The Messengers backdrop
The Messengers poster

THE MESSENGERS

2007 US
febrero 2, 2007

La familia Solomon abandona Chicago y se establece en una apartada granja de girasoles en Dakota del Norte. La armonía se ve interrumpida cuando Jess, la hija mayor, y su hermano Ben, de 3 años, comienzan a ver siniestras apariciones, invisibles para todos los demás.

Directores

Danny Pang Phat, Oxide Pang Chun

Reparto

Kristen Stewart, Dylan McDermott, Penelope Ann Miller, John Corbett, Dustin Milligan, William B. Davis, Evan Turner, Theodore Turner, Brent Briscoe, Jodelle Ferland
Terror Suspense Misterio
HMDB

RESEÑAS (1)

RG

Roberto Giacomelli

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La famiglia Solomon si trasferisce da Chicago in una fattoria nel mezzo delle campagne del Nord Dakota. Fin da subito, però, qualche cosa di strano mette in allarme la giovane Jess: il fratellino di 3 anni sembra continuamente distratto da presenze invisibili e i corvi che infestano i campi di girasoli si mostrano particolarmente aggressivi. Una sera, mentre Jess si trova a casa da sola con il fratellino, una misteriosa forza si manifesta dentro casa e degli strani esseri provenienti dalla cantina la aggrediscono. Da quel momento la ragazza cerca di avvertire i genitori del pericolo incombente, ma le sue richieste di aiuto vengono considerate semplicemente dei tentativi di attirare l’attenzione su di se. Le prime immagini che scorrono sullo schermo all’inizio di “The Messengers” mostrano una drammatica scena di aggressione: una donna e una bambina sono in fuga da qualche cosa che non è mostrato allo spettatore, qualche cosa di estremamente violento e che sembra avere il sopravvento sulle due. La bambina è la Jodelle Ferland di “Silent Hill”, ormai intrappolata nel ruolo della figura fantasmatica da ghost story; la fotografia si presenta in un bianco e nero sporco, per indicare che il fatto si è consumato in un passato non molto vicino. Già da queste prime immagini, del tutto prive di patos malgrado le intenzioni, si capisce che c’è qualche cosa che non va e il fantasma ( tanto per rimanere in tema ) di “The Grudge” sembra aleggiare in modo imbarazzante. Salto temporale. Oggi. Una famigliola quasi felice, una casa scricchiolante in mezzo al nulla, figlia adolescente disadattata e marmocchio che vede i fantasmi…il senso di déjà – vu comincia a farsi opprimente. Si aggiungono fantasmi rancorosi e minaccia terrena con svolta thriller: a questo punto lo spettatore, già impaziente, comincia a valutare seriamente la possibilità di abbandonare la visione, tanto già sa come andrà a finire, già sa chi è che si salverà e chi verrà punito…! “The Messengers” non sarebbe neanche un film malvagio se non esistessero già 40 anni di ghost story del tutto simili; sicuramente si potrebbe apprezzare la bella fotografia di David Geddes e la sobria regia dei fratelli Pang se il tutto non fosse così scontato, banale, visto e rivisto tante di quelle volte da poter anticipare esattamente ogni singola inquadratura e ogni risvolto narrativo. Si potrebbe apprezzare, ma davvero non ci si riesce. Sam Raimi, in veste di produttore insieme al collega Robert Tapert per la Ghost House Pictures, fa l’ennesimo buco nell’acqua; il suo tentativo di importare nel Nuovo Continente lo stile e i registi orientali e di mescolarli con storie e attori occidentali ha di nuovo fallito. Dopo i due “The Grudge” di Shimizu, si tenta di far battere il chiodo americano a Danny e Oxide Pang, i fratelli registi della fortunata trilogia “The Eye”; i due sono incredibilmente dotati, ma, purtroppo, tendono a buttarsi via in produzioni medio-basse ( il fondo è stato toccato con l’inguardabile “The Eye 3 – Infinity” ), sempre impeccabili nella confezione ma estremamente sterili nei contenuti. “The Messengers” sulla carta aveva delle indubbie potenzialità, se solo si fosse cercato di approfondire alcuni aspetti della vicenda di sicuro interesse, come il conflitto tra Jess e i suoi familiari che scambiano le sue verità per bugie da ragazzina vogliosa di attenzioni, oppure lo strano rapporto che lega i corvi ( i Messaggeri del titolo ) alla dimora infestata. Invece, l’ambiguo rapporto familiare si risolve con un paio di battute gettate lì per esigenza di soggetto e il comportamento dei volatili, dopo una gratuita citazione agli “Uccelli” di Hitchcock, viene completamente tralasciato. Anche l’anomala situazione economica dei Solomon poteva dar spunto ad una variante della solita famiglia medio-borghese da thriller americano, invece, anche in questo caso, uno scambio di battute e il problema è risolto. Tutta questa approssimazione sconcerta. Il cast presenta uno stuolo di nomi noti e di volti interessanti, spesso male impiegati. Il ruolo da protagonista è affidato alla sempre antipatica Kristen Stewart ( “Panic Room”; “Oscure presenze a Cold Creek” ), suo padre, Roy Solomon, è interpretato da un bravo Dylan McDermott ( “Wonderland”; “La Giuria” ), mentre Denise Solomon è una spaesata Penelope Ann Miller ( “Carlito’s Way”; “Relic” ); infine, nel ruolo dell’agricoltore John Burwell compare il simpatico John Corbett ( “Il mio grosso grasso matrimonio greco”, “Serendipity” ). Un applauso va sicuramente all’ottimo make-up dei fantasmi, ma l’insistenza con cui vengono costruite le (troppo) frequenti scene da balzo sulla sedia ( una delle quali cita la famosa scena del bimbo-mostro di “Phenomena” ), sempre risolte con i facilissimi effetti dati da alternanza di piani sonori, finisce per irritare e annoiare piuttosto che spaventare. A questo punto ci si augura che la Ghost House Pictures tenti di cambiar registro e passi ad altre storie e altri personaggi, perché con i fantasmi, fino ad ora, non si è proprio fatto centro! Merita mezzo voto in più per la confezione impeccabile.