Paranormal Activity 3 backdrop
Paranormal Activity 3 poster

PARANORMAL ACTIVITY 3

2011 US
octobre 19, 2011

Paranormal Activity 3 vous emmène là où le phénomène a commencé et délivre les plus lourds secrets. Les caméras de surveillance sont allumées et enregistrent les moments effrayants où le mal commence et terrorise pour la première fois les jeunes soeurs Katie et Kristi. Une oeuvre dérangeante qui vous plonge dans la terreur absolue. Préparez-vous à ne plus dormir tranquillement !

Réalisateurs

Ariel Schulman, Henry Joost

Distribution

Katie Featherston, Sprague Grayden, Lauren Bittner, Christopher Nicholas Smith, Chloe Csengery, Jessica Tyler Brown, Marilyn Alex, Dustin Ingram, Jessica Berger, Maria Olsen
Horror Mistero
HMDB

CRITIQUES (1)

RG

Roberto Giacomelli

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2006. La famiglia Ray ritrova i vecchi video di famiglia in cui sono riprese le giornate di Katie e Kristi quando erano bambine. Quello che segue è il materiale contenuto in quelle videocassette. 1988. Julie e il suo compagno Dennis sono alle prese con un filmino amatoriale hard quando una scossa di terremoto li fa correre nella stanza delle piccole Katie e Kristi. Il giorno dopo, mentre Dennis riguarda il filmino, nota una strana presenza che era con loro nella stanza e da quel momento decide di piazzare alcune videocamere in giro per la casa per documentare la presenza di qualche cosa di insolito, spinto anche da strani rumori che da alcuni giorni si fanno sempre più insistenti nelle varie stanze. Nel frattempo Kristi, la bambina più piccola, sembra aver stretto amicizia con Toby, quello che su un primo momento sembrerebbe il classico amico immaginario infantile. Ipotesi presto messa in discussione dalle registrazioni di Dennis! Nel 2007, l’allora sconosciuto programmatore di videogames Oren Peli probabilmente non avrebbe mai potuto immaginare che il suo horror semi-amatoriale “Paranormal Activity” sarebbe un giorno diventato film di culto capace di dare vita a una saga milionaria…eppure così è stato. Quello che le voci dicono sia costato una cosa come 15 mila dollari è stato capace di incassare solo negli Stati Uniti oltre 100 milioni di dollari e ha dato origine a due sequel ufficiali più uno apocrifo made in Japan. La formula escogitata dalla Paramount, che ha comprato i diritti del film, è di quelle che mirano a battere il ferro finché caldo e gli horror fan rimasti orfani di “Saw” hanno ora un nuovo franchise da seguire ogni anno nel periodo pre-ognissanti, almeno finché gli incassi lo renderanno fattibile. Puntuale arriva allora il terzo episodio della fortunata saga mockumentary che risolleva qualitativamente il tiro dopo un mediocrissimo numero 2. Anzi, si potrebbe azzardare che con “Paranormal Activity 3” siamo sulle stesse corde di efficacia del primo capitolo se non addirittura su un gradino più alto. I già mockumentaristi Henry Joost e Ariel Schulman, autori del premiato “Catfish”, adattano la sceneggiatura di Christopher B. Landon (“Disturbia”; “Paranormal Activity 2”) partendo dall’inizio del film precedente. Ritroviamo dunque i volti noti di Katie Featherston e Sprague Gayden, ovvero le sorelle Katie e Kristi, nel momento immediatamente successivo all’incursione dei vandali in casa di Kristi in “Paranormal Activity 2” da cui segue il ritrovamento di vecchi vhs risalenti al 1988 e da cui prende avvio la natura di prequel del prequel che questo “Paranornal Activity 3” in effetti è. Una volta raccontati i differenti punti di vista delle due sorelle sulla vicenda l’unica cosa che mancava, infatti, era un salto indietro nel tempo per conoscere l’origine di ogni male. Catapultati negli anni ’80 ci rendiamo conto che le cose non cambiano molto e che la mania per le riprese casalinghe è più che genetica. In “Paranormal Activity 3” però si comincia subito infrangendo l’intimità dei protagonisti fino all’estremo e l’occhio meccanico puntato sulla camera da letto ha lo scopo di filmare quello che nei precedenti capitoli ci era sempre stato negato: il sesso. La mammina Julie e il giovane compagno Dennis, dopo qualche tirata di spinello, sono infatti intenti a riprendere le loro prodezze sotto le lenzuola gettando le basi primarie per delineare la loro immagine di vittime peccatrici da film horror. L’occhio della videocamera/spettatore è quindi posto come voyeur nel senso più morboso del termine e assieme ad esso anche la presenza maligna è testimone dell’atto. Una presenza che in questo terzo capitolo comincia ad assumere connotati specifici, fornita quasi di un’identità, di una mitologia che si trasfigura efficacemente nel ba-bau infantile. Il demone di “Paranornal Activity” si sposa a meraviglia con il mondo dell’infanzia, è l’amico immaginario e allo stesso tempo uomo nero, ma anche spirito crudele da leggenda metropolitana che compare se si recita il suo nome al buio davanti allo specchio. È così efficacemente natrale vedere le bambine alle prese con la presenza maligna che ci si stupisce quasi che non sia stata questa l’idea alla base del film prototipo, dal momento che dà occasione continua per creare scene ad effetto da brivido assicurato. E infatti “Paranormal Activity 3” gioca proprio sull’effetto paura in maniera maggiore dei capitoli precedenti. Abbandonata la ripetitività del primo film e la piattezza del secondo, qui si decide di moltiplicare i momenti di tensione e partire subito in quarta. Il punto di vista è quadruplo: camera da letto, cameretta delle bambine, efficace panoramica mobile soggiorno-cucina e macchina a mano per le documentazioni in prima persona di Dennis. Quattro sguardi sempre pronti a cogliere un particolare inquietante, a volte solo celato ai margini dell’inquadratura, capaci di dare vita ad almeno due momenti da antologia: la geniale sequenza con la baby-sitter e il lungo finale tutto in soggettiva, che è un tripudio di situazioni da balzo sulla poltrona. Si può notare anche una certa cura registica per le inquadrature ad affetto che rendono questo terzo episodio più cinematografico dei precedenti. La sola inquadratura mobile su ventilatore dà occasione a molti espedienti registici che giocano sulla presenza/assenza di elementi in scena, ma a Joost e Schulman piace organizzare la scena in modo tale da avere anche riflessi allo specchio e prospettive originali sempre pronte a cogliere inquietanti particolari rivelatori. “Paranormal Activity 3” funziona a meraviglia, dà luogo ad alcuni dei momenti più genuinamente inquietanti visti di recente sul grande schermo e salva in coroner una saga che col capitolo numero 2 si dava già per spacciata. Nulla di originale, sia ben chiaro, in fin dei conti siamo alle prese con una sorta di versione mockumenatry di “Poltergeist”, ma il gioco vale la candela.

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