Sophia backdrop
Sophia poster

SOPHIA

2013

Distribution

Isabelly Domingos, Joana Marques, Joana Marques

CRITIQUES (1)

RG

Roberto Giacomelli

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L’adolescente Sophia, scottata da una relazione amorosa che si sta concludendo, decide di rifugiarsi nella lettura. Recatasi in biblioteca per raccogliere materiali per un compito di scuola, la ragazza trova un libro sulle leggende popolari del Ticino e ne rimane catturata. Mentre procede con la lettura i suoi compagni di scuola cominciano a morire in circostanze misteriose, a cominciare proprio dal suo ex ragazzo e sembra che i frequenti decessi siano in qualche modo collegati proprio alle leggende raccolte in quel testo. Sophia è si nome comune di persona, ma anche il termine greco con cui si indica la sapienza, la conoscenza, opportunamente antropomorfizzata dalla mitologia ellenica nella figura di una dea legata proprio al concetto di sapere. È facile, dunque, riscontrare il parallelismo che il giovane regista pugliese Stefano Simone conduce tra gli elementi del suo film e la tradizione classica, legando il nome della sua protagonista con la sua funzione nella storia: acquisire conoscenza. Ma Simone sembra volerci dire che la sapienza è la più potente delle armi, estremizzando e modificando il detto secondo cui la parola ferisce più della spada. E infatti la giovanissima Sophia acquisisce un “potere” particolare, quello di usare a suo piacimento la lettura e la “letteratura” come agente di morte per regolare i propri asti. Se in un primo momento la facoltà della ragazzina si manifesta inconsapevolmente e colpisce proprio chi l’ha ferita (il ragazzo che l’ha tradita), poi emerge in Sophia una cattiveria latente che sprigiona il suo lato sadico, amplificato dal finale che ci suggerisce una presa di coscienza del potere e un’espansione della sua azione mortifera. Il punto forte di “Sophia”, pausa in “corto” di Stefano Simone dopo i lungometraggi “Una vita nel mistero”, “UnFacebook” e subito prima di “Weekend tra amici”, sta proprio nel soggetto e nel modo in cui è sviluppato dalla sceneggiatura di Teresa La Scala. Se da una parte si nota qualche ingenuità nei dialoghi, soprattutto quelli atti a informare gli spettatori degli eventi, dall’altro non si può che apprezzare il modo in cui sono stati gestiti i tempi e gli elementi narrativi, dando così al cortometraggio un senso di compiutezza e allo stesso tempo ampiezza narrativa che difficilmente si riescono a trovare in opere che vogliono raccontare in pochi minuti una storia abbastanza complessa. Se le musiche del fido Luca Auriemma sono senz’altro azzeccate, la fotografia di Antonio Universi non convince, troppo accentuati i contrasti, con scene buie troppo buie e bianchi “bruciati” che a volte infastidiscono quasi la visione. La stessa fotografia, unita anche a un lavoro di make-up che forse non c’è stato, tende a mettere in risalto la lucidità della pelle e le imperfezioni dei volti (tipo l’acne!) dei protagonisti, creando uno strano effetto non troppo gradevole. Il cast è formato quasi interamente da giovanissimi con la protagonista Barbara Vescovi che se la cava molto bene e i comprimari che spesso danno a vedere la loro inesperienza. “Sophia” è stato girato nel Canton Ticino, in particolare ad Acquarossa, con la collaborazione della scuola media locale, e nella Valle di Blenio. Infatti, giustamente, Simone ci tiene a valorizzare il bellissimo territorio con frequenti panoramiche dei monti e delle vallate bagnate dal fiume Brenno, che donano alla vicenda narrata un particolare e originale fascino. Voto arrotondato per eccesso.