dell’intricata situazione in cui versa questo nucleo familiare così falcidiato da bugie e tradimenti. Il fatto che l’elemento soprannaturale sia messo sullo sfondo, tuttavia, non deve ingannare e lasciar credere che il regista sia a digiuno di linguaggio da film dell’orrore. Anzi, vi sono numerose sequenze che riescono ad incutere una buona dose di tensione, valorizzata dal ricorso ad atmosfere cupe e a toni dark e soprattutto dalla capacità di sfruttare i paesaggi innevati e i claustrofobici boschi del Trentino che di notte assumono l’aspetto di un labirinto nefasto e diabolico. Una piccola perla di cinema horror è la scena dell’incubo di Linda nel quale appare nella penombra uno spaventoso demone, molto simile a quelli visti nei film targati BlumHouse, il cui make-up risulta ben curato e coerente con il forte valore emotivo che assume nel corso della vicenda. Il tutto viene condito dalla bravura di Lodovichi nel dosare i ritmi della storia che diventano sempre più concitati con il passare dei minuti e da un finale grazie al quale le carte in tavola vengono completamente sparigliate e lo spettatore perde qualsiasi certezza acquisita fino a quel momento. Da sottolineare nel cast, oltre alle garanzie Camilla Filippi e Filippo Nigro, la sorprendente prova del piccolo Teo Achille Caprio, bravissimo nel dare la giusta carica misteriosa e malefica ad un personaggio di non facile interpretazione. “In fondo al bosco”, in conclusione, è un film davvero ben riuscito, una picca lezione su come si possa raccontare il dramma di una famiglia senza ricorrere ai soliti toni tragici e sussurrati unendoli al linguaggio raffinato del cinema di genere.

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