Halloween backdrop
Halloween poster

HALLOWEEN

2007 US
août 31, 2007

Un 31 octobre, à Haddonfield, Illinois, le soir de la fête des masques de Halloween... La vie du jeune Michael Myers, 10 ans, bascule. Troublé par des pulsions morbides, moqué par ses camarades d'école parce que sa mère est strip-teaseuse, harcelé par son beau-père, tourmenté par les premiers émois sexuels de sa soeur aînée, il revêt un masque en latex et, dans un accès de folie, assassine la moitié de sa famille au couteau de cuisine. A la suite de cette nuit de cauchemar, il est pris en charge par le Docteur Sam Loomis, un brillant pédopsychiatre, mais tue sauvagement une infirmière, précipitant le suicide de sa mère, désespérée. Un 31 octobre, 17 ans plus tard. Toujours dissimulé derrière un masque et enfermé dans son mutisme, Michael s'échappe de la prison psychiatrique où il a grandi et recommence à semer des cadavres sur sa route.

Réalisateurs

Rob Zombie

Distribution

Malcolm McDowell, Sheri Moon Zombie, Tyler Mane, Scout Taylor-Compton, Brad Dourif, Danielle Harris, Hanna Hall, Daeg Faerch, Kristina Klebe, Danny Trejo
Horreur
HMDB

CRITIQUES (1)

