La hora más oscura backdrop
La hora más oscura poster

LA HORA MÁS OSCURA

The Darkest Hour

2011 US
diciembre 22, 2011

Un grupo de americanos viaja a Moscú coincidiendo con una invasión alienígena de la ciudad. Los termómetros marcan 40 grados durante la ola de calor más intensa de la historia de Moscú. Dos jóvenes buscan cobertura bajo un coche de policía abandonado en la Plaza Roja, ahora completamente desierta. No están buscando una sombra para resguardarse del sofocante calor. Tratan de evitar que les localicen unos alienígenas camuflados que han colonizado la ciudad. Desde hace algunos días, estos jóvenes y sus compañeros se han visto obligados a buscar refugio bajo tierra, ya que la ciudad, como el resto del mundo, ha sido diezmada por una amenaza alienígena. Ahora han de esconderse, cuentan con pocos suministros y buscan desesperadamente seguridad, algo difícil de encontrar incluso en la mayor atracción turística moscovita.

Directores

Chris Gorak

Reparto

Emile Hirsch, Rachael Taylor, Olivia Thirlby, Joel Kinnaman, Max Minghella, Veronika Vernadskaya, Dato Bakhtadze, Gosha Kutsenko, Nikolay Efremov, Georgiy Gromov
Horror Azione Thriller Fantascienza
HMDB

RESEÑAS (1)

