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LA MALDAD DE FRANKENSTEIN

The Evil of Frankenstein

1964 GB
mayo 8, 1964

Tras ser destruido el laboratorio donde trabajaba en sus experimentos, el Barón Frankenstein regresa a su pueblo natal, Karlstaad, de donde fue expulsado años atrás, en busca de las riquezas de su mansión para poder seguir sufragando su trabajo. Una vez allí, encuentra el monstruo que creó, el cual se ha preservado en las montañas gracias al hielo y decide intentar volver a darle vida. Pero algo en el cerebro de la criatura falla, por lo cual el Dr. Frankenstein recurre a los servicios del hipnotizador Zoltan.

Directores

Freddie Francis

Reparto

Peter Cushing, Peter Woodthorpe, Duncan Lamont, Sandor Elès, Katy Wild, David Hutcheson, James Maxwell, Howard Goorney, Kiwi Kingston, Caron Gardner
Terror Ciencia ficción
HMDB

RESEÑAS (1)

RG

Roberto Giacomelli

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Il barone Frankenstein, dopo essere stato smascherato per i suoi esperimenti illegali, fugge dall’Inghilterra con il suo assistente Hans e si rifugia sotto falso nome a Karlstadt, nello stesso castello in cui aveva alloggiato anni prima. Qui ritrova fortuitamente la sua precedente creatura, congelata in un ghiacciaio, e decide di riportarla in vita. Il mostro resuscita ma le sue facoltà mentali sono alterate, così Frankenstein chiede aiuto all’ipnotizzatore Zoltan che però decide di usare la sua influenza sul mostro per commettere reati e vendicarsi di chi l’aveva deriso. Terzo film della saga hammeriana di Frankenstein e primo che porta la firma di Freddie Francis dopo il dittico firmato da Terence Fisher (che poi dirigerà tre dei quattro film seguenti), ma anche uno tra i meno riusciti. Dopo il gran successo di pubblico dei due Frankenstein prodotti dalla inglese Hammer, la Universal Pictures decide di prendere parte attiva alla produzione del terzo capitolo. Ricordiamo che la Universal fu artefice dalla prima grande saga cinematografica incentrata sui personaggi creati da Mary Shelley con il capolavoro “Frankenstein” diretto da James Whale nel 1931 e i suoi sequel. La Universal deteneva i diritti sull’aspetto del mostro di Frankenstein come la tradizione ormai lo identificava, ovvero con il volto di Boris Karloff e la sua imponente tenuta cadaverica e questo fu uno dei motivi per cui il primo Frankenstein della Hammer, “La maschera di Frankenstein”, differiva in modo tanto netto da quello che era l’immaginario collettivo sul look del mostro. Dal momento che questo nuovo film coinvolgeva proprio la Universal, si ebbe la pensata di far somigliare il mostro a quello interpretato da Karloff con risultati però molto deludenti. Infatti se vogliamo trovare un aspetto negativo di proporzioni macroscopiche in “La rivolta di Frankenstein” questo è proprio il look del mostro che appare solo la brutta copia senza fantasia di quello karloffiano, per di più truccato in modo preoccupantemente approssimativo. E la questione si aggrava se si tiene conto che il mostro di questo film dovrebbe essere lo stesso del film precedente! Mettendo da parte questo aspetto, “La rivolta di Frankenstein” risulta comunque narrativamente debole perché carente di idee originali; la sceneggiatura di Anthony Hinds (che tornerà sul luogo del delitto con l’ottimo “La maledizione dei Frankenstein” e il riuscito “Frankenstein e il mostro dell’inferno”) cerca di rivangare i soliti luoghi comuni sulla vicenda del noto scienziato introducendo l’unica variante dell’ipnosi. Una variante gradevole, così come risulta ben caratterizzato l’ipnotista rancoroso interpretato da Peter Woodthrope, solo che a conti fatti il mostro sotto ipnosi finisce per comportarsi allo stesso modo che se non lo fosse stato. Anzi, in questo film il mostro è fin troppo mansueto e non viene neanche percepito come minaccia dallo spettatore, così, per scatenare la sua furia, nel finale viene usato un espediente quasi parodistico che va a sottolineare la mancanza d’ispirazione generale che sta dietro a questo film. Ovviamente le atmosfere sono quelle tipiche della Hammer, sempre affascinanti e suggestive, anche se in confronto ai due film che l’hanno preceduto viene a mancare la violenza visiva, inoltre la professionalità di Peter Cushing, che interpreta ancora una volta il barone Frankenstein, fa la differenza e dona al film quell’alone di qualità in più. Gradevole come gran parte dei prodotti Hammer, ma decisamente trascurabile.

Tráiler