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LE VAISSEAU DE L'ANGOISSE

Ghost Ship

2002 AU
octobre 25, 2002

Construit en 1954, le prestigieux paquebot « Antonia Graza » était l'orgueil de l'Italie. Jusqu'à cette nuit tragique de 1962 où la mort s'abattit brutalement sur le navire, fauchant en quelques instants tous ses occupants. 40 ans plus tard, Sean Murphy, le capitaine du remorqueur « Arctic Warrior », et Maureen Epps, son chef d'équipe, sont contactés par Jack Ferriman, un pilote canadien qui a repéré dans la mer de Béring l'épave du paquebot disparu.

Réalisateurs

Steve Beck

Distribution

Gabriel Byrne, Julianna Margulies, Desmond Harrington, Ron Eldard, Isaiah Washington, Karl Urban, Emily Browning, Francesca Rettondini, Bob Ruggiero, Jamie Giddens
Horreur Thriller Mystère
HMDB

CRITIQUES (1)

AC

Andrea Costantini

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L’equipaggio dell’Artic Warrior, un rimorchiatore utilizzato per il recupero di relitti navali , viene contattato da Ferriman, un aviatore che durante un volo ha avvistato al largo di Bering il relitto di una nave molto grossa. Il capitano Sean Murphy, ingolosito dalla grandezza dell’impiego, convince il gruppo a recuperare il gigante alla deriva, ma alla sola condizione che Ferriman partecipi alla spedizione. Quando riusciranno a raggiungere l’imbarcazione, scopriranno che si tratta della Antonia Graza, un gigantesco transatlantico italiano scomparso dai radar quarant’anni prima. La casa di produzione Dark Castle, nata nel 1999 dall’unione delle menti di Robert Zemeckis, Joel Silver e Gilbert Adler, come si può intuire dal nome e dal logo, si occupa prevalentemente di film horror. Il nome della casa è un omaggio a William Castle, regista degli anni cinquanta specializzato in film del genere. Le prime due produzioni della major sono stati, infatti, dei remake dei film di Castle: “Il mistero della casa sulla collina” e “I 13 spettri”. Il terzo lavoro della premiata ditta (e il secondo del regista Steve Beck dopo il precedente “I 13 spettri”) è appunto “Ghost Ship” (una volta tanto tradotto in Italia fedelmente con “Nave fantasma”), il quale non si scosta dalla ghost story standard che la casa di produzione ci aveva fino ad ora proposto. Secondo la legge, ciò che viene rinvenuto in acque internazionali diventa di proprietà di colui che lo trova. Che si tratti di un pezzo di legno oppure di una nave alla deriva non importa. Il gruppo capitanato da Gabriel Byrne vive proprio di questo: recuperare relitti di navi abbandonate in mezzo all’oceano per poi diventarne proprietari e di conseguenza farne soldi. L’idea di base del film è quella di unire una tragedia che richiama inevitabilmente il Titanic unendola all’intramontabile ghost story di stampo classico. I lunghi e arrugginiti corridoi della Antonia Graza sono intrisi di una storia andata male, di qualcosa che è avvenuto a bordo quarant’anni prima, qualcosa di malvagio che va oltre la comprensione degli uomini che intendono riportarla a riva. Il film comincia alla grande, con una scena che entra di diritto nell’antologia dell’horror: una festa a bordo di una lussuosa nave da crociera deliziata dalla soave voce di una sensuale cantante che intona Senza fine di Gino Paoli. Tutti i passeggeri ballano, eleganti e sereni sul ponte, mentre i tasselli di un tirante d’acciaio della nave si stanno staccando ad uno ad uno. Si può solo immaginare cosa succederà quando il cavo si sgancerà violentemente e finirà sulla gente. Poi inizia la storia vera e propria in cui l’equipaggio ritrova il relitto. Dopo alcune esplorazioni a bordo, scoprono i fantasmi che popolano l’imbarcazione e tra un’apparizione e l’altra inizia l’inevitabile body-count. La prima parte di perlustrazione è equilibrata, non ci sono inutili lungaggini e i personaggi sono simpatici, mentre nella seconda parte, le allucinazioni fanno da padrone, ma sempre con misurazione, fino alla rivelazione finale che riesce a sorprendere (nonostante sia un po’ forzata) in un vero e proprio pirotecnico gioco al massacro. Non ci sono eccessi sotto nessun aspetto, né sotto il punto di vista dello splatter (a parte la prima scena), né sotto quello della tensione e neppure l’azione abbonda. E’ un horror che si lascia guardare fino alla fine, senza mai appassionare del tutto ma senza nemmeno mai deludere. Il lavoro tecnico è buono, a parte le solite disattenzioni tipiche dei film del genere, come i riflessi dell’acqua sulle pareti della nave in piena notte nel bel mezzo del mare. Molti i richiami a “Shining”, come la festa da ballo oppure il capitano della Antonia Graza che serve da bere a Gabriel Byrne, simile in aspetto e comportamento al barman Lloyd dell’Overlook Hotel. Il cast è composto da Gabriel Byrne, un vero veterano del cinema con alle spalle oltre sessanta film, Julianna Margulies (“E.R. Medici in prima linea”), Karl Urban (Eomer ne “Il Signore degli Anelli”), Desmond Harrington (“The Hole” e la serie tv “Dexter”) e la giovanissima Emily Browing che proseguirà la strada dell’horror con “The Uninvited”, “Al calare delle tenebre” e lo steam-punk “Sucker Punch”. La sensuale cantante è la nostrana Francesca Rettondini che oltre a mostrare le sue grazie, doppia se stessa durante i pochi dialoghi. A doppiarla durante la canzone è Monica Mancini, figlia del noto compositore Harry. Aggiungere mezza zucca.

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