RG

Roberto Giacomelli

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Sean e Ben sono appena arrivati a Mosca per concludere un affare, ma giunti sul luogo si rendono conto che la loro idea è stata rubata da un rampante yes man svedese, Skyler. Delusi per l’insuccesso, i due ragazzi cercano consolazione in un locale alla moda dove fanno la conoscenza di Natalie e Annie, due ragazze americane. Quella stessa sera delle strane sfere di luce cadono dal cielo, preludio di una terribile invasione aliena di cui sono protagonisti degli extraterrestri invisibili che si nutrono di energia elettrica, polverizzando qualunque essere vivente con cui vengono in contatto. Sean, Ben, Natalie, Anne e Skyler si ritrovano uniti per tentare di sopravvivere all’attacco alieno mentre attorno a loro l’umanità sembra sconfitta. Vi ricordate i mitici film di fantascienza americani che raccontavano storie di invasioni aliene facendo riferimento (esplicito o meno) ai nemici russi? Paura Rossa, la chiamavano, scaturita dalla storica Guerra Fredda che all’indomani della seconda guerra mondiale contrapponeva Stati Uniti e Unione Sovietica facendo presagire terribili disastri nucleari. Ultracorpi, marziani… potevano chiamarli in modi diversi ma rappresentavano (a volte non volutamente) la metafora dell’invasore sovietico, del subdolo “estraneo” pronto a conquistare terre altrui per espandere il proprio dominio. Oggi, a distanza di quasi 23 anni dalla caduta del blocco sovietico, i rapporti tra Stati Uniti e Russia sono stati completamente ridefiniti, i nemici dell’America vanno cercati nel Medio Oriente e seppure qualche tensione di tanto in tanto sia ravvisabile, le due super potenze non mostrano più segni troppo evidenti di ostilità. A testimonianza di ciò c’è Timur Bekmambetov, cineasta russo diventato famoso in patria e all’estero per i blockbuster “I Guardiani della Notte” e “I Guardiani del Giorno”, poi adottato da Hollywood per “Wantend”, l’action movie con la Jolie e ora alle prese con l’Abraham Lincoln Vampire Hunter. Ma Bekmambetov è anche produttore e per dimostrare questa non più solo simbolica unione tra Stati Uniti e Russia mette capitali moscoviti al servizio di una co-produzione che a conti fatti ha le sembianze di un film americano in tutto e per tutto. Bekmambetov, come Luc Besson prima di lui, ha un’idea di cinema ben chiara che richiama lo spettacolo d’intrattenimento a stelle e strisce e “L’ora nera”, malgrado presenti nei credits più nomi russi che americani è impostato come un b-movie statunitense di quelli che si producevano soprattutto negli anni ’80. L’invasione aliena non è tanto un espediente per unire le forze internazionali terrestri contro un nemico comune venuto da chissà dove, quanto soprattutto il classico innesco per mostrare un gruppo di persone intrappolate in un luogo ostile (in questo caso la dispersiva Mosca) alle prese con la sopravvivenza estrema. Lo sceneggiatore John Spaihts mette in scena una situazione che più classica non si può, con continui clichés del genere fanta/catastrofico e personaggi non tanto stereotipati quanto proprio tagliati con l’accetta. Durante la visione di “L’ora nera” ci si diverte pure, ma a fine film si respira una strana aria di delusione generata da continui sensazioni di déjà-vu e approssimazione narrativa. Ma andiamo nel dettaglio. Nel momento in cui i personaggi entrano in scena si capisce chiaramente chi arriverà a fine film e chi finirà vittima (eroicamente, sfigatamente o stupidamente) degli alieni, te lo fanno percepire in ogni modo: aspetto fisico, modo di comportarsi, quotazione dell’attore…in pratica zero sorprese. Spesso e volentieri i personaggi fanno e dicono cose improbabili, come l’ottusa convinzione che arrivare all’ambasciata americana possa trarre in salvo i protagonisti quando attorno a loro ci sono solo macerie, oppure prendere la via di fuga più scomoda e chiaramente più rischiosa quando si potrebbe agire in altro modo, oppure ancora rinunciare a una via di salvezza per ideali poco chiari. È evidente che John Spaihts abbia inserito nello script alcune buone idee, ma altrettante scelte “poco intelligenti” non aiutano il film. Tra le buone trovate c’è sicuramente quella di portare in scena alieni invisibili, il che da una parte aiuta i realizzatori a non spremersi troppo le meningi nella realizzazione di creature che il più delle volte deludono e dall’altra favorisce la creazione della tensione, visto che ciò che non possiamo vedere appare decisamente più pericoloso e temibile. Il primo dato purtroppo non viene tenuto fino in fondo e alla fine hanno sentito il bisogno di farci intravedere l’aspetto degli alieni, che, come volevasi dimostrare, è deludentissimo, quasi da cartoon. Il secondo dato, invece, dà modo al regista Chris Gorak di creare alcune ottime scene in cui la presenza degli alieni è rivelata solo dalla reazione dei dispositivi elettrici. Per Gorak, che ricordiamo aver esordito con il bel thriller drammatico “Right at your Door”, ”L’ora nera” è il classico facile lascia passare per lavori che contano, produttivamente parlando, ma si nota un certo anonimato stilistico da film su commissione. Il cast anche risulta piuttosto anonimo. Se da una parte abbiamo l’Emile Hirsch di “Into the Wild” e “Speed Racer” che alterna momenti fuori parte (quando fa l’eroe/guerrigliero) ad altri che gli calzano meglio (il buontempone di inizio film) e il volto insolito e interessante di Olivia Thirlby (“Juno”; “Amici, amanti e…”), dall’altra abbiamo un cast che si fatica a ricordare a cominciare dagli improbabili punkettoni russi per finire con l’intrusa Rachael Taylor (“Transformers”; “Ombre dal passato”). Non dimentichiamo che “L’ora nera” è stato girato in 3D e fa un discreto uso della stereoscopia. Si punta molto sulla profondità di campo e si gioca a volte con l’effetto “oggetti scagliati verso lo schermo”; non è un 3D necessario per i fini della storia ma è l’ennesima dimostrazione che se un film è girato in 3D nativo il risultato tecnico è di buon livello. A conti fatti, “L’ora nera” è un b-movie fanta/horror che sicuramente non lascia il segno: troppi difetti, tante ingenuità. Di certo non ci si annoia e per un’ora e mezza di puro intrattenimento questo spettacolino ci può anche stare…ma se volete un film più “consistente” dovete necessariamente cercare altrove.

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