Pin backdrop
Pin poster

PIN

1988 CA
novembre 25, 1988

Isolé par ses étranges parents, Léon trouve réconfort dans un ami imaginaire, qui se trouve être une poupée anatomique du cabinet médical de son père. Malheureusement, la poupée commence à prendre le contrôle de la vie de Léon et de la vie de sa sœur.

Réalisateurs

Sandor Stern

Distribution

Jonathan Banks, David Hewlett, Cynthia Preston, Terry O'Quinn, Bronwen Mantel, John Pyper-Ferguson, Helene Udy, Patricia Collins, Steven Bednarski, Jacob Tierney
Horreur Thriller
HMDB

CRITIQUES (1)

RG

Roberto Giacomelli

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Due fratelli, Leon e Ursula, cresciuti in una famiglia benestante, sono abituati dal padre medico a ricevere consigli di vita da Pin, un manichino utilizzato dal loro stesso padre nell’ambulatorio. Ursula comincia presto a capire che Pin è un semplice manichino ed è suo padre a dargli la voce, ma Leon è fermamente convinto che il pupazzo sia vivo e lo considera il suo unico vero amico. Una notte il padre dei due ragazzi sorprende Leon a conversare con Pin e decide così di sbarazzarsi del manichino, ma un tragico incidente d’auto porterà alla morte, quella stessa notte, i genitori di Leon e Ursula. Passano gli anni, Ursula cresce normalmente, ma Leon manifesta, sempre in modo più marcato, un attaccamento ossessivo a Pin, che ha conservato in soffitta e con cui dialoga abitualmente. Ma la situazione degenera nel momento in cui Ursula comincia ad uscire con un ragazzo, ritenuto da Leon e Pin, la possibile causa di disgregazione del loro piccolo e felice nucleo familiare. “Chi c’è in fondo a quella scala…” è un piccolo ma gradevole thriller confezionato sul finire degli anni ’80, un prodotto anomalo per quegli anni, in cui il mercato del brivido in celluloide si affidava spesso e volentieri ad effettacci e ad abbondanti dosi di gore. Invece “Pin” (questo il titolo originale e sicuramente meno ad effetto in confronto a quello accattivante, ma fuorviante, imposto dalla distribuzione italiana) ha una struttura da thriller molto classica ed intimistica, giocata sulle attese, sull’atmosfera e sull’ambiguità psichica del protagonista, che si scopre subito minato da vistose turbe mentali e da un morboso attaccamento alla sorella (che mai scade nel banale). La pazzia del protagonista (un inquietante David Hewlett, straniato e straniante con un aspetto innocuo da bravo ragazzo) non scaturisce da nessun trauma infantile (anche se assiste ad un rapporto sessuale tra la madre e il pupazzo Pin), ma da un processo interiore innescato da un’educazione sbagliata, dannosa, affidata al rapporto freddissimo con un istruttore fuori dal comune (Pin) e ad una mancanza di comunicazione con i genitori, visti come figure severe ed inarrivabili, sicuramente repressivi; loro si rendono conto troppo tardi dei danni che avevano inferto sul loro figlio e delle possibili ripercussioni che si sarebbero manifestate nella percezione del reale del bambino che, da lì a poco, avrebbe dimostrato una totale identificazione con il suo educatore. Dunque non siamo di fronte ad un vero horror ma ad un thriller a sfondo psicologico che strizza l’occhio a Hitchcock e a Polanski (ma c’è anche qualche cosa di “Inseparabili” di Cronenberg). Ben diretto e ben interpretato, sicuramente da vedere.