RG

Roberto Giacomelli

skull skull skull empty skull empty skull
Il piccolo Michael Myers passa le sue giornate uccidendo cavie e fotografando carcasse di cani e gatti raccolti per strada. L’infanzia del piccolo disadattato trascorre in balia di un patrigno ubriacone e violento, una sorella crudelmente menefreghista e una madre spogliarellista decisamente assente. La notte di Halloween, Michael afferra un coltello da cucina e stermina l’intera famiglia, lasciando in vita solamente la sorellina Boo. Il ragazzino viene portato in un ospedale psichiatrico, dove rimane rinchiuso per oltre 15 anni, finché, durante un trasferimento nella notte di Halloween, Michael uccide le guardie che lo stanno scortando e fugge in paese, dove comincia a dare la caccia a Laurie Strode, un’adolescente che si prepara a passare la notte di Ognissanti come babysitter in casa Doyle. "Questo è un nuovo “Halloween”. Chiamatelo remake, aggiornamento, rivisitazione o come vi pare, ma la cosa sicura è che si tratta di un nuovo inizio, completamente avulso dalla saga. Questo è quello che mi è interessato del progetto". Con queste parole il regista Rob Zombie presentava il suo “Halloween” alla conferenza stampa che anticipava la distribuzione del film, e in queste parole risiede la reale chiave di lettura di “Halloween – The Beginning”. Il geniale regista di “La casa dei 1000 corpi” e “La casa del diavolo” è chiaramente un sincero fan del cinema di genere anni ’70 e lo ha dimostrato con i suoi due lungometraggi precedenti e con la partecipazione al progetto “Grindhouse”, dunque il reinventare un classico dei seventies come “Halloween” deve essere stato per lui un grande onore, oltre che una grandissima responsabilità. Il film con cui John Carpenter nel 1978 rivoluzionò il modo di fare paura al cinema, oltre che un classico, è un vero capolavoro della suspance e tutt’ora un attualissimo manuale tecnico e stilistico del genere, dunque condurre un confronto con il film di Zombie sarebbe come intraprendere uno scomodo gioco al massacro a scapito del secondo che manca di tutto ciò che rendeva unico il capostipite del ’78. C’è comunque da apprezzare il coraggio di Zombie nell’aver accettato questa sfida e la sua personale angolatura con la quale inquadrare l’intera vicenda. Proprio come Zombie ha affermato, infatti, “Halloween – The Beginning” è realmente un nuovo punto di partenza per la saga, un restart che non è e non vuole essere un remake del film di Carpenter, ma semplicemente la stessa storia raccontata in modo completamente differente e con elementi assenti nel primo film. Qualcuno l’ha chiamato newquel, fatto sta che si tratta di un singolare approccio ad un film che i fan dell’horror probabilmente conoscono a memoria, una riscrittura ex novo di una delle massime icone dell’horror postmoderno. Zombie decide di soffermarsi a sviscerare l’infanzia del “mostro” e rendere ben chiare allo spettatore le ragioni che lo hanno portato alla violenza e all’omicidio, sviluppando una visione nichilista e inquietantemente attuale della condizione sociale di alcune realtà suburbane “al limite”. Il Michael Myers di Rob Zombie non ha nulla di soprannaturale, non possiede quell’aura di pura e impalpabile malignità che ha contraddistinto il Michael Myers sviluppatosi dalla mente di John Carpenter. Il nuovo Michael Myers è un “mostro” reale e realistico, figlio della società malata che lo ha allevato e ammorbato con dosi massicce di violenza, volgarità, pornografia e istigazione al sadismo; Michael è il diretto riflesso dell’ambiente in cui è cresciuto, una famiglia della bassa borghesia che vive in condizioni di igiene discutibili ed è composta da figuri poco raccomandabili. Il patrigno verbalmente violento, alcolizzato e viscido è un istrionico ed eccessivo William Forsythe (lo sceriffo Wydell di “La casa del diavolo”), che sentenzia fantasie sessuali sulla figliastra adolescente e trova continuamente motivo di mettere in discussione la virilità di Michael; la sorella maggiore Judith (la Hanna Hall che interpretava la piccola Jenny in “Forrest Gump”) è una conturbante ed emancipata adolescente che infrange i sogni del fratello e rappresenta segretamente i suoi desideri sessuali. Perfino la mamma spogliarellista, interpretata da una sempre affascinate Sheri Moon, nasconde dietro una logora maschera di affetto genitoriale una evidente incapacità educativa e una persistente assenza fisica e mentale. In un clima di tale degradante disfunzionalità familiare, in cui l’unico ancoraggio di affetto per Michael sembra rappresentato dalla neonata sorella Boo, a cui il ragazzino ripone le più amorevoli cure, il terreno spianato ad una latente psicopatia c’è tutto ed è solo pronto ad esplodere. Zombie imbastisce con dovizia di particolari e dosata cura narrativa l’intera situazione, eppure il lungo prologo che anticipa l’internazione del killer nello Smith’s Grove Sanitarium sembra mancare di qualche cosa, ovvero di quella scintilla che separa il mostro dal bambino. Qualcuno potrebbe azzardare che non esiste scissione tra le due facce della stessa medaglia, ma dal momento che Zombie sembra così propenso all’analisi sociologica e nel mostrare la formazione psico-pedagogica del serial killer, ci si sarebbe aspettati un maggiore approfondimento di quel ‘quid’ che fa scattare nel bambino Michael Myers la trasformazione nel mostro Michael Myers. Probabilmente la ragione di qualche mancanza sotto questo aspetto è data dalla necessità di raccontare in circa 40 minuti la complessa genesi di una personalità distorta e la stessa necessità è ravvisabile nella frettolosità con cui sono svolti i restanti 70 minuti. Il grande problema di “Halloween – The Beginning” è infatti il voler contenere in meno di 2 ore una storia decisamente complessa e ricca di eventi, un prequel e un reamake, due film in uno. Dopo la fuga di Michael dall’ospedale psichiatrico scatta la necessità di raccontare nel poco tempo restante ciò che Carpenter aveva fatto comodamente in 90 minuti abbondanti, e così comincia la corsa. Il film diventa frenetico, un susseguirsi di (brevi) appostamenti e omicidi, il tutto un po’ troppo standardizzato al moderno stile degli slasher movies post “Scream”. Abbiamo così un trio di amiche tra le quali non riesce a spiccare, ne per carisma ne per doti recitative, la Laurie Strode di Scout Taylor-Compton (Zombies – La vendetta degli innocenti), un’adolescente sicuramente più carina della Jamie Lee Curtis del primo film, ma meno adatta a rappresentare la virginale e androgina nemesi di Michael. Le amiche di Laurie, che si esibiscono in siparietti che le accomunano curiosamente alle sboccate protagoniste del tarantiniano “A prova di morte”, sono interpretate da Kistina Klebe (Lynda) e Danielle Harris (Annie), che torna addirittura per la terza volta a scontrarsi con Michael Myers, dal momento che negli anni ’80 interpretò Jamie Lloyd, la nipotina del serial killer. Gli ultimi, concitati, 20 minuti di “Halloween – The Beginning” tornano a rappresentare una novità rispetto al canovaccio originario, risultando, tra l’altro, decisamente ottimi. Il tutto si tinge di azione fracassona, ma è qui che emerge veramente il nuovo, mastodontico, Michael Myers, un gigante inarrestabile, benché del tutto umano, che è capace di provare un ambiguo senso di amore/odio per la sorella (la scena della fotografia è decisamente toccante) e dare atto di tutta la sua ferocia da vero boogeyman contemporaneo. L’isterico finale, che omaggia in parte il “Non aprite quella porta” hooperiano e in parte il “Le colline hanno gli occhi” craveniano, ha una potenza emotiva e visiva decisamente degna del miglior Rob Zombie. Un Rob Zombie che, purtroppo, non sempre emerge in questo “Halloween – The Beginning”, un po’ troppo lontano dalla poetica dei freak del regista e più vicino al moderno slasher movie. Il genio zombiesco emerge soprattutto nella voglia di concentrare l’attenzione dello spettatore sul mostro piuttosto che sulla vittima, oltre che in alcuni dialoghi sopra le righe e nella scelta di un cast da annoverarsi nel guinnes dei primati per maggior numero di caratteristi di genere all’interno dello stesso film; eppure l’intera operazione manca dell’anarchica genuinità di cui erano farciti i due lungometraggi precedenti del regista, tanto che si potrebbe ipotizzare una troppo stretta supervisione dei fratelli Weinstein sull’intera conduzione del progetto. Ad oggi “Halloween – The Beginning” è il film più debole dell’ancora breve carriera di Rob Zombie, anche se rappresenta sicuramente uno dei capitoli maggiormente riusciti dalla saga inaugurata dal capolavoro di Carpenter. Un film che dividerà sicuramente i fan del regista-rocker e dell’”Halloween” carpenteriano, un film che comunque avrebbe potuto offrire di più.

Où Regarder

Streaming

Lionsgate+ Amazon Channels Lionsgate+ Amazon Channels

Louer

Apple TV Apple TV
Amazon Video Amazon Video
Google Play Movies Google Play Movies

Acheter

Apple TV Apple TV
Amazon Video Amazon Video
Google Play Movies Google Play Movies